CATANIA- Il Comune è in ginocchio, l’indebitamento complessivo sfiora il miliardo di euro, i dipendenti delle strutture socio-assistenziali convenzionate hanno accumulato stipendi arretrati per 7 mesi. Di chi è la colpa? LivesiciliaCatania inizia un viaggio lungo quasi 17 anni nei meandri delle casse comunali. Un viaggio fatto di carte e cifre, che l’Amministrazione, su specifica richiesta, ha messo a disposizione. Mancano però le voci relative ai bilanci 2011 e al 2012, avvolti da ritardi e misteri. Enzo Bianco ha governato la città dal 1993 al 2000, Scapagnini dal 2001 al 2007 e Raffaele Stancanelli a partire dal 2008. Ecco la prima puntata.
Feste e festini.
A pesare sul bilancio comunale ci sono feste, mostre e iniziative culturali. Ma anche festività natalizie e capodanni.
Per l’organizzazione dei festeggiamenti del capodanno sono stati spesi 409mila euro nel 1996, 808mila euro nel 1998, 609mila euro nel 1999, 918mila euro nel 2000, 349mila euro nel 2001, 453mila euro nel 2002, 250mila euro nel 2003. Altra voce di non poco conto è l’organizzazione dell’estate catanese, costata 1,1mln di euro nel 1996, altrettanti nel 1997. E ancora: 1,3 mln nel 1998, 1,5mln nel 1999, 1,6mln nel 2003. Negli anni successivi, secondo i dati forniti dal Comune a LivesiciliaCatania, non sarebbero state effettuate spese.
Anche la cultura ha il suo prezzo. Nel 1993 sono stati spesi 387mila euro, nel 1994 4mln, nel 1995 altrettanti. E ancora, nel 1996 sono stati spesi 996mila euro, nel 1997 401mila euro, nel 1998 1,1mln di euro, nel 1999 2,7mln di euro. Il record si registra nel 2000 con una spesa di 4,3mln di euro e nel 2001 quando l’asticella della cultura tocca quota 4,4mln di euro. Nel 2002 l’importo stanziato dal Comune scende a 2,4mln, nel 2003 a 1,6mln. Ma nel 2004 si registra un picco: 2,2mln di euro. E ancora: 421mila euro nel 2005, 48mila euro nel 2006, 611mila euro nel 2007, 475mila euro nel 2008 e 253mila euro nel 2009.
L’indebitamento.
Nel 2009 il Comune aveva 882milioni di euro di debiti per mutui contratti dal 1993 sino a quel momento. Di questi, 155milioni di euro sono stati destinati alla costruzione e manutenzione delle scuole, 211milioni all’Amt, l’azienda municipale che gestisce il trasporto pubblico, si tratta del 24% del totale dell’indebitamento. E ancora, i mutui sono stati accesi per: aquisti e manutenzioni immobili comunali (116mln), nettezza urbana (27mln), manutenzione strade (117mln), fognature (25milioni), impianti sportivi (31mln), debiti fuori bilancio (100mln), espropriazioni (50mln), metanizzazione (15mln), informatizzazione comunale (7,4mln), verde pubblico (2,6mln) parcheggi scambiatori (13mln), autoveicoli (2,5mln) e interventi vari (13mln).
L’Amt è una delle cause principali dell’indebitamento del Comune. Anno dopo anno, per fare quadrare i conti, si accendevano mutui, la legge lo consentiva, ma le rate, ancora oggi, devono essere pagate. Nel 1993 sono stati accesi 17.6 mln di euro di mutui per l’Amt, nel 1994 16,7mln, nel 1995 5,6mln, nel 1996 15,7mln, nel 1998 e 1999 non risultano mutui. Nel 2000, per ripianare i debiti Amt, è stato acceso un mutuo da 29mln, nel 2001 altro mutuo da 42,6milioni, nel 2002 11,8mln. L’ultimo mutuo risale al 2006 e ammonta a 15milioni di euro.
