"Cirignotta era una garanzia | Non capisco le scelte di Lucia" - Live Sicilia

“Cirignotta era una garanzia | Non capisco le scelte di Lucia”

L'ex assessore alla Salute Massimo Russo

L'ex assessore alla Salute: "Quando abbiamo nominato il manager dell'Asp di Palermo eravamo rassicurati dal suo passato di magistrato. Semmai, non capisco perché l'attuale assessore l'abbia confermato, dopo aver revocato gli altri dirigenti bocciati dall'Agenas. Crocetta? La rivoluzione nella Sanità siciliana l'ho iniziata io...". Critiche anche per il suo successore, Lucia Borsellino.

L'INTERVISTA A MASSIMO RUSSO
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5 min di lettura

PALERMO – “La vera rivoluzione nella Sanità siciliana è iniziata con me. Ed è avvenuta grazie all’aiuto dei dipendenti regionali. Lucia Borsellino? Certe scelte non le ho capite”. Si considera un “normale cittadino”. Persino “l’ultimo a poter esprimere un’opinione su questi fatti”. Ma sa bene che le cose non stanno così. Massimo Russo attende la chiamata del Csm. Tornerà a fare il magistrato. Quasi certamente a Napoli. Ma i fatti riguardanti l’Asp palermitana e l’assessorato alla Salute, ovviamente, non possono lasciarlo indifferente. Era il “suo” settore, fino a pochi mesi fa. Prima del passaggio di consegne alla “sua” dirigente generale Lucia Borsellino. Oggi, forse, un po’ meno “sua”.

Russo, come giudica le notizie rivelate dal governatore? Bandi “truccati”, aggressioni ai dirigenti…
“Le giudico come tutte quelle notizie che devono trovare un riscontro. Attendo, insomma, che l’inchiesta faccia il suo corso. Sarà la magistratura a dire come stanno le cose”.

Ma quantomeno un po’ di sorpresa? Lei è stato per cinque anni un assessore, al netto dei giudizi, certamente molto “presente”.
“Sorpresa… beh. Io posso solo dire che durante il mio mandato ho creato una serie di norme e regole utili ad assicurare la corretta gestione di appalti e gare”.

Un esempio?
“Pochi mesi dopo il mio insediamento chiesi ai direttori generali di lasciare all’assessorato il controllo degli appalti superiori ai 50mila euro. Ma, appunto, questo è solo un esempio”.

Un anno dopo il suo insediamento, a dire il vero, lei e il presidente Lombardo avete deciso di nominare Salvatore Cirignotta, il manager finito nell’occhio del ciclone…
“Guardi, quando abbiamo nominato Cirignotta puntavamo sulla garanzia che derivava dalla sua provenienza, trattandosi di un magistrato. Di più, non posso dirle, perché non conosco i contenuti dell’inchiesta in corso”.

Lei, però, non solo lo nominò. Ma lo “salvò”, insieme agli altri dirigenti, anche dopo la bocciatura dell’Agenas.
“Su questo punto credo sia il caso di fare un po’ di chiarezza. In quell’occasione non avrei potuto agire in maniera diversa. Lei dimentica che nel frattempo era sopravvenuta la cosiddetta norma ‘bloccanomine’ che imponeva la designazione soltanto di commissari straordinari. E nella scelta del commissario andava data priorità al manager che ricopriva l’incarico prima della scadenza. E io mi sono comportato di conseguenza. Vorrei anche ricordare che sono stato proprio io a chiedere il giudizio all’Agenas, limitando la discrezionalità dell’assessore. Ho coinvolto un organismo terzo, che mi ha dato un giudizio complessivo sul triennio di attività dei manager”.

E invece Lucia Borsellino ha agito diversamente rispetto a lei. Circa un mese fa, via tutti i manager bocciati. Tranne uno…
“Si tratta di una decisione puramente politica. Non c’è molto da aggiungere. Certo, mi sarei aspettato che il criterio scelto fosse stato seguito per tutti. Se cacci i manager bocciati dall’Agenas, perché ne salvi solo uno? La decisione di Lucia Borsellino mi ha un po’ sorpreso, devo essere sincero”.

