Morte Crisafulli, i familiari:| "Ambulanza senza defibrillatore" - Live Sicilia

Morte Crisafulli, i familiari:| “Ambulanza senza defibrillatore”

La famiglia Crisafulli ha presentato una querela alla Questura per far luce sulle eventuali responsabilità della morte di Salvatore, il paraplegico risvegliatosi da un coma, in attesa del nullaosta per il trattamento con le staminali. Pietro Crisafulli: “L’Asp non ha provveduto alla visita domiciliare richiesta e l'ambulanza del 118 è arrivata sprovvista di defibrillatore”.

Presentata Querela
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CATANIA – “Mio fratello è stato ucciso”. A due settimane dalla morte di Salvatore Crisafulli, il fratello Pietro non si arrende. Vuole giustizia. Così, di comune accordo con la famiglia, ha presentato una querela alla Questura etnea per far luce sul decesso, puntando il dito soprattutto sull’Asp. L’azienda ospedaliera – secondo i fratelli Crisafulli – sarebbe colpevole difatti di “non aver provveduto alla visita domiciliare del paziente” in tempi rapidi. La richiesta della visita pneumologia urgente risale, in realtà, aI 18 febbraio scorso. Data in cui le condizioni di salute di Salvatore si erano particolarmente aggravate. L’Asp gira l’istanza all’ufficio di competenza solo dopo tre giorni dalla pervenuta richiesta.

“Abbiamo insistito – racconta a Live Sicilia Catania Pietro Crisafulli – affinché mio fratello fosse sottoposto al controllo domiciliare nel minore dei tempi, ma così non è stato. I medici conoscevano bene lo stato di salute particolarmente delicato in cui versava Salvatore, ragion per cui avrebbero dovuto provvedere immediatamente”.

Il 21 febbraio le condizioni di Salvatore si aggravano di ora in ora. “Abbiamo telefonato – dice Pietro – diverse volte all’Asp per sollecitarla ma non abbiamo ottenuto, anche stavolta, alcun riscontro. Così, alle 11.24, siamo stati costretti a chiedere aiuto al 118. L’ambulanza arriva a casa dopo circa 15 minuti e sprovvista di defibrillatore, dispositivo fondamentale per il primo soccorso. Mio fratello subisce un arresto cardiaco e gli operatori non avendo altro effettuano un massaggio cardiaco. Per l’ospedale Salvatore era considerato un paziente scomodo in quanto necessitava di assistenza. Noi adesso vogliamo che i responsabili paghino. Metteremo a disposizione della magistratura le immagini del sistema di videosorveglianza collocato, da due anni, nell’area della casa adibita alla degenza di Salvatore. Potranno contribuire a far luce sulle responsabilità insieme, se ritenuto dagli organi competenti necessario, all’autopsia”.

 


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