FINE PRIMA PUNTATA
Nella seconda puntata, la classifica per consulenze e dirigenti esterni dal 1993 al 2010 e il costo del personale per anno.
Nella terza puntata il libro mastro del Comune: debiti, assunzioni, entrate e uscite.
Regalo di Natale 2012 , finalmente un esempio di informazione degna di essere tale ! Speriamo che duri e che Catania finalmente esca dalle nebbie a lungo mantenute dalle ultime tre amministrazioni e rispettivi apparati politici, sindacati in testa !
Politici avete rovinato Catania ed i catanesi a casa a casa dovete andare
La rovina dell’Italia e del meridione sono i partiti politici ed in particolare QUESTI partiti politici.
Grazie LIVESicilia Catania per l’informazione. Purtroppo lo schifo non ha colore, è di destra e sinistra. Una vecchia canzone del cantante folk siciliano Brigan Toni declamava: “co partiti comunista si mangia o Bellavista, co fasciu mutu mutu e vasciu vasciu. Cu acchiana acchiana…”
Beh tra il sindaco di “Catania in fiore” e quello di “Catania e le rotonde che girano” il danno è stato proprio ingente… sicuramente l’ultimo non è nemmeno lui un santo, ma diciamo che ha già raccolto delle eredità davvero pesanti. Inutile elencare tutti i danni perchè questa splendida testata giornalistica saprà, nelle varie “puntate”, fornirci un quadro chiaro e sintetico di quanto è stato combinato da questi signori. Da catanese mi vergogno, e posso dire, in cristallina coscienza, di non aver mai votato nessuno di questi tre gentiluomini. La rovina di Catania non è comunque dovuta del tutto a loro, bensì alla fiducia, mal riposta, che essi hanno riscosso estorcendo voti con bei discorsi e buoni propositi mai realizzati. Il risultato lo abbiamo sotto i nostri occhi: un indebitamento spaventoso, un miliardo di Euro da restituire non si sa bene a chi, bollette per l’elettricità mai pagate, stipendi sempre più alti per i dirigenti comunali e mancati pagamenti per impiegati ed operai della stessa amministrazione. Onestamente non mi stupirebbe se a Catania si finisse con il commissariamento del Comune, come è successo ad Augusta.
A me sembra invece che questa volta il pezzo sia molto, troppo superficiale. Dobbiamo decidere una volta per tutte se considerare la cultura uno spreco di risorse o un valore che un ente pubblico deve in qualche modo finanziare, sapendo però che il conto economico diretto fra spese ed entrate non potrà mai essere in utile.
Non ci vuole il parere di un economista per capire che i milioni di euro delle Estati Catanesi o delle feste di fine anno hanno comunque alimentato un indotto commerciale per pub, ristoranti, alberghi e di conseguenza tutta la filiera di fornitori del settore. La rinascita del centro storico degli anni ’90 è stata in un certo senso trainata da quelle iniziative; probabilmente il maggior gettito per le casse comunali ha coperto a stento il 20-30% delle spese sostenute per le manifestazioni, ma investire in cultura e spettacoli significa anche fare promozione al territorio. Certo, si può discutere sulla qualità di certi investimenti o sul motivo per cui ad esempio Bianco affidò la direzione artistica dell’Estate Catanese a Battiato o Scapagnini pagò Mediaset per avere il Festivalbar in Piazza Duomo, ma definire aprioristicamente “pazze” tutte le spese in cultura e spettacoli significa dare ragione a quel ministro che pochi mesi fa giustificava i tagli al Fondo Unico Spettacolo dicendo che con la cultura non si mangia.
…è PALESE ed EVIDENTE che Stancanelli risulta essere, grazie a quest’articolo, uno DEI POCHI che ha saputo RAZIONALIZZARE le spese ed EVITATO gli sprechi !!!
Mi sembra evidente che la tanto vituperata prima repubblica aveva lasciato molti soldi in cassa. Il primo sindaco della seconda, Enzo Bianco, ha allora costruito la sua immagine sulla possibilità di spendere.. e spandere…Scapagnini ha continuato l’opera…
Un discorso a parte merita l’AMT vero pozzo senza fondo del buco del bilancio catanese.
