Scandalo 118, i politici in coro: | "Sentenza che lascia sbalorditi" - Live Sicilia

Scandalo 118, i politici in coro: | “Sentenza che lascia sbalorditi”

I politici condannati dalla Corte dei Conti protestano: "Capovolta la sentenza di primo grado. Pronti a ricorrere in Cassazione e anche alla Corte di Strasburgo".

PALERMO – “Scandalo del 118? Il vero scandalo è questa sentenza, che fa passare per ladri delle persone oneste”. L’ex vicepresidente dell’Ars Santi Formica non ci sta e contrattacca. Quella sentenza, che coinvolge altri 16 politic e lo obbliga a risarcire la Regione con una cifra superiore ai 700 mila euro, non gli è andata giù: “E’ una sentenza che capovolge il giudizio di primo grado che aveva affermato la legittimità dell’incremento del numero di ambulanze. Sulle assunzioni poi mi chiedo: come mai, se erano illegittime, nessun assessore arrivato dopo ha previsto il licenziamento? Perché nessun piano di rientro ha mai riguardato il personale?”. E Formica attacca anche sulla ratio della sentenza: “Quelli sono servizi ‘a domanda’, mica si può fare una stima in anticipo. È come se noi pensassimo di pagare troppo i vigili del fuoco perché quell’anno ci sono stati pochi incendi. E comunque, visto che nessuno ha licenziato gli addetti alle ambulanze, e noi dovremo pagare per quei servizi già resi, si può parlare di ‘illecito arricchimento’ della Regione?”.

“Apprendiamo con stupore –  hanno invece affermato congiuntamente Francesco Cascio, Michele Cimino e Francesco Scoma che all’epoca dei fatti erano rispettivamente assessori regionali al Territorio, alla Cooperazione e al Lavoro – che la Sezione Giurisdizionale di Appello della Corte dei Conti della Regione Siciliana ravvisi il danno erariale ed emetta a nostro carico una sentenza di segno opposto a quella di primo grado che, invece, aveva a suo tempo escluso qualsiasi responsabilità per colpa, in capo ai componenti della giunta regionale di allora, tra cui i sottoscritti Cascio, Cimino e Scoma, all’epoca rispettivamente assessori al Territorio, alla Cooperazione e al Lavoro, e in quanto tali non investiti di alcuna diretta e specifica competenza in materia”.

“Noi – precisano Cascio, Cimino e Scoma – in seno alle deliberazioni di quella Giunta, relative al procedimento di affidamento del servizio 118, abbiamo solo preso atto di una proposta dell’allora assessore alla Sanità, Pistorio, peraltro, confermato da tutti gli assessori che si sono succeduti, quindi, non abbiamo avuto nulla a che fare con un coinvolgimento diretto nella questione”.

Cascio, Cimino e Scoma aggiungono: “Lascia, inoltre, amareggiati che dopo essere stati assolti in primo grado con una sentenza della Corte dei Conti che respinge la fondatezza della questione, oggi in secondo grado, non si tenga neppure conto della relazione istruttoria del dr. Messina, dirigente del servizio ispettivo della Finanza Pubblica dello Stato, il quale chiamato come perito di parte della Procura in primo grado, con riferimento alla situazione riscontrata anche nella nostra regione, deponeva a favore dell’aumento di questo personale, dichiarando egli ‘per garantire la presenza nell’arco delle 24 ore di un autista e di un soccorritore è necessaria la disponibilità di 5/6 autisti soccorritori e di 5/6 autisti per un numero complessivamente pari a 10/12 addetti'”.

“Ci chiediamo – concludono Cascio, Cimino e Scoma – come sia possibile passare da un’assoluzione in primo grado ad una condanna in secondo, senza che si consideri minimamente che non solo non eravamo assessori al ramo all’epoca, ma peggio ancora come la Procura non tenga conto neppure delle risultanze dei propri periti di parte”.

Si dice “sbalordito” anche l’ex assessore Antonio D’Aquino, mentre Innocenzo Leontini preferisce non commentare “una sentenza che non è ancora stata notificata al mio legale”. Si reputa del tutto estraneo alla vicenda, invece, Fabio Granata: “Io – dice – non ero nemmeno presente alla giunta incriminata. Allora mi occupavo di Turismo e Cultura, a stento so cosa è il 118. Farò ricorso in Cassazione cassazione contro una sentenza allucinante che smentisce senza motivare il proscioglimento pieno del primo grado di giudizio. Non ho mai nemmeno – aggiunge – sentito parlare di assunzioni. Una vicenda incredibile. Il fabbisogno delle ambulanze è stato definito necessario dalla stessa Corte dei Conti. Il personale e l’implementazione dello stesso lo decide la Commissione Sanità, e successivamente io e altri tre colleghi non eravamo nemmeno presenti alla giunta che lo ha recepito”. “Sono approdato in commissione – ha detto Giuseppe Arcidiacono – 14 giorni prima della pronuncia contestata dalla Corte dei conti. Per questo motivo sono estraneo a tutti i discorsi preparatori che ne hanno preceduto la definitiva approvazione”.


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