Strage di Pizzolungo, 28 anni dopo |"Guai a cadere nella retorica" - Live Sicilia

Strage di Pizzolungo, 28 anni dopo |”Guai a cadere nella retorica”

Don Ciotti

Sono trascorsi 28 anni dal “botto” che cancellò in un istante la vita di Giuseppe e Salvatore Asta e della loro madre Barbara Rizzo. Quel tritolo era per il giudice Carlo Palermo. Parla Don Ciotti: "Dobbiamo fare sempre qualcosa di più, non basta commuoversi ogni tanto".

TRAPANI – Sono passati 28 lunghi anni da quel “botto” che cancellò in un istante la vita di due bambini Giuseppe e Salvatore Asta e della loro madre Barbara Rizzo. Quel tritolo era per il giudice Carlo Palermo. Doveva morire. La mafia l’aveva condannato a morte. Ficcava il naso nei suoi affari ed era necessario eliminarlo ed in fretta. Ma fece da scudo alla sua “blindata” l’utilitaria della famiglia Asta che si disintegrò. Il 2 aprile è così diventato un giorno della memoria. L’amministrazione comunale e l’associazione “Libera” hanno voluto commemorare quelle tre morti innocenti, ancora una volta, ancora alla presenza degli studenti, delle autorità e della gente comune. Stamattina nel luogo della strage, che ha segnato la storia della città di Trapani, c’era anche don Luigi Ciotti. Sollecitato dalle domande dei giornalisti ha chiesto di fare memoria attraverso “l’impegno, i progetti. Dobbiamo fare sempre qualcosa di più. Altrimenti c’è il rischio di cadere nella retorica. Attenti ai cittadini ad intermittenza. Non basta commuoversi ogni tanto”.

Margherita Asta che poteva essere su quell’auto distrutta dal tritolo ha parlato di “ferita aperta che con l’impegno riusciamo a non fare sanguinare. Ma quando torno qui, quando il ricordo si fa forte e rivivi quella giornata la ferita torna a sanguinare, ma c’è la voglia di fare che aiuta ad andare avanti. I miei fratelli e mia madre vengono ricordati in modo dignitoso. Ed è importante. E’ altrettanto importante che il 2 aprile non sia una giornata fine a se stessa, ma sia un’occasione per dare maggiore forza al nostro impegno”. Margherita Asta sta facendo la sua parte con l’associazione “Libera”. E la politica dell’impegno è stata richiamata, anche con toni duri, dal sindaco di Erice Giacomo Tranchida: “Il carrettino siciliano, che deve portare al riscatto delle nostre genti, non può girare solo con la ruota della legalità. Il rischio è che si avviti su se stesso. Deve, necessariamente, essere accompagnato da un’altra ruota, quella dello sviluppo. C’è bisogno anche di pane e di lavoro”.

Nel pomeriggio la carovana internazionale antimafia ha incontrato i soci-lavoratori della “Calcestruzzi Ericina”, un simbolo della lotta a Cosa nostra ed una conferma che la criminalità organizzata può essere battuta e può perdere terreno. Voleva quell’azienda ma le istituzioni sono riuscite ad impedirlo. Il boss Vincenzo Virga era pronto a tutto pur di rientrarne in possesso, ma il prefetto Fulvio Sodano riuscì a tenere la mafia lontana da un’azienda che ha saputo trasformarsi in uno strumento di pressione nei confronti dei suoi lavoratori in un’occasione di sviluppo e di crescita per loro e per le loro famiglie. La musica dei “Modena City Ramblers” chiude una giornata che è stata dedicata alla memoria, alla proposta, come quella di don Ciotti, d’intitolare una strada ai gemellini Asta e alla loro mamma, magari quella al porto che ora ricorda i grandi eventi ed in particolare le fasi preliminari della “Coppa America” di vela che si tenne a Trapani nel 2005. Il gruppo musicale ha portato con sé un inedito che ricorda il sacrificio del 2 aprile 1985.


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