Come in tutte le grandi città, anche nella nostra, la municipalizzata del trasporto urbano è da sempre in rosso fisso. Non è questione di razionalizzare le spese (cosa che del resto è ineludibile) nè di privatizzarla (quale privato accetterebbe di imbarcarsi in una avventura a perdere? cosa dovrebbe fare…il biglietto a 10 euro a corsa?…abolire le tratte non remunerative con la conseguenza di lasciare migliaia di cittadini senza trasporto urbano?). L’AMT sarà sempre un costo, possiamo dire un costo sociale al pari della sanità per tutti.
In questo contesto è chiaro allora che Bianco e Scapagnini hanno scialacquato e il povero Stancanelli, per necessità se non proprio per volontà, ha dovuto fare di virtuoso, tagliando razionalizzando e riducendo tutte le spese, quelle superflue e quelle che in generale non lo sarebbero neppure state.
Onore all’inchiesta di livesicilia che con il semplice elenco dei costi ripristina la verità delle responsabilità!
Non capisco come si possano accomunare questi 18 anni. E’ pazzesco.
Bianco ha potuto spendere quei soldi per fare investimenti a favore della promozione di Catania, della cultura, ecc, semplicemente perchè la situazione di cassa era eccellente, con avanzi di cassa. E quegli investimenti sono serviti per creare le condizioni per investimenti delle aziende, per far conoscere la città, per mettere in moto il circuito culturale, la movida, ecc. Quindi nuovi posti di lavoro e benessere.
Scapagnini ha buttato via centinaia di milioni di euro senza averne la possibilita e lasciando Catania al disastro. Ancora ci sono i debiti del Prix Italia e le ballerine brasiliane da pagare.
Stancanelli ha fatto il ragionere, spendendo meno per forza di cose ma senza essere capace di risanare. La città era quasi al dissesto e si ritrova oggi in pre dissesto.
Mettere insieme queste tre esperienze è un’offesa all’intelligenza.
Certo Roby, Stancanelli e la cultura sono antitetici!!!! L’uno esclude l’altra e viceversa…
Ed invece ha ragione Andrea! Per valutare le cifre, legate a queste voci di spesa, bisogna fare un’analisi molto più approfondita e cercare di capire se sono stati spesi bene o male e che ritorno ne ha avuto la città! E’ indubbio, ad esempio, che nel periodo di Bianco Sindaco Catania era considerata una delle migliori città d’Italia, presa ad esempio da parte di migliaia di amministratori. Catania era rinata soprattutto culturalmente ed il cambiamento si è visto eccome!!! Poi l’infausta decadenza….che ci sia un nesso con l’argomento attuale?
Devo dare ragione ad Andrea. L’elenco delle spese non basta a dare certezza di “allegra amministrazione”. Suggerisco alla redazione che alla fine delle previste puntate vengano ripresi ed approfonditi gli argomenti di base almeno con le ipotesi di benefici sperati a fronte del capitale impiegato. Un altro capitolo potrebbe riguardare la comparazione con analoghi impieghi di risorse presso altri comuni delle nostre dimensioni nello stesso periodo. Un altro capitolo ancora dovrebbe riguardare la congruità delle spese rispetto alle prestazioni ottenute, per escludere distrazioni di fondi. Se invece vogliamo fermarci alle tre puntate, per dimostrare solo che a Catania c’è stata negli anni una gestione perlomeno malaccorta, non c’era bisogno di fare inchieste sarebbe bastato vedere in che situazione siamo oggi!
ANCHE VOLENDO ESCLUDERE LA CULTURA DAI CONTI Bianco ci ha ridotti comunque al lastrico con i mutui accesi per l’AMT. Scapagnini ha proseguito “l’ottimo lavoro” del sindaco uscente (scappato alle prime sirene dei soldi facili) e Stancanelli si è limitato a fermarsi appena in tempo. Voltiamo pagina e liberiamo Catania dalla politica dei partiti.
