Cosa accadde quel 27 luglio | di 33 anni fa - Live Sicilia

Cosa accadde quel 27 luglio | di 33 anni fa

LA vicenda
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ROMA – Il Dc-9 I-Tigi Itavia, in volo da Bologna a Palermo con il nominativo radio IH870, scomparve dagli schermi del radar del centro di controllo aereo di Roma alle 20.59 e 45 secondi del 27 giugno 1980. L’aereo era precipitato nel mar Tirreno, in acque internazionali, tra le isole di Ponza e Ustica. All’alba del 28 giugno vennero trovati i primi corpi delle 81 vittime (77 passeggeri, tra cui 11 bambini, e quattro membri dell’equipaggio). Il volo IH870 era partito dall’ aeroporto ‘Guglielmo Marconi’ di Borgo Panigale in ritardo, alle 20.08 anziché alle previste 18.30 di quel venerdì sera, ed era atteso allo scalo siciliano di Punta Raisi alle 21.13. Alle 20.56 il comandante Domenico Gatti aveva comunicato il suo prossimo arrivo parlando con “Roma Controllo”. Il volo procedeva regolarmente a una quota di circa 7.500 metri senza irregolarità segnalate dal pilota. L’aereo, oltre che di Ciampino (Roma), era nel raggio d’azione di due radar della difesa aerea: Licola (vicino Napoli) e Marsala. Alle 21.21 il centro di Marsala avvertì del mancato arrivo a Palermo dell’aereo il centro operazioni della Difesa aerea di Martinafranca. Un minuto dopo il Rescue Coordination Centre di Martinafranca diede avvio alle operazioni di soccorso, allertando i vari centri dell’aeronautica, della marina militare e delle forze Usa. Alle 21.55 decollarono i primi elicotteri per le ricerche. Furono anche dirottati, nella probabile zona di caduta, navi passeggeri e pescherecci. Alle 7.05 del 28 giugno vennero avvistati i resti del DC 9. Le operazioni di ricerca proseguirono fino al 30 giugno, vennero recuperati i corpi di 39 degli 81 passeggeri, il cono di coda dell’aereo, vari relitti e alcuni bagagli delle vittime.

Ecco una cronologia delle tappe principali e delle inchieste giudiziarie legate alla vicenda del disastro aereo di Ustica

