"Il sangue lavò lo sgarro al boss" | Luce su una lupara bianca - Live Sicilia

“Il sangue lavò lo sgarro al boss” | Luce su una lupara bianca

Il pm Geri Ferrara ha chiuso le indagini sulla scomparsa dI Paolo Garifalo, contrabbandiere di sigarette eliminato a Palermo nel 1990. Ventidue anni dopo sarebbe stato individuato l'autore del delitto.

Risolto caso di lupara bianca

PALERMO – Ventidue anni di buio. Dopo due decenni i magistrati trovano una chiave di lettura sulla lupara bianca che nel 1990 inghiottì Francesco Paolo Garofalo, contrabbandiere di sigarette e trafficante di droga. Il suo corpo non è stato più ritrovato.

Secondo il pubblico ministero Geri Ferrara, ad ammazzarlo sarebbe stato Francesco Paolo Alfano, capomafia del quartiere Noce ed ergastolano. Uno che comandava già negli anni Ottanta. Garofalo osò mettere in giro la voce che il boss aveva fatto da palo ad un gruppo di ladruncoli autori di un furto in appartamento. Un’offesa che Alfano avrebbe lavato con il sangue.

All’indagato è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini che si sono basate sulle vecchie dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia scovate dal pm. Sono stati loro a soddisfare la richiesta di verità del figlio, Giovanni Garofalo. Anche lui anni fa ha scelto di lasciarsi la malavita alle spalle. Ed era stato uno dei primi a indicare la pista investigativa che oggi ha condotto fino a Paolo Alfano.

Nel 2009 Garofalo metteva a verbale: “Dopo che scompare mio padre, io automaticamente mi sono sentito sbandato perché noi non ce lo aspettavamo una cosa simile… perché mio padre, noi eravamo molto vicino a Cosa nostra, noi non abbiamo capito il motivo perché è stato fatto… non avevamo contrasti con nessuno…, quando io sono stato affiliato… nel ’92 io mi annagghiuu a Pasquale Di Filippo e a Manuele, perché io pensavo che anche Manuele Di Filippo avesse avuto un ruolo nell’omicidio di mio padre… la domenica è venuto a casa mia alle 11, il giorno prima della scomparsa a cercare a mio padre, assieme a Pino Spadaro… dicendogli a mia madre… che l’aspettavano al distributore Esso che gestiva Di Filippo… all’indomani mio padre se ne andò di casa, un s’arricampò chiù…”. Dai fratelli Di Filippo Garofalo avrebbe saputo che u zappuni, così è soprannominato Alfano “se n’è andato al distributore di benzina di loro…dopo l’omicidio e disse cia fici pagari perché… lui si è sentito offeso come se lui era un topo di appartamento…”.

Sul movente è stato ancora più esplicito lo stesso Pasquale Di Filippo: <Vi era stato un furto all’interno di un appartamento nello stabile in cui abitava Garofalo, mi pare in via Bazano. Garofalo aveva detto a qualcuno che secondo lui autore del furto era stato Paolo Alfano, che aveva incontrato sotto casa il giorno del furto. Alfano faceva come un pazzo e diceva ripetutamente “ora gli faccio vedere io chi ruba negli appartamenti”>.

Il pm ha messo insieme i verbali, ha chiuso le indagini e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per Paolo Alfano.


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