Catania ha scelto bene la persona giusta per un rinnovamento che per essere vero deve fondarsi sulla Cultura. Chi non accetta i principi dell’Illuminismo posti alla base della Carta dell’Unione Europea puo’ anche essere una brava persona manon ddovrebbe essere un politico.Allo stesso modo chi non ha ancora capito che politica e’solo occuparsi del bene collettivo.Va bene che tutti hanno il diritto di manifestare il proprio pensiero masogna anche rispettare le regolee quidi,se arliamo di politica abbiamo il dovere di conoscere ad
es. Socrate, cosi’come se parliamo di calcio dobbiamp conoscere il regolamento drlla FIGC,che rispecchia i regolamenti internazionali.
Aggiungo qualche altra osservazione.
1)Sommando a occhio tutte le spese in cultura dei tredici anni raggiungiamo circa 50 milioni, cifra tutto sommato contenuta rispetto al debito complessivo cumulato del Comune. Se proprio vogliamo trovare il buco nero del Comune pensiamo all’evasione della Tarsu o all’incapacità di riscuotere le decine di milioni di euro per sanatorie o le multe inevase.
2) Credo che le voci indicate siano le spese “lorde” per eventi culturali, ma da queste andrebbero tolti gli incassi da biglietti: si tratta di cifre marginali, ma contribuiscono pur sempre a ridurre le spese totali.
3) Ripeto, l’investimento in cultura non genera profitti diretti, ma ha effetti collaterali nella crescita del commercio, del terziario e del turismo. Ogni anno il Comune spende decine di migliaia di euro per S. Agata, ma ne trae un beneficio indiretto notevole. Il punto allora è capire quale investimento genera vantaggi per la città e quali invece sono solo sprechi. Il Festivalbar probabilmente era un evento pop-trash ma rappresentava comunque una buona vetrina per la città; allo stesso modo il concerto dei REM al Cibali o di Carmen Consoli alla villa Bellini furono il manifesto della movida catanese degli anni ’90. Faccio presente che se ancora oggi leggete le guide turistiche di Trip Advisor o di Lonely Planet o altre ancora, Catania è segnalata anche per la movida. Ora..noi catanesi sappiamo che di questa movida ormai sono rimaste poche misere tracce, ma molti turisti conoscono la città per questi aspetti e non per il teatro greco.
3) Sull’AMT credo ci sia un errore di fondo, vale a dire la convinzione che andare in giro in bus sia roba da sfigati senza scooter o da pensionati al minimo. Lo stesso sindaco in alcune interviste ha dichiarato che l’AMT sarà sempre un servizio in perdita perchè svolge una funzione sociale, quasi fosse una sorta di Caritas del trasporto. Se non si capovolge questa prospettiva ci sarà poco da fare e non basteranno BRT o altre diavolerie a risollevare le sorti dell’azienda. Aggiungo solo che in un quotidiano economico siciliano un paio di mesi fa c’era un interessante confronto fra i dati dell’azienda trasporti di Palermo e quella di Genova. Inutile dire che al nord le municipalizzate raggiungono il pareggio o mantengono le perdite entro valori accettabili.
Caro Rousseau….se Stancanelli…non avesse dovuto fare il RAGIONIERE e colmare le VORAGINI fatte da altri….avrebbe avuto modo di occuparsi di cultura…
Chiunque sarebbe PRONTO, con i soldi altrui, ad APPARIRE e a farsi bello…agli occhi della propria città….Peccato che ha avuto le mani legate dal GIA’ esistente….rischio DISSESTO……!!!!!!!!!!!! Siete disfattisti tanto per parlare….!
Fatti non parole…..Tu sarai CERTAMENTE un grande uomo di CULTURA….
