Quel che resta della mia città - Live Sicilia

Quel che resta della mia città

Le strade, i prati, le macchie di verde e i roseti fortemente voluti vandalizzati e lasciati all'incuria, spesso, per mancanza di personale. Ciò che in un paese è stato fatto a costo dei sacrifici di tutti va salvaguardato da tutti.

PALERMO – Volgo lo sguardo sulla mia città. Dall’alto appare meravigliosa, i rumori sono attutiti dal fruscio delle foglie, le parole si disperdono nell’aria profumata, il verde naturale che mi circonda incanta, commuove e rafforza lo spirito. Seguo questa mia amata ma martoriata città nel suo cammino da anni, da quasi un decennio le sono stata accanto giorno per giorno impegnata in un lavoro che a volte mi ha anche tolto il sonno e l’ho amata ogni giorno di più dimenticando tutto quello che adesso è per me normale.

Palermo dal 2004 al 2011 non è stata mai un fiore all’occhiello dell’Italia e purtroppo non lo è stata da un tempo infinitamente più lungo ma il fatto che io la osservassi e cercassi di risolvere anche un solo piccolo problema al giorno mi dava una grande carica ed un grande forza.

Adesso il mio continuo alitare sui problemi quotidiani non c’è più; nei tragitti quotidiani tutto mi sembra peggiorato e mi sembra di ritrovare ogni giorno che passa la città in un più completo degrado che prelude alla morte. Ogni giorno spero che siamo arrivati alla fine di un tunnel che invece è sempre più lungo. Le rose che con tanto amore avevo coltivato sono sfiorite, i prati che con tanta forza avevo voluto e che quasi personalmente avevo seminato sono ricoperti di erbacce e di materiale indecente o sono morti, le macchie di verde che in ogni quartiere erano state create o sono state vandalizzate o in ogni caso abbandonate all’incuria, le ville storiche presentano un degrado ed una sporcizia che non avevo mai visto.

Cammino, mi guardo intorno e vedo quello che non vorrei, ad esempio un roseto che è stato abbandonato a pochi mesi dall’inaugurazione. E mi chiedo cosa importa al cittadino se c’è un metro cubo in più o in meno di cemento in una villa che sarà ricoperta di rose, se ha aspettato 15 anni per vederla nascere, se quell’area adesso finalmente potrebbe dare ossigeno e respiro ad una città che sprofonda sempre di più. Qualcuno dice che le rose qui non possono crescere e questo per me che sono una botanica è come dire che le piante non si riproducono, qualcuno dice che i prati non fanno parte del nostro paesaggio ed allora si lasciano senza cure, qualcuno dice che nelle ville non ci sono controlli ed allora si chiudono, come accade per la Zisa, un gioiello che è stato sempre difeso dal vandalismo e dal degrado con enormi sacrifici. E gli esempi e gli scempi sono purtroppo tanti.

Io credo che i cittadini amano il verde e lo rispettano quando è bello ma se questo verde è degradato tendono a vandalizzarlo ancora di più ed allora è proprio questo che bisogna evitare, il degrado, come l’amianto polverizzato che vola per le strade e che respiriamo senza rendercene conto.

Ciò che di buono in città è stato fatto non può essere mandato alla malora per mancanza di personale, non adoperandosi per la sua ottimizzazione, efficienza ed efficacia e soprattutto per mancanza di volontà. Ciò che in un paese è stato fatto a costo dei sacrifici di tutti va salvaguardato da tutti. Spero dunque che chi legge queste righe comprenda che non si può abbandonare tutto al degrado per ricominciare, forse in seguito, a ricostruire a costi via via crescenti, a spese dei cittadini, ma bisogna salvaguardare il patrimonio che i nostri predecessori ci hanno lasciato, migliorandolo e incrementandolo sicché ci sia traccia dello sforzo che ciascuno ha fatto per il bene comune.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI