Più "portaborse" che deputati | Il paradosso di Palazzo dei Normanni - Live Sicilia

Più “portaborse” che deputati | Il paradosso di Palazzo dei Normanni

Alle ultime stabilizzazioni (QUI L'ARTICOLO), che hanno portato il numero dei dipendenti dei gruppi a 85, potrebbero seguirne altre. Ma dalla prossima legislatura, i deputati saranno solo 70...

PALERMO – Con la prossima legislatura, nel Parlamento più antico d’Europa potrà gridarsi al “miracolo”. All’Ars, infatti, quasi certamente ci saranno più “portaborse” che borse da portare. Ovvero, i componenti dei gruppi parlamentari saranno più degli stessi deputati. La “magia” sarà il frutto di fatti diversi, che finiranno, però, per convergere verso il paradosso. Da un lato, le periodiche stabilizzazioni in seno agli uffici dei partiti a Palazzo dei Normanni, dall’altro, la legge che ha imposto la riduzione del numero dei parlamentari in Sicilia: da 90 a 70. Meno dei collaboratori, appunto. Che sono già 85. E potrebbero diventare di più.

Già, perché alle due stabilizzazioni di ieri, potrebbero aggiungersene altre. Quelle di chi, insomma, proverà a dimostrare di possedere i requisiti per ottenere l’assunzione. Nonostante le rassicurazioni del deputato questore Ruggirello: “Abbiamo messo un punto a questo elenco, non ci sarà spazio per ulteriori ingressi”. In realtà, al di là delle buone intenzioni dell’Ars, il rischio è che alcune di queste vicende possano finire sulla scrivania di un giudice del lavoro. E nel caso in cui i ricorrenti (gli esclusi dalla stabilizzazione iniziata lo scorso luglio sono una decina) dovessero dimostrare di possedere i requisiti stabiliti dal Consiglio di presidenza di Palazzo dei Normanni, sarebbe difficile negare loro l’assunzione.

Ma chi sono “i cosiddetti stabilizzati” dei gruppi parlamentari? Sono lavoratori con un contratto a tempo indeterminato, chiamati direttamente dal politico di turno attraverso meccanismi vari: dalla stabilizzazione di ex portaborse alle semplici “convocazioni” all’interno del gruppo per svolgere mansioni di ogni tipo. Qualcuno di loro, oggi, è in aspettativa: si tratta, ad esempio, del parlamentare nazionale di Forza del Sud Pippo Fallica o di Pietro Galluccio, portavoce del sindaco Idv Orlando, ma stabilizzato nel gruppo parlamentare dell’Mpa.

I dipendenti dei gruppi si occupano dalla gestione amministrativa ed economica del gruppo stesso, oltre a preparare gli atti ispettivi, i disegni di legge, le interrogazioni. Alcuni di loro ricoprono il ruolo di addetti stampa. Il politico dà l’input, qualche informazione, e il dipendente prepara, lavora, scrive. Un meccanismo “benedetto” quando si tratta di ottenere un posto di lavoro ben pagato (e tra poco passeremo alle cifre), ma che si “capovolge” in una possibile condanna se i “datori di lavoro” sono al centro di ipotesi di tagli e riduzioni, come dicevamo. Una paura sentita soprattutto dai più “vecchi” stabilizzati. Che, a causa degli scatti d’anzianità, come vedremo tra un po’, sono quelli che costano di più al gruppo. E che potrebbero essere, così, i primi a rischiare il posto, in caso di riduzione del personale. Anche se l’Ars starebbe già studiando i possibili prossimi pensionamenti, anche attraverso degli incentivi. Si vedrà.

Il numero dei dipendenti dei gruppi parlamentari stabilizzati, intanto, è determinato da una delibera del 2001 che assegna un “tot” di impiegati a seconda della “corposità” del gruppo di riferimento. A gruppi di un massimo di cinque deputati, infatti, “spettano” due dipendenti, e via via fino agli otto dipendenti per gruppi fino a venti onorevoli, nove per quelli da venticinque.

Ma quanto guadagnano i dipendenti dei gruppi? La busta paga è soggetta all’anzianità del singolo lavoratore. Al “lordo” Si va dai 43.700 euro per chi ha un’anzianità inferioreai 15 anni, ai 53.700 tra i 15 e i 20 anni, 58.700 tra i 20 e i 25, 63000 dopo i 25 anni, fino ai 68000 per chi ha oltre trent’anni di anzianità.

E da dove il gruppo prende questi soldi per “riempire” la busta paga degli stabilizzati dell’Ars? In pratica, da due “fonti”: una è quella relativa ai trasferimenti dell’Ars ai gruppi parlamentari, previsti in uno specifico capitolo di bilancio, l’altra è la cosiddetta “indennità per i portaborse” (“rimborso delle spese per lo svolgimento del mandato parlamentare”). Soldi, questi ultimi, che non vanno direttamente al deputato, ma, appunto, al gruppo che poi li distribuisce (anche) ai propri dipendenti.

Nell’ultimo bilancio interno preventivo approvato pochi giorni fa, infatti, la voce riferita al “Contributo per il finanziamento dei gruppi” e quella dei “Contributi ai gruppi per il relativo personale” ammonta complessivamente a oltre 7 milioni di euro. Ridotta di circa un milione rispetto all’ultimo bilancio. Mentre cresce, invece, il numero dei dipendenti. Che tra un po’ sorpasseranno gli stessi deputati.


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