Sin dal suo insediamento il problema PRINCIPALE era pagare lo stipendio ai netturbini….anzichè fare festini….comprare fioriere….o ceri di Pomodoro “fallimentari”…
Ma siccome siamo molti i catanesi che non lo abbiamo capito….auguro a tutti NOI….un nuovo Sindaco….che possa far RIFIORIRE Catania (ma NON solo con le FIORIERE e con i Vivai del parentato) ma con le scelte impopolari ma NECESSARIE !!!
…e che soprattutto non dichiari il dissesto…dopo qualche mese !
Auguri Catania………………….!
beh, i numeri non mentono. Quando Stancanelli dice che ha ereditato quasi un miliardo di debiti e che metà li ha fatti Bianco mi pare evidente. Se ha ridotto l’indebitamento e non ha fatto fallire il comune è stato bravo, con questi numeri sarebbe fallita anche la microsoft.
Andrea dice cose giuste sul fatto che le spese per la Cultura tutto sommato sono poca cosa del debito catanese.Ma commette due errori : il primo è cronologico perchè data la movida catanese nel periodo delle estati catanesi,mentre tutti sanno che quando Bianco diventa sindaco,la movida era tutta in piedi,i primi pub erano nati a metà degli anni ’80.L’altro errore è accomunare le spese culturali con l’Estate catanese.Quella manifestazione è stata proprio l’opposto di ciò che Andrea afferma,è stata devastante per la cultura catanese e i suoi operatori,non c’è stato alcun indotto neppure sul piano turistico ( basta vedere le presenze a Catania in quegli anni,nulla si mosse).Fu soltanto la solita operazione d’immagine,la foglia di fico che ha coperto la povertà strategica di Bianco sul tema e la sua continuità col passato.E aggiungo che fu anche una operazione coloniale e di rapina perchè gli unici che ci hanno guadagnato sono stati gli uomini delle agenzie di Battiato,tutte società del Nord,che hanno letteralmente rapinato le casse con manifestazioni che sarebbero costate la metà ovunque.Anche Livesicilia commette un errore : la prima estate catanese costò 1 miliardo e 500 milioni tondi tondi.
Ancora con ‘sta storia dei vivai dei parenti di Bianco??? Avaja, finiamola, meschina e grottesca come quelli che ancora in città raccontano che Pippo Fava fu ucciso per questioni di donne!
Per il resto, un pezzo giornalistico di tutto rispetto.
Aspetterò le restanti puntate, nelle quali spero comunque che la redazione indichi però anche le cifre totali dei soldi a bilancio dell’ente negli anni 1993-2010.
ma, visto che tutta questa gente ha creato questo disastro,perchè non fare pagare a loro i debiti del comune, perchè non vedere a quanto ammonta il loro patrimonio,se l’avevano o l’hanno accumulato negli anni di governo? La stessa cosa per i dirigenti, perchè dobbiamo essere noi a pagare sempre ?
Qualcosa x Rousseau : essere tifoso di una squadra di calcio come io lo sono ad esempio del Catania sin da bambino porta a volte a ragionamenti irrazionali.Ma con la politica essere tifosi è pericoloso,questo tifo esagerato per Bianco lo porta a fare affermazioni che non hanno alcun riscontro nella realtà.Rousseau ha visto la rinascita culturale negli anni di Bianco ? Può indicare alcuni tratti concreti? Facciamo alcuni esempi ? Cambiarono i vertici del Teatro Bellini e del Teatro Stabile,nominati dalla DC? Forse ricordo male,ma Busalacchi c’era prima di Bianco e Busalacchi restò con Bianco,Baudo idem allo Stabile,nonostante proprio nei giorni di Bianco era imputato (poi condannato) per le promozioni occulte alla RAI.La movida esisteva già e il tentativo di Bianco di metterci il cappello sopra ricordo fu stroncato subito da un comunicato di tutti i pubs del centro storico che gli ricordavano che lui non poteva intestarsi ciò che suo non era.Per il resto : nessun teatro,piccolo o grande,di proprietà comunale c’era prima di lui,dopo 0 anni la situazione era ancora peggio.Nessun regolamento culturale per i contributi,nessun aiuto alle cooperative teatrali e alle associazioni culturali della città.E dall’altra parte miliardi concessi ogni anno a società di Modena o Milano per fare a luglio una dozzina di concerti spacciati per grandi eventi a Catania,manco fossimo stati in Libia.Gli eventi dei REM o altro che a Catania si misero su furono iniziative isolate di singoli privati e associazioni,spesso (quasi sempre) senza alcun aiuto da parte del Comune.Dirò di più : Bianco ha impedito nei fatti che gli operatori catanesi potessero svolgere il proprio lavoro,negando loro persino gli spazi fisici per organizzare gli eventi,persino quelli a costo zero x il Comune.Chi vaneggia di un’età dell’oro non sa di che parla proprio come Rousseau,indotto all’errore dalla formidabile macchina mediatica messa in pista da Bianco.Ma l’arrosto non c’era caro Rousseau,solo fumo,tanto,tantissimo fumo….
