Zen, come rubavano le case | La denuncia di una vittima - Live Sicilia

Zen, come rubavano le case | La denuncia di una vittima

Allo zen basta allontanarsi da casa per qualche  giorno  per ritrovarsi praticamente sfrattato. La storia di una famiglia che ha avuto il coraggio di denunciare

dopo l'operazione delle forze dell'ordine
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PALERMO – “Di qua non andiamo via, la casa è nostra, vattene altrimenti ti ammazzo” Queste le minacce di Angela Spina rivolte agli abitanti di un appartamento che lei, insieme ad Antonino e Salvatore Spina, all’inizio dell’anno aveva occupato abusivamente durante un’assenza dei proprietari. Si erano recati a Modena per effettuare una visita specialistica, ma al loro rientro l’amara scoperta: la porta di casa sfondata, i mobili distrutti e gettati via, gli effetti personali gettati giù dal balcone. Allo zen basta allontanarsi da casa per qualche giorno per ritrovarsi praticamente sfrattato.

Del resto le stesse dichiarazioni fornite agli inquirenti dal pentito Salvatore Giordano avevano spiegato come funzionano le cose all’interno del quartiere. “Se allo Zen 2 ci sono case abbandonate da 10 – 15 giorni il capopadiglione avvisa chi di dovere, il quale ci mette dentro persone di fiducia finché non si trova qualcuno che vuole compare la casa per circa 20 mila euro”.

Stavolta però la malcapitata famiglia all’interno del loro appartamento ci aveva trovato i figli e il nipote del noto pluripregiudicato Guido Spina, un cognome che allo Zen equivale alla gestione, tra affitti e vendite, di circa 40 appartamenti. Sembra, però, che dietro all’occupazione dell’appartamento ci fosse Antonino Maranzano e un debito non saldato da parte del capofamiglia rimasto senza casa. Sarabbe stato dunque Maranzano a dire agli Spina di occupare l’appartamento in questione per fargliela pagare al suo debitore. La situazione è poi degenerata con tutta una serie di minacce rivolte dagli Spina agli ex abitanti dell’appartamento, che nel frattempo avevano trovato una sistemazione in un appartamento di una parente sempre all’interno del quartiere.

Minacce e atti intimidatori che hanno portato i componenti del nucleo familiare a sporgere denuncia e a raccontare tutti i retroscena del vivere all’interno dei padiglioni: dal pagamento della quota mensile per il condominio, alla gestione degli allacci abusivi di luce e acqua sino ad arrivare alla pretesa, avanzata dalla famiglia Spina, di impossessarsi anche dell’appartamento della parente nel quale la malcapitata famiglia si era rifugiata.

E sarebbero state proprio le denunce avanzate da alcuni abitanti dello Zen, stanchi di sottostare al meccanismo della paura e del ricatto a dare impulso alle indagini “per evitare che la situazione – come ha dichiarato lo stesso questore Nicola Zito- potesse degenare”.

 


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