Il mistero dei teschi di Corleone |Il sindaco: "Ecco com'è andata" - Live Sicilia

Il mistero dei teschi di Corleone |Il sindaco: “Ecco com’è andata”

Il sindaco Lea Savona inaugura la via dedicata a Boris Giuliano

Lea Savona dopo la scoperta di un altro corpo nella tomba dell'ex sindaco antimafia Bernardino Verro: "Qualcuno sapeva e ha taciuto, la magistratura indaghi".

L'intervista
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2 min di lettura

CORLEONE – Tutto nasce dalla lettera di un ex consigliere comunale. E da una manifestazione per ricordare il sindaco ucciso da Cosa nostra. A due giorni dalla scoperta dei cadaveri misteriosi nella tomba che tutti ritenevano essere quella di Bernardino Verro, il sindaco di Corleone Lea Savona rompe il silenzio per chiedere la verità su questa scoperta: “Qualcuno a Corleone sapeva – dice a LiveSicilia – ma non ha voluto svelare questo mistero”.
Partiamo dall’inizio. Come avete scoperto la situazione?
“Qualche giorno fa è arrivata una lettera al Comune. Era una risposta alla manifestazione che si è tenuta il 3 novembre”.
E allora facciamo un passo indietro. Cosa è successo il 3 novembre?
“Era il novantottesimo anniversario dell’omicidio di Verro e il consigliere Dino Paternostro della Cgil ci ha chiesto di organizzare la traslazione dei resti di Verro. Del resto all’ingresso del cimitero di Corleone, accanto alla cappella dedicata a Placido Rizzotto, ce n’è una dedicata proprio all’ex sindaco. Il loculo in cui credevamo si trovassero i suoi resti, invece, era poco lontano”.
Avete parlato con i suoi eredi?
“Verro non ne ha, e quindi mi sono assunta la responsabilità nella qualità di sindaco”.
Chiaro. Quindi avete riesumato i resti. Cosa avete trovato?
“Dentro la tomba c’erano due teschi. Uno di questi aveva un foro dietro la testa”.
Questo non vi ha insospettiti?
“Mi hanno fatto notare che era giusto: Bernardino Verro fu ucciso con due colpi di arma da fuoco, uno dei quali lo raggiunse proprio dietro la testa. Così, il 3 mattina abbiamo proceduto in pompa magna alla traslazione, con un corteo dal loculo alla cappella”.
Poi è arrivata la lettera. Anonima, ho letto.
“Non è vero. La lettera è stata firmata da un ex consigliere comunale, Ettore Piccione, che ha allegato un vecchio articolo di giornale: c’era scritto che i resti di Bernardino Verro, molti anni fa, erano stati spostai al cimitero dei Rotoli. Giustamente Piccione chiedeva che si ripristinasse la verità”.
A quel punto che ha fatto?
“Mi sono rivolta alla polizia. Che ha indagato e ha scoperto che è tutto vero: i resti di Bernardino Verro sono a Palermo”.
Adesso i resti misteriosi sono nella cappella?
“Per il momento devono restare lì: sono a disposizione dell’autorità giudiziaria. Ovviamente nel frattempo ho chiesto al commissariato di organizzare la vigilanza per evitare che il corpo sia trafugato. Appena possibile li sposteremo da lì. Anche perché resta una domanda”.
Quale?
“Chi sapeva la verità? Chi ha nascosto questa vicenda fino a oggi? Il Comune è stato danneggiato da questo silenzio. La magistratura, adesso, deve indagare anche su questo”.


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