Grillo è "ideologico" | Anche se dice di no - Live Sicilia

Grillo è “ideologico” | Anche se dice di no

Beppe Grillo

Beppe Grillo si descrive come il fautore delle idee, non delle ideologie. Invece anche il Movimento Cinque Stelle è ideologico. La spiegazione è evidente, con un pizzico di filosofia, secondo il lettore che ci scrive dalla Francia.

Uno degli slogan di Beppe Grillo per il Movimento 5 Stelle è: «Idee, non ideologie». L’intento è quello di distinguersi dalla politica dei partiti novecenteschi, tendenzialmente rigidi e fideistici, proponendo una struttura senza leader personali e senza programmi dogmatici e irremovibili. Il Movimento, a fronte di problemi concreti, decide di concerto soluzioni concrete, sostituibili in modo indolore non appena il popolo online votante trovasse proposte migliori. Sul dizionario della lingua italiana Devoto-Oli (2004-2005), alla voce «ideologia» si legge: «1. Il complesso delle idee e delle mentalità proprie di una società o di un gruppo sociale in un determinato periodo storico […] 2. Il sistema concettuale e interpretativo che costituisce la base politica di un movimento, di un partito o di uno Stato […]».

Il filosofo Theodor Adorno definiva l’ideologia come «un’organizzazione d’opinioni, di attitudini e di valori, un modo di considerare l’uomo e la società», mentre il sociologo Henri Raymond la considerava «un insieme organizzato di rappresentazioni», «una certa visione del mondo», «un quadro di riferimento». Caratteristica peculiare della rappresentazione è di non considerarsi mai tale, occultando le distorsioni ch’essa reca in seno per natura. La rappresentazione assume esistenza autonoma e diventa un vero e proprio oggetto della realtà, non il semplice riflesso del reale com’essa si vorrebbe. L’ideologia viene rifiutata – in questo caso dal fondatore del M5S – proprio per questo motivo, cui va aggiunto il più noto: la parola stessa suona come un’offesa alla luce di tutte quelle forze politiche che, definitesi apertamente ideologiche, hanno negli ultimi due secoli cumulato innumerevoli fallimenti. Non ultimo, il M5S è un’espressione politica fortemente postmoderna: scettica, pluralista, aperta – per dirla con la famosa metafora di Bauman, liquida.

Il nostro intento non è qui solo quello di mostrare che non esiste azione umana, tanto più se collettiva, che possa prescindere dall’ideologia. È anche quello di sottolineare l’aspetto positivo dell’ideologia intesa come bagaglio di idee e valori. Non essendo per forza un mascheramento di rapporti di dominazione, tale insieme di concezioni e punti programmatici aiuta a fondamentare e dare coesione a una comunità, permette al singolo di vivere. Nessuno ne è privo in quanto essere umano: muoversi nel mondo richiede un criterio di giusto e di sbagliato, un insieme di desideri e obiettivi. In senso postmoderno – cioè labile, morbido, pacifico –, l’ideologia è definibile come una rete di significati.

Il M5S non può non essere ideologico, per il semplice fatto che anch’esso rifiuta certi modelli e ne propone altri. Ogni punto del programma è informato da un senso di conveniente e sconveniente. Ora, le ideologie che sottendono i discorsi di Beppe Grillo e di coloro i quali ne condividono i propositi sono, a mio avviso, almeno tre:

1) L’ideologia ecologica mira alla conservazione del pianeta e, con esso, della specie umana. Il principio di precauzione, quello di prevenzione, il rispetto per gli ecosistemi in quanto esseri viventi, l’idea di decrescita – sono solo alcuni degli elementi di riferimento per l’anima ecologica di Grillo e del Movimento. Autori di riferimento: Maurizio Pallante, Serge Latouche, Ivan Illich, Ulrich Beck, Wolfgang Sachs, Jeremy Rifkin.

2) L’eudemonismo è, a seconda della sua versione debole o forte, la ricerca di una serenità o una felicità durevoli. Si contrappone all’edonismo, tipico per esempio dell’antropologia berlusconiana, votato a piaceri immediati e, aggiungerei, di dubbio gusto. Ogni proposta del M5S è intesa a far funzionare bene le cose: mobilità, energie alternative e decentralizzate, acqua pubblica, lotta all’inquinamento, telelavoro, reddito minimo garantito sono tutte proposte che si pongono come obiettivo la serenità delle persone, il mantenimento della loro salute e la comodità del loro vivere. Condizioni, queste, indispensabili per la realizzazione personale degli individui. Alla luce di questo va interpretato Grillo quando ripete che, ancor prima che un movimento politico, il M5S è un movimento culturale.

3) La democrazia partecipativa mira a realizzare il significato insito nella semplice parola demo-crazia, secondo autori che vanno da Cornelius Castoriadis a David Graeber: resa possibile grazie alle virtù equiparanti di Internet, nel suo contesto «Ognuno vale uno» – un altro dei motti di Grillo. Le idee in ballo nell’agorà del Movimento, pur essendo talora proposte dall’alto – cioè Grillo stesso, un teorico o un esperto –, non sono imposte alla base una volta e per tutte: chiunque può proporne di nuove e questionare, rifiutare, correggere o ampliare quelle già avanzate.

La terza voce del Devoto-Oli recita così: «3. A partire dalla tradizione marxista, [un’ideologia è] il complesso delle motivazioni teoriche usate da un individuo o da una classe sociale per legittimare interessi e poteri reali, in prevalenza coincidenti con l’assetto sociale vigente». Il Movimento non vuole perpetuare se stesso né il potere vigente: antepone il valore della democrazia all’istinto di autoconservazione. È, in altre parole, in grado di sopprimere parte di sé, qualora alcuni membri fossero corrotti o non più necessari.

Ideologie deboli, quelle del M5S non chiedono atti di fede: nessuno è più disposto a morire per esse. Discutibili da tutti, si fondano su pochi valori condivisi quali la democrazia, la libertà, il rispetto della vita in tutte le sue forme, e soprattutto la solidarietà e la convivialità. Una buona argomentazione è, per un membro del Movimento, quella che ottiene gli stessi obiettivi proposti con più efficacia e maggiore qualità del risultato.

Due punti controversi sono: i sistemi di difesa del M5S da questa stessa base cui si apre e il delicato rapporto fra esperti e profani. Temi meritevoli di ampie trattazioni, non possono essere estrinsecati qui non solo per mancanza di spazio, ma anche per la prematurità dei tempi. Certi segnali però vi sono: il ruolo di Grillo come garante e la sottoscrizione del Non-Statuto, additati da certuni come il contrario del principio di democrazia partecipativa, sono fino ad ora l’unico stratagemma utile a evitare che l’apertura democratica possa far pervertire l’anima del Movimento, rendendolo esattamente l’opposto di quello che vuole essere; d’altro canto, la presenza tanto di premi Nobel come di comuni cittadini fra i proponenti dei punti del programma, nonché un sistema di votazioni serio e regolamentato, aperto solo agli iscritti al Movimento, sembra finora aver prodotto idee fedeli alle ideologie di cui sopra. Ma per ora non è possibile dire molto di più: non ci resta che attendere ulteriori sviluppi.

 

 

 


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