Quelli che dicono sempre di no - Live Sicilia

Quelli che dicono sempre di no

L'Udc propone al portavoce del Movimento Cinque Stelle, Giancarlo Cancelleri, di presiedere la nuova Assemblea regionale siciliana, ma dal diretto interessato arriva un "No, grazie". Quando il 'Palazzo' resta a tutti i costi "da demolire".

DOPO LE REGIONALI
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3 min di lettura
Cancelleri e Grillo

Beppe Grillo e Giancarlo Cancelleri

PALERMO – Ma come faranno i ragazzi del Movimento Cinque Stelle a cambiare il mondo, se rifiutano di afferrare le leve che lo governano e lo disciplinano? La questione è nota. Gian Piero D’Alia, grande capo dell’Udc, offre a Giancarlo Cancelleri la poltrona della presidenza dell’Ars. Cancelleri lo manda – con garbo – a farsi friggere, denunciando, con impavido spirito giacobino, il tentativo di bloccare la presa della Bastiglia. Si tratterebbe di compravendita fraudolenta. Dunque, scorre il ragionamento sottinteso, è come se al popolo francese all’assalto del Palazzo avessero proposto la cittadinanza onoraria della prigione che i rivoltosi intendevano demolire. Noi e poi no al regalo suadente che intende incrinare l’adamantina lucentezza degli Stellati.

Naturalmente, D’Alia aveva già il comunicato di controreplica nel cassetto con il bollo e l’accusa di populismo. Ora, il leader Udc è un furbo di tre cotte, di un’astuzia antica e democristiana. E il tenero Giancarlo (Cancelleri) è cascato nella trappola che era forse ineludibile. Se avesse accettato, al cospetto del suo esigente popolo, avrebbe fatto la figura dell’inciucione, del corrotto prima di cominciare, di colui che si accomoda nella stanza dei bottoni con piglio andreottiano.

Sono strani questi grillini (scusi, Beppe, noi preferiamo il suddetto neologismo all’altro orrendo che pur talvolta usiamo: “Stellati”, a metà tra Lucas e gli scudetti della Juventus). Chiunque si accosti agli organismi democratici di una istituzione va considerato all’istante vecchio, decrepito e da rottamare. Cancelleri ha schifato la polpetta avvelenata, ingurgitando il polpettone apparecchiato da D’Alia. Ha dimostrato che nel recinto delle Cinque Stelle si coltiva una originale idea di democrazia e di consenso. Sei stato il vincitore morale delle elezioni regionali in Sicilia. Dopo mesi di rivoluzione verbale, dopo che il Caro Leader si è buscato il raffreddore nel bel mezzo dello Stretto, per riscaldarsi sulla cima del vulcano. Dopo una neanche tanto lunga traversata nel deserto, hai messo le mani sulla maniglia della porta che conduce nel cuore del sistema. Sei entrato, guardingo e sospettoso, pronto a parare colpi bassi di ogni tipo. Ti hanno sistemato su un piatto d’argento un posto – checché se ne dica – importantissimo, la presidenza dell’Ars, la tolda suprema del comando parlamentare. E tu che hai risposto? Inflessibilmente, no. E poi no.

Dal parterre dei grillini (scusi, Beppe) duri e puri, categoria che comprende i fondatori e gli iniziati interessati dell’ultimissimo minuto, si sono levate alte grida di giubilo. Però, magari, il normale cittadino votante avrà iniziato a nutrire qualche perplessità. Avrà visto nel gran diniego, una incapacità endemica di passare dall’enunciazione alle cose, una irresponsabilità innata, la paura di chi si trova a suo agio nell’alto dei cieli della protesta massimalista, ma terribilmente a disagio nella prassi quotidiana e amara con cui ogni sogno deve, ahilui, confrontarsi. Come lo cambi un mondo, se non lo abiti, se non vivi i suoi accidenti e le sue opportunità? Cancelleri ha preferito rimanere ai margini, in un terreno indistinto che lo scafato D’Alia chiamerebbe la zona delle telecamerine, per non corrompere la vocazione oppositrice con una possibilità concreta di intervento. No alla politica politicante, insomma.

La stessa politica che, invece, Beppe Grillo ha chiamato in causa, con il deja vu del giochino dei posizionamenti, spendendo il nome di Antonio Di Pietro per la Presidenza della Repubblica e attirandosi, anche da Palermo, un coro coraggioso di critiche. Caro Leader, stia attento. Nel suo frullatore nessuno è immune dalla ferocia del tempo che divora all’istante i volti di un secondo fa: nemmeno lei. Nel mare in tempesta, nuotare sarà difficile, ma galleggiare è peggio.


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