– 27 GIU 1980: alle 20.59 il Dc9 Itavia in volo da Bologna a Palermo precipita al largo di Ustica. I morti sono 81. La prima ipotesi parla di cedimento strutturale. Cominciano i depistaggi. Una telefonata a nome dei Nar: sull’aereo c’era Marco Affatigato, estremista di destra legato ai servizi. – 18 LUG 1980: trovati in Sila i resti di un Mig 23 libico. – 2 AGO 1980: attentato alla stazione di Bologna, 85 morti. – 16 MAR 1982: la relazione della commissione d’ inchiesta ministeriale esclude il cedimento strutturale, ma conclude che non è possibile stabilire se è stato un missile o una bomba. – GEN 1984: il pm Giorgio Santacroce formalizza l’inchiesta che passa al giudice istruttore Vittorio Bucarelli, che nomina una commissione di periti per stabilire le cause del disastro. – 10 GIU 1987: la ditta francese Ifremer comincia le operazioni di recupero della carcassa del Dc9. Il recupero sarà incompleto e si concluderà nel maggio 1988. – 16 MAR 1989: il collegio dei periti consegna a Bucarelli la relazione con la tesi del missile lanciato da un aereo. – 10 MAG 1989: la commissione d’inchiesta governativa sostiene la tesi del missile, senza escludere la bomba. – 23 LUG 1990: inchiesta affidata al giudice Rosario Priore che nomina un altro collegio di periti. – 19 LUG 1991: la società inglese Winpol, incaricata di completare il recupero, riporta in superficie la scatola nera. – 23 LUG 1994: per il collegio peritale nominato da Priore é stata una bomba nella toilette dell’ aereo, ma due periti presentano un’altra relazione che non esclude il missile. – 17 GIU 1997: per la perizia radar consegnata a Priore da un collegio di esperti, oltre al Dc9 c’erano aerei militari. – 23 GIU 2000: il procuratore militare di Roma Antonino Intelisano chiede al gip l’archiviazione dell’indagine sul disastro di Ustica. Il 5 febbraio 2001 il gip ordina al pm di indagare quattro generali dell’aeronautica per “concorso in alto tradimento mediante attentato continuato contro gli organi costituzionali”. – 2 LUG 2001: la Cassazione accoglie il ricorso del pm Intelisano. Il processo per il disastro di Ustica resta di competenza della giustizia civile e non di quella militare. – 30 APR 2004: la terza corte d’assise di Roma assolve i generali dell’aeronautica Lamberto Bartolucci, Franco Ferri, Zeno Tascio e Corrado Melillo per i presunti depistaggi. Per un un capo di imputazione, nei confronti di Bartolucci e Ferri, riguardante l’informazione alle autorità politiche della presenza di altri aerei la sera dell’ incidente, il reato è considerato prescritto. Su quest’ultimo capo di imputazione la procura impugna la sentenza. – 15 DIC 2005: la prima corte d’assise di appello di Roma assolve, perché il fatto non sussiste, i generali Bartolucci e Ferri, accusati di alto tradimento in relazione all’omessa comunicazione al Governo di informazioni sul disastro aereo. – 1 GIU 2006: procura generale e Governo ricorrono in Cassazione contro la sentenza d’appello. – 10 GEN 2007: la Cassazione dichiara inammissibile il ricorso. L’assoluzione perché il fatto non sussiste diventa definitiva. Resta preclusa anche la possibilità di riaprire il processo anche per la parte relativa ai risarcimenti civili. – 30 MAG 2007: il tribunale civile di Palermo condanna i ministeri della Difesa e dei Trasporti al risarcimento dei familiari di quattro delle 81 vittime che non avevano seguito l’iter del processo che si era concluso in Cassazione. Il 15 giugno 2010 la Corte d’Appello di Palermo conferma la condanna. – 9 GEN 2008: i familiari delle vittime aprono un nuovo fronte citando, davanti al tribunale civile di Palermo, i ministeri della Difesa e dei Trasporti, “colpevoli delle omissioni e delle negligenze” che avrebbero impedito l’accertamento giudiziario della verità. – 21 GIU 2008: la procura di Roma riapre l’inchiesta, dopo le dichiarazioni del presidente emerito della Repubblica Cossiga secondo il quale ad abbattere l’aereo sarebbe stato un missile “a risonanza e non ad impatto” lanciato da un aereo della Marina militare francese. – 6 MAG 2009: la Cassazione decide che un nuovo processo dovrà stabilire se i ministeri di Difesa e Trasporti abbiano avuto responsabilità civili nel mancato controllo dello spazio aereo. – 8 MAG 2010: il capo dello Stato Giorgio Napolitano afferma che nella strage di Ustica oltre ad “intrecci eversivi, ci furono anche intrighi internazionali che non possiamo oggi non richiamare, insieme con opacità di comportamenti da parte di corpi dello Stato, ad inefficienze di apparati e di interventi deputati all’accertamento della verità”. – 22 GIU 2010: con due rogatorie, in Francia e Usa, la procura di Roma chiede notizie sul traffico aereo militare nello spazio al largo di Ustica la sera del 27 giugno 1980. Da Parigi arriva una disponibilità alla collaborazione. – 12 SET 2011: il Tribunale Civile di Palermo condanna i ministeri Difesa e Trasporti al risarcimento di oltre 100 milioni di euro per 81 parenti delle vittime della strage. – 21 SET 2011: Depositate le motivazioni della sentenza dei giudici civili di Palermo: a far precipitare il DC 9 fu un missile o una quasi collisione tra velivoli militari. – 16 MAR 2012: la Corte d’appello di Palermo sospende la sentenza di primo grado e quindi i risarcimenti per le vittime, processo rinviato al 2014. – 28 GEN 2012: per il primo gruppo di vittime che hanno promosso la causa civile, la Cassazione ha condannato oggi lo Stato a pagare un risarcimento. Per i giudici il D9 fu abbattuto da un missile.


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