Gli imprenditori e l'usura | Le storie di chi è finito nel tunnel - Live Sicilia

Gli imprenditori e l’usura | Le storie di chi è finito nel tunnel

L'inchiesta che ha portato in carcere Francesco Abbate e Gaspare Delia e fatto scattare il sequestro di un patrimonio da 20 milioni di euro svela storie di ordinaria difficoltà. Dal costruttore al fornitore di materiale edile, al tabaccaio: in tanti sono finiti nella morsa degli strozzini.

PALERMO – Storie di imprenditori. Di uomini e donne, pensionati e commercianti che vendono la propria serenità finendo fra le grinfie degli strozzini. Che li stritolano. La loro è una scelta consapevole e per questo ancor più drammatica. Le banche non concedono i prestiti che servirebbero per andare avanti e si trovano a un bivio: chiudere la propria attività oppure rivolgersi agli usurai.

L’inchiesta che ha portato in carcere Francesco Abbate e Gaspare Delia e fatto scattare il sequestro di un patrimonio da 20 milioni di euro svela storie di ordinaria difficoltà. L’indagine della guardia di finanza è partita dalla denuncia di due imprenditore di Balestrate. Entrambi operano nel settore edile. Uno come costruttore l’altro come fornitore di materiali. Per loro l’incubo è iniziato nel 2005. Non avevano in cassa la liquidità necessaria per pagare gli stipendi e saldare alcune fatture. Le banche gli hanno chiuso le porte e hanno deciso di rivolgersi ad Abbate. A Balestrate, dicono gli investigatori, la sua attività di usuraio era nota ai più. Prima un prestito di 10 mila euro, poi 30 e infine 35 mila euro. Sono finiti in un vicolo cieco, considerato che i tassi oscillavano tra il 120% ed il 300% annuo.

Abbate è soprannominato “il monaco” per via del suo rapporto viscerale con la fede. Le sue abitazioni a Balestrate e Palermo sono piene di immagini sacre, statue, altari. È un devoto della madonna. Una devozione che fa a pugni che con quello che, secondo i finanzieri, sarebbe il suo vero volto. E gli affari sarebbero andati a gonfie vele vista la fortuna che avrebbe accumulato illecitamente. Conti correnti, libretti di risparmio, quote di fondi comuni di investimento, titoli di Stato, azioni societarie e 60 immobili. Secondo la ricostruzione dei finanzieri, non si tratterebbe di uno strozzino, ma di un usuraio di alto profilo.

Chi non pagava non veniva minacciato, ma gli si chiedeva a garanzia del prestito l’ipoteca su una casa. Non saldare il debito avrebbe comportato la rinuncia automatica alla proprietà dell’immobile. Una tecnica che avrebbe riguardato le “pratiche” più onerose. Poi c’erano i piccoli prestiti settimanali.

Emblematica è la vicenda capitata al titolare di una tabaccheria della vecchia Palermo. La mancanza di liquidità l’aveva messo in ginocchio. Niente soldi e niente possibilità di comprare le sigarette da vendere ai clienti. Nessuno problema: sarebbe intervenuto Abbate a risolvere la questione. Il venerdì prestava al tabaccaio 5 mila euro e il lunedì il commerciante glieli restituiva con 500 euro di interessi. Facile e remunerativo. E se nel fine settimana la vendita di sigarette andava male? Abbate si faceva vivo lo stesso e si portava una parte delle sigarette e un mucchio di gratta e vinci a garanzia del futuro rientro dal prestito. Così deve essere accaduto di recente visto che a casa dell’arrestato i finanzieri hanno trovato intere stecche di bionde e i talloncini da grattare a caccia di fortuna.


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