Renzi lascia l'assemblea | senza dire una parola - Live Sicilia

Renzi lascia l’assemblea | senza dire una parola

Partita stamattina la direzione nazionale del Partito democratico. Attesi numerosi interventi dei principali dirigenti del partito, ma dopo la lunga relazione del segretario Bersani, Matteo Renzi lascia la sede della riunione.

DIREZIONE NAZIONALE DEL PD
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ROMA – Prosegue da stamattina  la direzione nazionale del Partito democratico. Ad aprile le danze, verso le 10:30 a Largo Nazareno, è stata la lunga relazione del segretario Pierluigi Bersani a cui sono seguiti, continuano ancora adesso, numerosi interventi dei principali dirigenti del partito.

D’alema, Franceschini, Gentiloni, questi alcuni degli interventi più attesi e già pronunciati. I presenti, i numerosi militanti e curiosi che stanno seguendo la direzione in streaming, non avranno, però,  il piacere di ascoltare forse il più atteso di tutti: Matteo Renzi. Dopo appena un paio d’ore il sindaco di Firenze è andato via senza dire nemmeno una parola. Ha ascoltato la relazione del segretario e poi ha lasciato la sede della direzione del Pd.

Relazione, quella di Bersani, che è durata circa un’ora. Il premier della coalizione di centrosinistra ha condiviso progetti, visioni e anche un mea culpa. “Apriamo questa direzione nel pieno rispetto dei percorsi istituzionali e delle prerogative del capo dello Stato, ma abbiamo il diritto-dovere di pronunciarci con semplicità davanti all’opinione pubblica”. Queste le prime parole del segretario del Pd, a cui sono seguite intenzioni chiare circa i passi che il partito potrebbe compiere per cercare di superare l’attuale momento di stallo politico istituzionale. Otto punti chiave, otto cose semplici da fare nell’eventualità in cui Napolitano dia il mandato a Bersani.

Otto obiettivi, secondo il leader del Pd, che potrebbero essere portati a termine in accordo, possibilmente, con il Movimento cinque stelle. “Qui non si sta corteggiando Grillo – ha spiegato Bersani – ma si tratta di capire ciò che si muove nel profondo, di bucare il muro dell’autereferenzialità del sistema, perchè comincia a essere in gioco il sistema stesso. Cosa intende fare il Movimento 5 Stelle? – ha affermato il segretario – Attende l’autodistruzione del sistema politico? Aspetta, spera, che su tutto questo noi si stia fermi e muti? Se è così fanno dei conti sbagliati. Abbiamo detto qual è la nostra proposta e, se ci sarà consentito, ci rivolgeremo al nuovo Parlamento”.

Con Grillo sì, se il movimento comincerà ad assumere un atteggiamento costruttivo nei confronti delle altre forze politiche, a Berlusconi, al contrario, Pierluigi Bersani chiude le porte, pare, in maniera definitiva: “Nessuna collaborazione è possibile – ha precisato il leader del Pd – con hi ha seminato il vento che ci ha portato la tempesta di oggi”.

E in coda, non è mancato il mea culpa, un’analisi critica, anche verso se stesso, sui risultati elettorali: “I dati parlano chiaro, c’è una sofferenza acuta nella base larga del consenso del Pd. Questa sofferenza sociale, il blocco dei processi di riforma della politica, la percezione di inutilità della politica ci fanno leggere largamente omologati al sistema che non gira – ha concluso – Ci viene attribuita come colpa persino l’esistenza di Berlusconi”.

 

 

 

 

 

 

 

 


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