Crisi debitoria irreversibile |Sciolto l'Ente Fiera di Messina - Live Sicilia

Crisi debitoria irreversibile |Sciolto l’Ente Fiera di Messina

Con una delibera della giunta Lombardo del 21 giugno scorso si è scritta la parola fine sul destino della Fiera, ma la notizia è stata resa nota solo adesso. La rabbia dei dipendenti senza stipendio da undici mesi: "Disparità di trattamento tra noi e i lavoratori della Fiera del Mediterraneo di Palermo".

chiusura fiera messinaMESSINA – La Fiera Internazionale di Messina chiuderà i battenti nel 2013. La parola fine è stata scritta con una delibera della giunta Lombardo il 21 giugno scorso, ma la notizia, secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, è stata pubblicata sul sito della Regione solo adesso. Lo scioglimento dell’Ente Fiera è dovuto alla pesante crisi debitoria dopo la relazione di accertamento presentata a fine maggio dall’allora assessore alle Attività Produttive, Marco Venturi. Una decisione determinata dalla pesante posizione debitoria della Fiera messinese.

La situazione economica dell’ente viene definita gravissima e irreversibile. Citata l’istanza di fallimento presentata dalla fiera di Milano Spa che vanta un credito per l’affitto di un padiglione utilizzato dai produttori messinesi e dalla fiera. Il paradosso è che i soldi che sarebbero dovuti servire a pagare la Fiera di Milano li aveva stanziati la Regione ma alcuni creditori li hanno pignorati. La Fiera di Messina, come si legge sul sito dell’ente, ha origine nel 1296 quando Federico II di Svevia emanò la Generale Nudinae avevano durata di quindici giorni e vi potevano partecipare mercanti locali e stranieri. La Fiera, denominata del Santo Sepolcro, si teneva fuori le mura delle città, tra la parte nord di Porta Reale e la chiesa di San Francesco Di Paola. In questa sede, e successivamente entro le mura delle città, lungo le banchine del porto, la Fiera raggiunse, nel XV secolo, il culmine della sua attività e della sua fama.

A nulla sono valsi gli sforzi profusi, dall’ormai ex commissario straordinario Fabio D’Amore, uomo vicino alla corrente lombardiana, per provare a far rialzare la china di una Fiera che da anni sembrava avere un destino più che segnato. A pagare le conseguenze della chiusura dell’Ente Fiera, oltre l’intera città di Messina che verrebbe privata di uno storico e rilevante patrimonio, saranno soprattutto i lavoratori senza stipendio da ben 11 mensilità. Al riguardo, i dipendenti in una nota hanno fatto sapere che ieri si è svolto “l’ennesimo incontro della speranza: non percependo gli stipendi da ormai 11 mensilità, siamo stati ricevuti in Prefettura dal Capo di Gabinetto Filippo Romano e dal vice Matilde Mulè, delegati dal Prefetto Stefano Trotta, ai quali si è illustrata la gravissima situazione gestionale e finanziaria che ha portato la Regione a deliberare lo scioglimento dell’Ente Autonomo Fiera di Messina. I referenti – si legge nella nota dei lavoratori – hanno dato ampie rassicurazioni ai lavoratori sull’impegno della Prefettura al fine di attivare l’interesse della Regione per una positiva risoluzione della loro vertenza. I lavoratori vogliono tuttavia manifestare il loro stato di disagio non solo economico ma anche esistenziale visto che, – aggiungono allarmati – ad oggi hanno subito in prima persona le conseguenze del disinteresse, della superficialità e dell’abbandono da parte di tutte le istituzioni compresi Comune e Provincia, soci fondatori dell’Ente. Cosa ancora più grave la presa di distanza della Regione Sicilia (a cui compete tramite l’assessorato alle attività produttive la vigilanza dell’Ente) manifestatasi durante la scorsa legislatura con l’esclusione della Fiera di Messina e dei suoi dipendenti da tutti gli atti e provvedimenti, determinandone di fatto la chiusura, nonostante i quattro anni di commissariamento D’Amore, espressione del governo Lombardo. Apprendiamo dalla stampa che il dottore D’Amore, – continua la nota – per la decima volta nominato commissario straordinario dell’Ente, ha ritenuto di dover “rimettere il mandato nelle mani del neo presidente Rosario Crocetta” augurandosi che lo stesso possa attivarsi per la salvaguardia dei posti di lavoro. Il dottore D’Amore si è attivato per tale richiesta solo ora con il nuovo presidente della Regione e ha ringraziato il presidente Lombardo per la fiducia. Ma su quali risultati si è basata la fiducia ripostagli per ben dieci volte, visto che la giunta regionale ha deliberato lo scioglimento dell’Ente, su proposta dell’Assessore Marco Venturi?”

I lavoratori della Fiera lamentano inoltre una disparità di trattamento rispetto al destino della Fiera del mediterraneo di Palermo: “Diverso è stato il comportamento tenuto dalla Regione e dall’ex presidente Lombardo nei riguardi della Fiera del Mediterraneo di Palermo, – evidenziano i lavoratori – che ha goduto di finanziamenti milionari che hanno garantito al personale (40 unità) di percepire lo stipendio e il passaggio, con relativa copertura finanziaria alla Resais (hanno firmato il contratto il 4 luglio 2012). Non trova alcuna giustificazione la gravissima discriminazione subita dalla Fiera di Messina e dal suo personale (13 unità) rispetto alla Fiera del Mediterraneo di Palermo. Non si capisce nemmeno perché l’assessorato alle Attività Produttive, nonostante fosse in possesso di una relazione non positiva che poteva soltanto portare alle conseguenze deliberate in data 21 giugno 2012, ha continuato a dare incarichi al commissario D’Amore, anziché avviare per la Fiera di Messina lo stesso percorso seguito dalla Fiera del Mediterraneo di Palermo”.


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