"I miei potevano salvarsi, | ma non c'è stato tempo" - Live Sicilia

“I miei potevano salvarsi, | ma non c’è stato tempo”

Antonino Accardi, figlio delle vittime

Parla il figlio della coppia di anziani ritrovata senza vita sotto le macerie, Antonino Accardi (nella foto). "Mio padre era sul balcone e non è riuscito ad avvisare mia madre. Qualcuno deve fare assolutamente luce su questa vicende terribile che me li ha strappati via per sempre".

Le storie delle vittime/2-I coniugi Accardi
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PALERMO – Era la memoria storica del quartiere. Conosceva tutti e chiunque apprenda la notizia della sua morte racconta almeno un aneddoto che lo riguarda. Succede lungo quella strada del terrore, via Bagolino, ma anche dentro i negozi della zona e nei locali del circolo degli anziani. Quel nome, Ignazio Accardi, suona come quello di un parente. Gli occhi diventano lucidi, la voce si abbassa. In 82 anni, l’anziano, si era conquistato la simpatia della stragrande maggioranza della gente con cui era venuto a contatto. Al suo fianco, nella vita ed anche nell’atroce destino che è stato loro riservato, tutti ricordano la moglie 74enne, Maria La Mattina. Il suo corpo senza vita è stato trovato vicino alle scale: aveva tentato di mettersi in salvo, ma non ha avuto il tempo. Più riservata e timida del marito, ma altrettanto disponibile e dai modi gentile.   Fino a una decina di anni fa l’anziana aveva una salumeria proprio in via Bagolino.

I suoi vicini di casa erano i suoi stessi clienti di un tempo. Riguardo a quella zona, ai suoi residenti e alle vicissitudini di un intero quartiere, Maria e Ignazio sapevano tutto: ormai entrambi in pensione, non ci pensavano due volte ad ascoltare chi ne avesse bisogno, a stare vicino ad un amico in difficoltà o a partecipare ad una chiacchierata. E, secondo quanto i testimoni hanno raccontato, al momento del crollo Accardi stava proprio discutendo con l’inquilino del palazzo di fronte, affacciato al balcone. Ma sono le parole singhiozzanti di Antonino Accardi, figlio 55enne della coppia, a descrivere nella maniera più semplice i propri genitori: “Due lavoratori. Umili e sinceri”. Ignazio Accardi aveva lavorato più di trent’anni come operaio ai Cantieri navali. “Era casa e lavoro – dice – e quando è andato in pensione i colleghi hanno continuato a cercarlo”.

L’uomo, che lavora per una ditta di pulizie, non è l’unico figlio dei coniugi Accardi, un altro, sposato, insegna catechismo nella parrocchia di quartiere. “Io sono sicura – aggiunge – che mio padre non ha nemmeno avuto il tempo di avvisare mia madre quando è crollato tutto. Erano anziani e non sono riusciti a mettersi in salvo. E poi sono stati trovati troppo distanti l’uno dall’altra. Qualcuno deve accertare le responsabilità di questo orrore – conclude -. Li ho persi per sempre”.


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