Tangenti ai pescatori, tre arresti |Due sono impiegati della Capitaneria - Live Sicilia

Tangenti ai pescatori, tre arresti |Due sono impiegati della Capitaneria

Sono accusati di truffa, concussione e associazione a delinquere. Il Gip ha disposto gli arresti domiciliari. Sequestrati 99 mila euro, indagata una quarta persona

Operazione della Squadra Mobile
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CATANIA – Avrebbero chiesto tangenti ai pescatori e truffato lo Stato, guadagnandoci sù. Con l’accusa di associazione a delinquere, concussione e truffa la Squadra Mobile della Polizia ha arrestato due impiegati civili della Capitaneria di Porto di Catania: insieme ad complice, già noto alle Forze dell’Ordine, secondo gli investigatori avevano formato una banda che prestava soldi, creava onlus fittizie, rivendeva barche. Il tutto sfruttando la posizione lavorativa dei due, addetti all’ufficio proprietà navale. L’inchiesta riguarda il “fermo” delle barche da pesca. Il Giudice per le indagini preliminari ha disposto per loro gli arresti domiciliari.

Si tratta di Marianna Anile, di 48 anni, e Francesco Giuffrida, di 55. Il loro presunto complice è Giuseppe Russo, di 56 anni, conosciuto come ‘Pippo biduni’, in passato già denunciato per reati contro il patrimonio. Sono stati sequestrati 84 mila euro, e altri 15 mila ad un’altra persona che risulta indagata.

Ci sarebbero stati cinque casi di concussione, tra il 2007 e il 2008: cinque proprietari di barche da pesca sarebbero stati indotti a pagare una tangente tra l’8 e il 10% del contributo previsto per il ‘fermo’ definitivo del natante affinché la domanda avesse esito positivo in tempi rapidi. L’iter prevedeva anche che la barca venisse donata a associazioni senza scopo di lucro e per questo, secondo l’accusa, sarebbero state costituite sei onlus alle quali, tra il 2007 e il 2008, sarebbero stati donati 8 pescherecci. “Pippo biduni”, inoltre, avrebbe minacciato gli armatori per far cedere le barche all’onlus di riferimento e fargli lasciare a bordo la strumentazione. Ma nessuna delle barche, secondo le indagini, sarebbe poi stata utilizzata dalle associazion no profit, ma sarebbero state invece abbandonate e alcune sarebbero anche affondate.

Le indagini dell’inchiesta sono state eseguite da militari dalla Guardia costiera Capitaneria di porto di Catania e da agenti della squadra mobile della Questura. I provvedimenti restrittivi emessi dal Gip sono stati eseguiti da militari e investigatori congiuntamente.

 

 


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