L’unico “risparmiato” è proprio Salvatore Cirignotta.
“Esatto. Evidentemente l’assessore e il governo avranno avuto le loro buone ragioni. Non posso discutere le scelte di natura politica. Certo, se l’avessi fatto io, si sarebbe scatenato il finimondo”.

Lei come si sarebbe comportato?
“Il tema non è, credo, se tenere al suo posto questo o quel manager. La scelta che mi sorprende un po’ è stata quella di sostituire un commissario con un altro commissario. Avrebbe avuto più senso, probabilmente, attendere la nomina dei nuovi direttori generali la cui selezione è regolata da una legge nazionale che prevede precise procedure e la creazione di un elenco di idonei”.

Insomma, non è del tutto d’accordo, questo è evidente. Adesso sembra che in assessorato si stiano intensificando controlli e verifiche sulle gare.
“Bisogna essere sinceri. Il monitoraggio l’ho avviato io. Così come tutte le procedure di spending review. Del resto, abbiamo seguito le norme delle leggi Monti e Balduzzi. E con me, la Sicilia è stata l’unica Regione d’Italia a poter prelevare dalla Sanità una somma di 350 milioni per coprire i buchi di bilancio. Ma mi rendo conto del momento…”.

Che vuole dire?
“Che siamo in campagna elettorale. E magari si esaltano certi aspetti, mentre se ne tengono nell’ombra altri, per non apparire impopolari”.

A cosa si riferisce?
“Penso, ad esempio, agli interventi che il governo dovrà compiere per la riduzione dei Punti nascita e per l’accorpamento dei laboratori d’analisi, che già il passato governo aveva deciso. E che erano il frutto di accordi col Ministero. Voglio vedere come farà, questo governo, a smentire quegli accordi, che comportano, in caso di violazione, la perdita di milioni di euro per la Sicilia”.

Senza contare il fatto che a smentire gli accordi sarebbe un assessore che a quegli accordi aveva lavorato, nel ruolo di dirigente generale.
“Mi pare evidente”.

A proposito dell’assessorato. Il presidente Crocetta, commentando la presunta aggressione a un dirigente dell’Asp, ha detto: “E’ la prova che alla Regione alberga il malaffare”. Lei che può dirci della sua lunga esperienza a capo di uno degli assessorati più delicati?
“Dire che in Sicilia c’è la mafia e che nell’ambito della Regione c’è la delinquenza, è scoprire l’acqua calda. Ma bisogna dire con esattezza quali gocce sono calde e quali tiepide. Non si spara nel mucchio, ma bisogna attuare la legalità, che è sacrificio e passa attraverso il rispetto delle regole. Altrimenti la strada che rimane è quella dei rastrellamenti. Le procedure possono essere una camurria, ma vanno sempre rispettate”.

Il riferimento è fin troppo chiaro. Lei sta stigmatizzando gli ultimi provvedimenti del governatore nei confronti dei dipendenti regionali.
“Io le dico solo questo: il cambiamento nella Sanità siciliana lo abbiamo compiuto noi. E per noi intendo l’assessore, il suo staff, i siciliani e anche i dipendenti regionali. Durante la mia esperienza in assessorato ho incontrato tantissima gente perbene, che ha solo bisogno di essere messa nelle condizioni di lavorare, attraverso una buona formazione e una buona leadeship. Anzi, io ringrazio i dipendenti regionali, grazie ai quali sono riuscito a compiere un’azione nella quale nessuno credeva, rimettendo in sesto una Sanità disastrata. Certo, alla politica spetta proprio il compito di scremare, di discernere. Ma non si può pensare che la soluzione sia quella di mettere le persone su un camion, e deportarle”.


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