Docenti in assemblea |contro i tagli alla scuola - Live Sicilia

Docenti in assemblea |contro i tagli alla scuola

Si è svolta ieri presso il Salone Valdese un'assemblea cittadina che ha visto protagonisti alcuni docenti delle scuole palermitane. Presenti anche un gruppo di studenti del liceo "Danilo Dolci". Temi del dibattito il ddl ex Aprea, i tagli alla scuola pubblica, i test Invalsi e l'aumento delle ore lavorative. I docenti hanno portato avanti delle proposte per dar vita a delle possibili forme di protesta.

al salone valdese
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PALERMO – La protesta nelle scuole non si ferma. Stavolta, però, a far sentire il loro disagio non sono soltanto gli studenti che hanno riempito le strade negli ultimi mesi. Seppur non numerosi, i docenti di diversi istituti e licei di Palermo si sono riuniti ieri presso il Salone Valdese per delineare i metodi di prosecuzione delle mobilitazioni in città e in tutto il Paese.

Aperta e moderata dagli interventi introduttivi dei professori Giuseppe Riccobono, docente presso l’Itc “Pareto” di Palermo e di Carmelo Lucchesi, docente presso la scuola media statale “Abba – Alighieri”, l’assemblea è stata animata da un dibattito aperto tra i presenti. Oltre ai docenti, hanno presenziato anche alcuni ragazzi dell’istituto “Danilo Dolci”. Assente il personale Ata.

Nel corso dell’assemblea diversi sono stati gli interventi contro il ddl ex Aprea, le prove Invalsi – test scritti aventi lo scopo di valutare i livelli di apprendimento degli studenti al terzo anno della scuola secondaria di primo grado – la proposta di aumento delle ore lavorative e i numerosi tagli alla formazione, anche quelli di otto miliardi già operati dall’ex ministro Gelmini. Sono stati passati in rassegna anche l’eliminazione del team composto da tre docenti nelle scuole primarie, la riduzione delle ore disciplinari di Italiano, delle lingue straniere e delle tecnologie nella scuola media.

“Le scuole si sono auto-organizzate – ha iniziato Giuseppe Riccobono – ed è nostro dovere dare continuità a queste attività. Occorre dar forma al disagio per andare avanti. Uno dei punti dolenti per noi docenti è soprattutto quello dell’aumento dell’orario di lavoro da 18 a 24 ore. Nelle scuole si è subito creata una linea dura di lotta e il governo Monti ha dovuto necessariamente porvi un freno. Ma è anche vero che sono in atto numerosi provvedimenti che colpiscono le scuole. Tra questi il ddl Ghizzoni ex Aprea, rimaneggiato e spezzettato per essere digerito meglio”.

L’intervento di Carmelo Lucchese si è concentrato sulle proteste montate finora: “Da anni non si vedevano adesioni simili agli scioperi. Nella data del 14 novembre si è visto un protagonismo accentuato”. Successivamente ha espresso il proprio punto di vista sul ddl ex Aprea: “La storia dell’Aprea e delle 24 ore sono state semplicemente accantonate ma da un momento all’altro possono riemergere. La legge Aprea fa parte di un percorso di destrutturazione del disegno scolastico italiano che porta a considerare la scuola un’azienda. Ma non sussistono i fondi affinché ciò possa avvenire”.

Portatore di criticità nei confronti dei colleghi docenti, Michele Ambrogio, insegnante del “Benedetto Croce”: “Le ultime vicende nelle scuole hanno mostrato un tentativo ideologico di testimonianza di un esercizio puro del comando. Saperi nel senso di procedure formalizzate e disciplina come controllo dei corpi. Le occupazioni hanno portato alla luce una realtà in cui gli studenti non si chiudono nelle aule e diffidano dei docenti che non sono addormentati, sono degli zombie, dei non morti. Chiusi in sale docenti dove si consuma il rituale dell’orario di servizio e subiscono un sequestro di persona a dispetto di tutti i discorsi fatti finora”. “I ragazzi sono le vittime di questo sistema, sono coloro che hanno subito un danno e non è giusto che siano loro a pagarne le conseguenze”, ha continuato il professor Ambrogio riguardo alla volontà del corpo docente di considerare le ore di occupazione e manifestazione ore di assenza.

Angelo Oneto, rappresentante d’istituto del liceo “Danilo Dolci”, ha così raccontato a LiveSicilia come si è sviluppata la protesta nella sua scuola: “Dopo due settimane di occupazione e una di autogestione, sono ricominciate le lezioni. Con l’occupazione e l’autogestione abbiamo ottenuto un grande consenso da parte degli insegnanti che hanno capito i motivi della nostra protesta”. L’occupazione è stata organizzata bene e non c’è stato alcun danno, ma è stata sostenuta solo da un quinto dell’istituto. Adesso stiamo cercando di organizzare un movimento per dar vita ad una forma di protesta più consapevole. Questo si baserà su gruppi di studio, dibattiti, visione di film, ma solo durante i pomeriggi perché non vogliamo sottrarre ore alle lezioni”.

L’assemblea è continuata con le proposte di partecipazione degli studenti ai consigli dei docenti, di organizzazione di notti bianche e incontri con i genitori per discutere sulla sorte della scuola pubblica. Proprio sulla scarsa presenza delle famiglie si è concentrato, tra gli altri, l’intervento di Daniela Raia, docente dell’I.T.I. “Volta”: “Nella nostra scuola non esistono rappresentanti dei genitori. Alla fine dell’occupazione le famiglie, in sede di assemblea, non si sono minimamente interessate a ciò che era successo in quelle settimane”.

Davide, un giovane che studia per diventare insegnante, ha voluto riassumere così i principi e gli interventi di questa giornata: “Il mondo della scuola sta vivendo un ulteriore attacco da parte del governo. Ci opponiamo con forza ai tagli del governo, alla legge ex Aprea, al progetto di aumento degli orari di lavoro. Lottiamo contro il peggioramento della scuola , vogliamo scuole sicure, libere e aperte a tutti, contro le logiche aziendaliste, della meritocrazia e dell’esclusione. Decidiamo di organizzare iniziative di protesta e di proposta che, cercando la solidarietà di tutti i protagonisti, ripensino all’educazione, ai suoi contenuti e ai metodi”. L’assemblea si è conclusa con l’impegno di sensibilizzare docenti, studenti e famiglie sui temi che investono la scuola pubblica e con la volontà di allargare la partecipazione collettiva.


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