L'aereo Wind Jet fuori pista | Ci sono tre nuovi indagati - Live Sicilia

L’aereo Wind Jet fuori pista | Ci sono tre nuovi indagati

L'avvocato Mauro Torti, uno dei legali di parte civile

L'aereo della Wind Jet finito fuori pista a Punta Raisi nel 2010. Il Gip mette sotto inchiesta tre membri dell'equipaggio e ordina due mesi di nuove indagini per fare chiarezza sul caos nei soccorsi.

ARCHIVIAZIONE RESPINTA
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PALERMO – Tre nuove persone sotto inchiesta e l’ordine di continuare a indagare. Due mesi ancora per fare luce sul caos nei soccorsi dopo che l’Airbus della Wind Jet, il 24 settembre 2010, uscì fuori pista a Punta Raisi.

La decisione è del giudice per le indagini preliminari Gugliemo Nicastro che ha respinto la richiesta di archiviazione, disposto l’iscrizione coatta degli assistenti di volo Maria Concetta Arduino, Mauro Molinelli e Tindara Ragona, e ordinato di sentire i responsabili della Gesap, la società che gestisce l’aerostazione, dei vigili del fuoco e dell’Enav, l’Ente che controlla il traffico aereo.

Il Gip ha ccolto le istanze dei passeggeri che quella sera da incubo si trovavano a bordo dell’Airbus 319. Alle 20,07 il volo Wind Jet Roma-Palermo atterrò prima che iniziasse la pista, mandò in frantumi il carrello e finì la sua corsa sul prato, dopo avere travolto un’antenna. La pioggia evitò che le scintille innescassero l’incendio del carburante fuoriuscito dai serbatoi. A bordo c’erano 123 passeggeri e sei membri dell’equipaggio. Alcuni riportarono lievi traumi, ma la paura per molti non è solo un brutto ricordo.

Le indagini sono sfociate in due processi. Con l’accusa di disastro colposo il procuratore aggiunto Maurizio Scalia e i sostituti Carlo Lenzi e Gaetano Paci hanno chiesto il processo per il comandante Raoul Simoneschi e per il copilota Fabio Sansa. Il prossimo 13 dicembre si terrà l’udienza preliminare. La perizia disposta dai pm ha escluso che si fosse verificato un fenomeno di wind shear, il vento anomalo che schiaccia verso il basso gli aerei. O meglio, Wind shear ci fu, ma molto prima dell’inizio della fase di atterraggio. Si sarebbe trattato di un errore umano. I piloti calcolarono male l’angolo di discesa. Di diverso avviso i due imputati che hanno presentato una controperizia che darebbe loro ragione.

Nel frattempo la seconda inchiesta sulle presunte omissioni di soccorso è approdata davanti al giudice NIcastro. Anche in questo caso gli indagati, prima di ora, erano solo Simoneschi e Sansa per i quali gli stessi pubblici ministeri hanno chiesto l’archiviazione. “Dagli esiti della consulenza tecnica emerge chiaramente che i numerosi disservizi verificatisi all’atto del fortunoso atterraggio – hanno scritto i pm – in primis vanno ricondotti ad azioni od omissioni di soggetti diversi dal Simoneschi e dal Sansa e in secundis se hanno certamente una rilevanza in sede amministrativa e civile, tuttavia non integrano gli estremi del reato contestato né di altra analoga fattispecie di reato”.

Insomma, l’inefficienza ci fu, ma il reato no. Ed è proprio sulla presunta inefficienza e sulla necessità di accertare chi ne sarebbe stato responsabile che hanno puntato i legali di parte civile. Secondo gli avvocati Mauro Torti, Loredana Alicata, Alessandra Naso e Giovanni Pagano bisognava cercare altrove altre eventuali responsabilità.

L’avvocato Mauro Torti, che assiste uno dei nove passeggeri e un’associazione no profit per la sicurezza del volo, nella memoria presentata al Gip ha riepilogato i presunti errori nei soccorsi. A cominciare da quelli che sarebbero stati commessi dall’equipaggio: “Le 123 persone presenti sul velivolo furono costrette, anche se infortunate, a raggiungere a piedi, sotto una pioggia incessante e in stato di choc, le aree dell’aerostazione distanti due chilometri. Non furono raccolte, contate e instradate verso luoghi sicuri”. Ed ancora, è stato contestato “il notevole ritardo con cui i vigili del fuoco sono giunti sul luogo del sinistro quando ormai nessun passeggero era presente. Solo le fortunose condizioni meteo non hanno reso necessario il loro intervento”. Così come ritardi ci sarebbero stati nell’arrivo delle ambulanze del 118.

Per non parlare, secondo le parti civili, delle caotiche comunicazioni via radio tra la torre di controllo e vigili del fuoco. “Torre, forse l’aereo si trova a mare, perché è uscito fuori dalla pista, è uscito fuori dalla pista”, diceva la squadra di pompieri non riuscendo a individuare la posizione del velivolo. I consulenti dell’accusa hanno sostenuto che “le responsabilità in questi errori sono attribuibili a tutti gli enti coinvolti”, dall’Enav alla Gesap che gestisce i servizi a terra, ai vigili del fuoco. Da qui l’invito degli avvocati ad andare avanti nelle indagini. Un invito diventato un ordine per decisione del Gip.

 


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