Ciao Armando - Live Sicilia

Ciao Armando

Giorgio Mulè

"Anch'io ho imparato a nuotare grazie ad Armando". Così lo ricorda il direttore di Panorama.

 

Il ricordo di Giorgio Mulè
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2 min di lettura

Me l’hanno detto mentro ero in auto, all’ora di pranzo. E allora m’è subito tornato in mente Armando che aveva trasformato il suo angolo al giornale in una casa: perché, seriamente, quella era casa sua. Anche all’ora di pranzo, quando spesso la scrivania si trasformava in tavola dove mangiare. Marzo 1989, eccomi pronto al primo giorno di ‘scuola’, novello cronista di nera. Primo giorno e primo omicidio. La notizia giunse che era ora di pranzo. Eravamo io e lui in redazione: io attaccato alla radio sintonizzata sulle frequenze della polizia, lui intento a leggere e divorare un panino. La vittima era un oste, gli avevano sparato all’interno di una cava. Non sapevo da dove iniziare. “Ci vuoi arrivare per il trigesimo, Mulè?”, disse Armando senza manco degnarmi di uno sguardo mentre gli comunicavo la notizia. Aggiunse con lo sguardo fisso in basso: “Muoviti allora, prenditi un fotografo e vai. Ma cose di pazzi….”.

Anch’io, come Francesco, ho imparato a nuotare grazie ad Armando. Al terzo giorno mi allungò un foglio, c’era scritto: 25, 30, 40, 50, 60, 80. Lo guardai interdetto. Non capivo. Fermo, immobile non spiccicai parola. Armando scostò gli occhiali da vista, mi guardò. Inspirò allargando le braccia: “Tu devi essere completamente cretino. A ognuno di quei numeri corrisponde un articolo, trova le notizie e più sono importanti più ne scrivi. Vedi di fare succedere qualcosa entro stasera…”. Col tempo andò meglio, decisamente meglio. Presi le misure (oltre a un congruo numero di cazziate) e Armando iniziò a volermi bene, un gran bene. Mi ha sempre seguito, anche quando ho lasciato la Sicilia. Mi cercava, mi telefonava. Si informava. Era felice di sapere dei miei successi. Ogni volta mi parlava di lati del mio carattere che solo una persona sensibile e attenta poteva cogliere. Armando aveva capito tutto di me, questa è la verità. Ad ogni occasione ripeteva: “Tu sei riuscito perché non ti sei montato la testa, bravo”. E adesso che ripenso a come mi mise al mio posto il primo giorno di scuola non posso che piangere ed essergli ancora una volta grato.
Ciao Armando.

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