Il concorsone visto| da una dirigente scolastica - Live Sicilia

Il concorsone visto| da una dirigente scolastica

In occasione del concorsone di questa settimana la preside dell'Istituto Antonio Ugo di Palermo rintraccia molti elementi già ravvisati nel passato.

In questi giorni sono alle prese ogni pomeriggio con i consigli di classe….impegno oneroso e un pò noioso. Ma questa volta, però, ho messo una maggiore attenzione sia alle dinamiche nel gruppo dei docenti sia ai toni e ai modi con cui si parla degli alunni senza tralasciare il contenuto di tutta la comunicazione.

Il motivo: cercare di capire se quei bravi professionisti del sapere e dei processi educativi sarebbero stati in grado di superare la “preselezione” per accedere al concorso.

Sicuramente fra i tanti docenti in servizio ce ne sono alcuni non in grado di affrontare tutte le problematiche che ci pongono ogni giorno i bambini e i ragazzi nelle diverse fasi della crescita, ma sarà un quiz centrato più sulla memoria che sulle competenze a “smascherare” chi è più o meno adatto a insegnare?

È vero, si tratta del primo step di un percorso fatto di prove sicuramente impegnative e più idonee a verificare le conoscenze e le capacità didattiche e pedagogiche degli aspiranti, ma la modalità di selezione attuata con il concorso si configura come un “ritorno al futuro”.

Nell’ ’83 ho vinto anch’io un concorso a cattedre tutto centrato sui contenuti specifici della disciplina, poca didattica,poca metodologia, niente psicologia. E poi ti trovi in classe, gli occhi che ti guardano, ti squadrano, ti misurano, ti mettono alla prova….quella vera, che si esercita giorno dopo giorno. Tante volte ho pensato che sarebbe stato necessario un periodo di tirocinio affiancata da un bravo tutor capace di darti le “dritte”.

I docenti che in questi ultimi anni sono approdati all’insegnamento di ruolo o precario hanno avuto questa opportunità con quello che è stato il sistema abilitante ( le SISSIS); forse qualcuno ha anche preso consapevolezza che era meglio cambiare strada, altri hanno rivisto i propri modelli di riferimento, sicuramente tutti hanno capito che il mestiere dell’educatore non è facile e richiede competenze e tanta passione.

La legittima aspirazione a un lavoro a T.I. ha spinto tante persone a “tentare”, come se fosse la partecipazione all’”Eredità” di Carlo Conti ( dove per altro le vallette vengono chiamate professoresse). Dispiace, però, constatare che fra i 300.000 e più candidati, molti sono precari storici, che hanno fatto tanta gavetta, che hanno già superato concorsi e corsi-concorso e che hanno principalmente contribuito in modo determinante a far funzionare tante scuole, specialmente in provincia o nelle così dette scuole a rischio.

Un ultima nota sull’impegno economico che comporta il concorso: per il MIUR che potrebbe investire tali soldi nell’arricchimento dell’offerta formativa o nel sostegno delle scuole disagiate o nel contrasto alla dispersione scolastica o ……); per i candidati costretti a investire nell’acquisto di testi all’uopo predisposti, in corsi di formazione, ecc.

E comunque…in bocca al lupo a tutti.


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