X Catanese
Le mie osservazioni non volevano essere un’apologia di Bianco o altri. Dico e ribadisco che le somme spese in cultura ed eventi non mi sembrano esagerate in proporzione alla montagna del debito comunale e, soprattutto, sono comunque un investimento “immateriale” per la crescita della città. Poi giustamente ognuno può muovere critiche alla politica culturale di un’Amministrazione piuttosto che un’altra e le tue osservazioni sono senza dubbio interessanti.
Io nei primi anni ’90 ero poco più che adolescente e ho vissuto quel periodo da semplice giovane fruitore di pub e movida. Fu Bianco a portare la movida ad una dimensione nazionale o fu il sottobosco di pub e club a portare visibilità al sindaco? La mia risposta è…boh! Potremmo ripetere questo gioco per ogni amministratore: le arance rosse sono diventate famose grazie alle public relations di Musumeci a Bruxelles o quest’ultimo sfruttò il “brand” per cavalcarne il successo?
Pur essendo abbastanza critico nei confronti dell’epoca Bianco, tuttavia gli concedo un grandissimo merito: aveva una “visione” dello sviluppo della città e costruì una rete di eventi e “cenacoli” per attirare l’interesse di certi poteri in città: non solo l’Estate catanese, ma anche l’esperienza di Athena2000. Si può essere d’accordo o scettici verso questa linea politica, ma nel ’97 Bianco si ripresentò per il secondo mandato e sbaragliò un certo Paolone puntando proprio su questo modo di fare politica. Una città notoriamente di destra fino al midollo lo votò con percentuali bulgare e francamente non credo che i gestori di pub o i proprietari di case e botteghe del centro storico all’epoca votarono in massa contro Bianco.
Infine sarebbe interessante, a fini statistici, avere i dati del numero di associazioni culturali, cooperative e gruppi teatrali censiti in città nei primi anni’90, alla fine dei ’90 e adesso. Ripeto, ai tempi ero poco più che maggiorenne e non mi occupo di cultura, però se la memoria non mi inganna nomi come ZO, Scenario Pubblico, Mercati Generali nacquero proprio in quegli anni. Ovviamente nacquero grazie all’intraprendenza dei loro fondatori e non per intercessione politica, ma è indubbio che l’humus culturale e amministrativo ebbe un certo ruolo.
