Mori, depositato un interrogatorio| dell'ex pubblico ministero Canali - Live Sicilia

Mori, depositato un interrogatorio| dell’ex pubblico ministero Canali

L'ex pm di Barcellona Pozzo di Gotto fu uditore giudiziario dell'ex numero due del Dap Francesco Di Maggio, tra i protagonisti, secondo la Procura, insieme a Mori e altri ufficiali del Ros dell'Arma, della trattativa Stato-mafia.

PALERMO – La Procura di Palermo ha depositato nuovi documenti agli atti del processo al generale dei carabinieri Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato alla mafia. Si tratta di una serie di accertamenti che dovrebbero riscontrare le dichiarazioni rese da Rosario Cattafi, un avvocato di Barcellona Pozzo di Gotto, ritenuto capomafia della zona, che sta facendo alcune rivelazioni sulla trattativa Stato-mafia e che dovrà deporre lunedì prossimo al dibattimento a carico dei due ufficiali.

Tra le “carte” depositate anche un recente interrogatorio dell’ex pm di Barcellona Olindo Canali che fu uditore giudiziario dell’ex numero due del Dap Francesco Di Maggio, tra i protagonisti, secondo la Procura, insieme a Mori e altri ufficiali del Ros dell’Arma, della trattativa Stato-mafia. Cattafi ha raccontato al pm Nino Di Matteo, pubblica accusa al processo Mori e nel pool che indaga sulla trattativa, che tra maggio e giugno del 1993 Di Maggio l’avrebbe contattato.

I due si sarebbero visti in un bar di Messina. “In quel frangente – racconta Cattafi – Di Maggio mi disse: ‘Abbiamo deciso che dobbiamo prendere la cosa in mano e dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo portare avanti una trattativa’”. “Da persona schietta qual era – aggiunge – disse ‘dobbiamo bloccarli questi porci’. Il senso era chiaro e si riferiva al fatto che voleva disinnescare e bloccare le stragi”. A riscontro dell’esistenza di un rapporto tra Di Maggio e Cattafi, Canali ha raccontato che durante un interrogatorio del boss messinese questi chiese di poter parlare con il numero due del Dap. Canali lo chiamò al telefono e Di Maggio gli fece riferire a Cattafi di informare il carcere e che l’avrebbe contattato.


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