Colajanni sull'escalation del racket: |"Denunciare a Partinico? Si può" - Live Sicilia

Colajanni sull’escalation del racket: |”Denunciare a Partinico? Si può”

Il presidente di Libero Futuro, Enrico Colajanni

A seguito degli atti intimidatori avvenuti nella serata di ieri a Monreale, Carini e Partinico, Enrico Colajanni, che guida 'Libero Futuro', associazione alla quale l'imprenditore edile Domenico D'Arrigo si era avvicinato un mese fa, ribadisce il suo no al silenzio: "Ieri un estorsore è stato arrestato grazie ad un imprenditore che ha avuto coraggio".

L'intervista al presidente di 'libero futuro'
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BORGETTO (PALERMO)  – Il bilancio stilato dalla polizia di Palermo in merito ad estorsioni ed intimidazioni nel 2012 parla chiaro: sono aumentati gli incendi, mentre le denunce degli imprenditori attraversano un periodo di stasi. Roghi che sembrano non placarsi nel nuovo anno: a soli otto giorni dal suo inizio, gli incendi dietro la quale si celerebbe la mano del racket hanno subito una forte escalation, soprattutto nel territorio compreso tra Carini e Partinico. Soltanto oggi, si contano i danni di tre diversiroghi a Borgetto e a Monreale. Nel primo paese è stata data alle fiamme l’auto di un macellaio Giacomo Grisina, ma anche tre mezzi della ditta Geosystem di Domenico D’Arrigo di Borgetto, figlio di Leonardo, in passato finito sotto inchiesta perchè ritenuto vicino al clan mafioso della zona. Sono andati distrutti un’autopompa e due betoniere.

I D’Arrigo, storici proprietari di impianti di estrazione mineraria e di calcestruzzo in contrada Mirto, a dicembre erano entrati in contatto con l’associazione “Libero Futuro” guidata da Enrico Colajanni. “Avevamo intrapreso un percorso importante verso la legalità, che prevedeva delle fasi che di certo non si possono improvvisare”. Percorso che, come lo stesso Colajanni sottolinea, “aveva probabilmente l’intenzione di ribadire la volontà di scrollarsi un fardello di dosso. L’inchiesta di qualche anno fa fece finire D’Arrigo nell’occhio del ciclone e avvicinarsi alla nostra associazione – aggiunge – rappresentava uno dei passi più importanti per sottolineare la presa di distanza da certe logiche. L’incendio a Borgetto – continua Colajanni – è una chiara dimostrazione che gli imprenditori sono adesso dalla aprte delle vittime.

Non abbiamo ancora elementi però, per dire che si tratti di un’intimidazione mafiosa. Dietro il rogo potrebbe esserci anche un concorrente nel settore, attendiamo il risultato delle indagini”. Indagini che sono state avviate dai carabinieri della compagnia locale, in questi giorni al lavoro per risalire alla matrice dell’incendio che ha distrutto l’auto del giornalista Pino Maniaci, direttore di Telejato a Partinico. “E’ un territorio minato quello lì – dice Colajanni – dove bisogna lavorare ancora e ribadire con sempre più forza il no alla mafia. E’ necessario denunciare le estorsioni e fino a ieri, abbiamo avuto la conferma che non stare zitti porta a grandi risultati”.

Risale a sole 24 ore fa, infatti, l’arresto di Giovan Battista Tagliavia, figlio del boss mafioso Francesco Tagliavia: aveva tentato di estorcere dei soldi ad un’imprenditrice di Partinico, ma la denuncia della vittima alle forze dell’ordine ha fatto finire il 29enne in trappola. “Anche a Partinico si può denunciare – conclude Colajanni – dove respingere ogni attacco della mafia è fondamentale. In questo momento siamo vicini agli imprenditori che avevano tentato di affiancarsi a noi, li abbiamo già incontrati subito dopo gli incendi. Il nostro percorso comune, di certo non si ferma qui”.


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