L'aereo Wind Jet fuori pista | "Indagare sul caos dei soccorsi" - Live Sicilia

L’aereo Wind Jet fuori pista | “Indagare sul caos dei soccorsi”

A chiederlo sono i passeggeri che si trovavano a bordo dell'Airbus 319 uscito fuori pista a Punta Raisi nel settembre del 2010. La Procura ha chiesto di archiviare l'inchiesta per omissione di soccorso a carico dei due piloti. Su di loro pende una richiesta di rinvio a giudizio per disastro colposo.

LA RICHIESTA DEI PASSEGGERI
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PALERMO – Indagare ancora per trovare i responsabili dell’inefficienza dei soccorsi. A chiederlo sono i passeggeri che quella sera da incubo si trovavano a bordo dell’Airbus 319. Sette minuti dopo le 20 del 24 settembre 2010 il volo Wind Jet Roma-Palermo uscì fuori pista a Punta Raisi. Il velivolo atterrò 400 metri prima che iniziasse la pista, mandò in frantumi il carrello e finì la sua corsa sul prato, dopo avere travolto un’antenna. La pioggia che cadeva sull’aerostazione evitò che le scintille facessero divampare le fiamme. Il carburante, infatti, era già fuoriuscito dai serbatoi. A bordo c’erano 123 passeggeri e sei membri dell’equipaggio. Alcuni riportarono lievi traumi, ma fanno i conti ancora oggi con la paura.

Le indagini sono sfociate in due processi. Con l’accusa di disastro colposo il procuratore aggiunto Maurizio Scalia e i sostituti Carlo Lenzi e Gaetano Paci hanno chiesto il processo per il comandante Raoul Simoneschi e per il copilota Fabio Sansa. Il prossimo 13 dicembre si terrà l’udienza davanti al Gip Cesare Vincenti. La perizia disposta dai pm ha escluso che si fosse verificato un fenomeno di wind shear, il vento anomalo che schiaccia verso il basso gli aerei. O meglio, Wind shear ci fu, ma molto prima dell’inizio della fase di atterraggio. Si sarebbe trattato di un errore umano. I piloti calcolarono male l’angolo di discesa. Di diverso avviso i due imputati che hanno presentato una controperizia che darebbe loro ragione.

L'avvocato Mauro Torti, uno dei legali di parte civile

L'avvocato Mauro Torti, uno dei legali di parte civile

Fin qui la storia del processo per disastro colposo, ma Simoneschi e Sansa rispondono anche di omissione di soccorso. In questo caso, però, gli stessi pubblici ministeri hanno chiesto l’archiviazione, sostenendo che “dagli esiti della consulenza tecnica emerge chiaramente che i numerosi disservizi verificatisi all’atto del fortunoso atterraggio in primis vanno ricondotti ad azioni od omissioni di soggetti diversi dal Simoneschi e dal Sansa e in secundis se hanno certamente una rilevanza in sede amministrativa e civile, tuttavia non integrano gli estremi del reato contestato né di altra analoga fattispecie di reato”.

Insomma, l’inefficienza ci fu, ma il reato no. Da qui l’invito dei legali di parte civile: continuare a indagare. Secondo gli avvocati Mauro Torti, Loredana Alicata, Alessandra Naso e Giovanni Pagano bisogna andare avanti. Il giudice Guglielmo Nicastro si è riservato. Deciderà nei prossimi giorni. Tre le ipotesi in ballo: archiviazione come chiesto dall’accusa, proroga delle indagini o imputazione coatta.

L’avvocato Mauro Torti, che assiste uno dei nove passeggeri costituitisi parte civile in questo processo, riepiloga i presunti errori nei soccorsi: “Le 123 persone presenti sul velivolo furono costrette, anche se infortunate, a raggiungere a piedi, sotto una pioggia incessante e in stato di choc, le aree dell’aerostazione distanti due chilometri. Non furono raccolte, contate e instradate verso luoghi sicuri”. Il legale non esclude, dunque, responsabilità da parte dell’equipaggio. Ed ancora, punta il dito contro “il notevole ritardo con cui i vigili del fuoco sono giunti sul luogo del sinistro quando ormai nessun passeggero era presente. Solo le fortunose condizioni meteo non hanno reso necessario il loro intervento”. Così come ritardi ci sarebbero stati nell’arrivo delle ambulanze del 118.

Furono momenti di panico in cui anche le comunicazioni via radio tra la torre di controllo e i vigili del fuoco sarebbero andate in tilt. “Torre, forse l’aereo si trova a mare, perché è uscito fuori dalla pista, è uscito fuori dalla pista”, diceva la squadra di pompieri non riuscendo a individuare la posizione del velivolo. I consulenti dell’accusa hanno sostenuto che “le responsabilità in questi errori sono attribuibili a tutti gli enti coinvolti”, dall’Enav alla Gesap che gestisce i servizi a terra, ai vigili del fuoco. Da qui l’invito degli avvocati ad andare avanti nelle indagini.

Un giudice sta valutando la richiesta di archiviazione per Simoneschi e Sansa. Un altro a dicembre, invece, deciderà se accogliere quella di rinvio a giudizio per disastro colposo. Agli atti dell’inchiesta principale ci sono anche le conversazioni di quella tragica sera: “Comincia a rallentare… che cazzo corri a fare… cioè allora per scendere tu mi acceleri l’aeroplano in turbolenza… ma sei proprio… come cazzo fai… cazzo, gli hai dato 250, le ammazziamo le persone”: così diceva Simoneschi, richiamando il suo secondo, Fabrizio Sansa. Secondo la difesa, solo la bravura del pilota evitò il peggio, riuscendo a mettere in asse l’areo.


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