Tsunami in Sicilia | E Silvio ringrazia - Live Sicilia

Tsunami in Sicilia | E Silvio ringrazia

Berlusconi sorridente

L'analisi del voto. Nell'Isola il centrodestra torna a sorridere e a vincere. Ma è il Movimento 5 Stelle a registrare un exploit clamoroso. Cresce il partito del non voto, affondano i centristi e a sinistra un mezzo sorriso lo fa solo Crocetta. Chi entra e chi esce.

Politiche 2013, il voto nell'Isola
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PALERMO – Lo tsunami è arrivato. Eccome. E in Sicilia più forte che altrove. Nell’Isola, come e più che nel resto d’Italia, il Movimento 5 Stelle è il primo partito. I “grillini” totalizzano un impressionante 34,5 per cento alla Camera in Sicilia occidentale, più di un elettore su tre. Un risultato clamoroso, ben al di sopra della media nazionale. Per poco, la pattuglia di Grillo non è riuscita nell’impresa di strappare il premio di maggioranza al Senato, dove ha perso qualcosa rispetto alla Camera, essendo un movimento molto forte tra i più giovani.

Sorride e ringrazia Silvio Berlusconi, che dalla Sicilia fa partire la sua clamorosa rimonta. Il Cavaliere ha vinto nell’Isola, incassando i 14 senatori del premio di maggioranza. E si è ripreso quasi tutto il Sud, tranne la piccola e tradizionalmente rossa Basilicata. Un contropiede-capolavoro quello del Cav, che in questa campagna elettorale s’è ripreso la scena, rimediando ai pasticci combinati dai suoi negli ultimi tempi. Sì, il Pdl e il centrodestra sono tornati a sorridere, dopo le batoste delle amministrative e delle regionali rimediate nel 2012. Mentre il centrosinistra è tornato a recitare la consueta parte dello sconfitto, dopo la breve parentesi del successo crocettiano, determinato prevalentemente, numeri alla mano, dalle divisioni in casa d’altri. Il Pd ha confermato di non riuscire a sfondare a queste latitudini, e di certo, a Enna e Trapani, ha pagato lo scotto delle esclusioni eccellenti di Papania e Crisafulli.

Il centrosinistra, in realtà, si attesta su percentuali analoghe a quelle delle regionali. Allora, però, con Crocetta c’erano i centristi dell’Udc. Che stavolta correvano con Monti, in un’alleanza che hanno pagato a caro prezzo, precipitando a percentuali deprimenti, soprattutto se paragonate all’exploit di ottobre. La coalizione centrista esce con le ossa rotte nell’Isola, dove i finiani scompaiono, inchiodati, come le resto d’Italia, su percentuali da prefisso telefonico.

Chi cresce, ancora una volta, è il partito del non voto. L’affluenza è stata di dieci punti più bassa rispetto alle precedenti Politiche (64 contro 74), pur non bissando il tracollo delle regionali. È proprio guardando all’exploit di un movimento antisistema come il Cinque Stelle e sommando idealmente a quel risultato il terzo di elettori siciliani rimasti a casa, che si fotografa al meglio lo spirito di questa tornata elettorale in un’Isola stremata e infuriata.

Quanto agli altri, si sono limitati a fare gli spettatori. Il voto nazionale ha catalizzato l’attenzione sui grandi partiti, lasciando alle liste territoriali le briciole. Basta citare il 2 per cento del partito di Raffaele Lombardo, fino a pochi mesi fa dominus della scena politica isolana, o il tracollo del movimento di Gianfranco Miccichè, storico leader del centrodestra, che resta fuori dal Parlamento. Unica eccezione il Megafono di Crocetta, che tiene rispetto alle regionali, ottiene il seggio per Beppe Lumia, ma non mette le ali come nei proclami del governatore, che in campagna elettorale aveva detto di voler contendere al Pd il primato nella coalizione. Gli innesti di transfughi delle ultime settimane avranno portato qualche giovamento. Ma queste elezioni si vincevano in un altro modo. Queste erano le elezioni dello tsunami.

twitter @salvotoscano1


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