Tfa, bocciature e posti vacanti| "Chi valuterà i professori?" - Live Sicilia

Tfa, bocciature e posti vacanti| “Chi valuterà i professori?”

L'esame di accesso al Tfa (tirocinio formativo attivo) per l'abilitazione all'insegnamento continua a scatenare polemiche. Dopo la seconda prova, infatti, in otto classi di concorso il numero degli ammessi all'orale sarà addirittura minore dei posti a disposizione. Ma a prepararla è stato proprio quell'ateneo in cui i candidati si sono laureati. Così un rappresentante degli studenti si chiede "se i professori abbiano capito di avere in realtà bocciato se stessi".

Il nodo sull'INSEGNAMENTO
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PALERMO – Può una facoltà bocciare se stessa? Leggendo i risultati della seconda prova per l’accesso al Tfa, il tirocinio formativo attivo introdotto dalla riforma Gelmini per gli aspiranti docenti, pare proprio di sì. Specie per quanto riguarda Palermo e quelle classi che consentono l’abilitazione all’insegnamento delle materie letterarie e umanistiche. Il numero degli ammessi all’orale, in questi casi, è addirittura inferiore rispetto alle cattedre messe a disposizione dal ministero.

La prima parte di questo esame era già stata ampiamente criticata dai candidati che si sono sottoposti all’esame. Si trattava di un test a risposta multipla, naturalmente diverso per ciascuna materia di insegnamento, ma unico per gli atenei di tutta Italia, che ha scatenato le proteste degli neolaureati cui è stato sottoposto. Lo stesso Miur (Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca) che l’ha stilato, ha riscontrato, in sette classi di concorso su undici, errori o domande ritenute formulate in maniera ambigua dagli esperti nominati proprio dall’ex ministro all’Istruzione Mariastella Gelmini.

In tantissimi, infatti, non hanno superato questa prova. In tutto il Paese, per intenderci, per la classe di concorso denominata A036, che abilita all’insegnamento di Filosofia, Psicologia e Scienze delle formazione nei licei delle Scienze umane, a raggiungere il punteggio minimo sono stati 141 su cinquemila, per un numero di posti disponibili di 588. Basti pensare che a Palermo in 244 avevano tentato il concorso per la classe A051, che abilita all’insegnamento delle materie letterarie e Latino nei licei e nell’istituto magistrale, e solo 39 erano riusciti a superarla. In 53, invece, sono stati ammessi alla seconda prova, dopo le correzioni sulle valutazioni in seguito agli errori riscontrati dal ministero. Stesso discorso per la classe A043, che a Palermo ha visto 561 aspiranti all’insegnamento di Italiano, Storia ed Educazione civica e Geografia. Di loro, solamente in 30 erano riusciti a superare il test a crocette che, dopo la rivalutazione, sono saliti a 47.

La seconda e la terza parte dell’esame consistono, rispettivamente, in una prova scritta e una orale. Stavolta sono gli atenei a preparare le prove da somministrare ai candidati. Ed ecco che a Palermo, in otto classi, il numero degli ammessi alla prova orale è addirittura minore del numero dei posti resi disponibili dal Miur. Se per alcune delle materie scientifiche, come Scienze naturali chimiche e fisiche per la scuola media e Matematica applicata, sarebbero rimasti posti vacanti già dopo la prima prova, ecco che per Fisica e per alcune discipline umanistiche è lo stesso Ateneo ad abbassare il numero degli ammessi sotto la soglia delle cattedre a disposizione.

Per Fisica, dei 18 che hanno superato la prima prova, solo otto dovranno dimostrare di sapersi guadagnare i quindici posti disponibili. Ma prendiamo gli esempi che abbiamo già visto. Per la A051 dei 53 ammessi, solo in 20 potranno sostenere la prova orale, sui 30 posti disponibili. Per la A043 la metà dei posti a assegnati al capoluogo siciliano non saranno invece occupati: solamente 15 candidati su 47, infatti, hanno superato la prova scritta.

Ma a stare a sentire gli aspiranti docenti, per esempio uno quelli che hanno invece superato la seconda prova, l’elevato numero di bocciature non sarebbe solo colpa di candidati poco preparati. Come non è stato solo il poco tempo a disposizione, rispetto alla complessità della prova, a creare loro delle difficoltà. Secondo Stefano Nicosia, ex dottorato laureato in Filologia moderna, è come se si fosse creato un “cortocircuito”, perché lo sbocco occupazionale principale di chi studia Lettere e Filosofia è proprio quello dell’insegnamento: “I laureati brillanti, che provengono da quella stessa facoltà che prepara le prove, non sono passati. Molti professori che hanno preparato i test – ha spiegato – hanno bocciato proprio gli stessi studenti che hanno portato alla laurea. Ma loro conoscono quello che ci insegnano e come ce lo insegnano. Dovremmo essere tutti per il rigore, ma quando  questo diventa miope può sortire gli effetti contrari”.

Così c’è chi si chiede “chi giudicherà questi docenti”,  come Fausto Melluso, senatore accademico, i quali “oltre ad aver sbarrato la strada a decine di studenti, tra l’altro nelle facoltà dove è più difficile trovare un lavoro aderente al proprio percorso formativo, hanno generato un danno economico al nostro ateneo che, in tempi di vacche magrissime, non è da sottovalutare”. L’Ateneo palermitano, infatti, perde 114.400 mila euro, che sarebbero stati versati da quei 44 candidati (2600 euro a testa) per accedere al tirocinio, ai quali il Miur avrebbe consentito l’abilitazione. Quei candidati cioè, che dopo aver superato il test a crocette stilato dal ministero, sono stati bocciati dai docenti dello stesso Ateneo dal quale provengono. “Allora mi chiedo – conclude Melluso – se i professori abbiano capito di avere in realtà bocciato se stessi”.


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