Tralascio i commenti sui buchi di bilancio, anche se condivido quanto affermato da Andrea circa l’importanza delle spese per la cultura, da non confordere con gli sprechi e i magna-magna. Vorrei dire qualcosa a proposito di AMT e del disastroso servizio reso alla collettività, visto che sono un paziente (pardon, un utente, ma molto…paziente) del trasporto pubblico. Basta girare per altri comuni italiani per capire cosa c’è che non va. In ordine casuale: 1)le strade strette, risalenti al ‘700, che non consentono dignitose corsie preferenziali (ma su questo non c’è nulla, o quasi, da fare); 2)i mezzi, pochi e fatiscenti (in estate a Milano o Bologna tutti i bus hanno l’aria condizionata, da noi – che abbiamo temperature africane – si boccheggia); 3)fermate troppo ravvicinate, che moltiplicano le soste a dismisura (in nessun altro posto si riescono a vedere i prossimi e i precedenti due cartelli di fermata); 4)la strana direttiva (ma chi è stato questo genio?) di non aprire a nessun costo le porte posteriori, con la conseguenza che le 10 e più persone che mediamente si accalcano nell’unica porta aperta, sono costrette a fare la fila per timbrare il biglietto e impiegano diversi minuti per salire tutti; 5)l’assenza di obiettivi aziendali che motivino il personale e di responsabili che vigilino sul rispetto dei tempi, cosicchè a nessuno interessa un bel nulla se un giro si compie in 60 o 120 minuti; 6)lo strano atteggiamento dei vigili urbani agli incroci, che arrivano addirittura ad azionare il semaforo rosso o ad alzare il braccio per fermare i bus in arrivo, anzichè facilitarne il passaggio. Volete sapere altro?
Riporto un pezzo per rispetto verso chi veramente portò i REM (e non solo) a Catania, erano gli anni degli u2, dei simple minds, dei cure, degli smiths, dei nostri de novo, dei go flamigo, i neon …….delle band per ogni serata, erano gli anni in cui avevamo 20 anni e la sicilia era un laboratorio vivo, catania spiccava per qualità musicale, ma, vi sembra giusto legarla ad un politico, cosa c’entra con i buchi che ha lasciato al comune?
Un bambino ritratto davanti ad un giradischi con in mano due quarantacinque giri e un camion giocattolo accanto. Una foto comune se non fosse che quel bambino è Francesco Virlinzi. A giudicare da quell’immagine la passione di Checco per la musica è nata molto presto e l’ha accompagnato per tutta la vita.
«La passione per la musica è stata senza dubbio il filo conduttore di tutta la sua vita», disse a Step1 qualche anno fa la madre, Nica Midulla. Da piccolo si addormentava con i Beatles e non con le ninne nanne come tutti i bambini. Poi, a ventisei anni, fondò la band Sansone e i filistei di cui era il chitarrista. Spendeva tutti i suoi soldi in dischi e concerti. Amava fotografare le rockstar che seguiva durante i live; tra queste, Bruce Springsteen, Tracy Chapman, gli U2, Elvis Costello, i Rolling Stones e i R.E.M, con cui instaurò uno splendido rapporto e che riuscì a far suonare a Catania nel 1995. Le sue foto sono diventate un libro, il R.E.M. book, e una mostra, Live ’80.
Negli anni novanta ha fondato la Cyclope records, etichetta discografica indipendente che ha lanciato musicisti come Carmen Consoli, i Flor, Mario Venuti, Brando e Moltheni. Con la sua etichetta Checco riuscì a raccogliere il fermento musicale della città etna facendola diventare quella che Rolling Stones e Bill Board definirono la Seattle d’Italia.
Con la Cyclope records fece di una passione una professione; creò un’etichetta a Catania, ma guardava alle tendenze musicali mondiali. Credeva che la crescita della sua etichetta dovesse passare per la contaminazione tra diverse influenze musicali. «Ha organizzato a Catania concerti bellissimi di artisti che non conoscevano nemmeno l’esistenza della nostra città. Ha inserito Catania nei circuiti musicali e radiofonici; la musica della Cyclope la passarono pure alcune radio di New York. A Brando e ai Flor de Mal fece incidere il primo disco ad Austin, negli Stati Uniti. Gli piaceva e lo riteneva fondamentale, creare queste collaborazioni tra artisti di realtà diverse».
Dieci anni fa, però, il sito della Cyclope records fu oscurato per una settimana in segno di lutto per la prematura scomparsa di Francesco. Poco dopo l’etichetta ha cessato di esistere.
Roberto Sammito (dal sito ragusanews)
Se poi si va in fondo, voce per voce, a queste spese effettuate, chissà cosa si potrebbe scoprire!!!!! Avanti così vedete quanta puzza uscirà dalla cloaca che state per scoperchiare!!!!!!!