Quel silenzio che sa parlare | Fiaccole illuminate contro l'autismo - Live Sicilia

Quel silenzio che sa parlare | Fiaccole illuminate contro l’autismo

Fiaccolata per la giornata mondiale dell'autismo. Tanta gente a piazza Politeama. E tanta speranza alla luce delle fiaccole accese.

PALERMO- Loro c’erano. Hanno riscattato col silenzio le nostre parole inutili. Loro c’erano: i bambini autistici insieme ai genitori. Hanno illuminato con le fiaccole piazza Politeama. Come ogni anno, sperano che un po’ di luce non vada perduta.

Terribile è il silenzio negli occhi di un bambino, scriveva un poeta studiato a scuola. Terribile è l’autismo che pietrifica, separa e offre a chi ama questi bambini una rincorsa faticosa, che si trasforma in insegnamento, man mano che si va avanti. La serata la apre Sara, cantando “Fratelli d’Italia” con gli occhi socchiusi, feriti dalla luminaria dei riflettori. Serve l’ausilio di una piccola mano per non esserne travolti. Sara canta: “Fratelliii d’Italiaaa”, con una vocina che si fa enorme, mentre tutte le altre voci si spengono. E non tralascia nemmeno il rituale “parapà parapà parapappapappappà” che tutti urliamo quando gioca la Nazionale, con allegria da tifosi.

Qui, al Politeama, c’è qualche sorriso esibito. C’è qualche lacrima svelata. Racconta le difficoltà, il dolore, la fiducia edificata sulle macerie. Racconta la sofferenza che è diventata partecipazione, comprensione di un universo a parte. Sara canta, conclude con un filo di fiato, con la manina sugli occhi e sugli occhiali. Sua mamma, Rosi Pennino, la osserva da dietro, incantata. Lei ha imparato e sta imparando il mistero di Sara. Comunicarlo è un prodigio della volontà, in una piazza di Palermo gremita di gente.

Rosi è una delle anime del comitato “L’autismo parla”. Ha trasformato il suo apprendistato a contatto con la “disabilità” in opportuno riscatto. Una vera operazione politica di rinascita. Spiega le ragioni del disagio: “Al compimento dei diciotto anni, il malato di autismo perde la sua qualifica e diventa semplicemente uno psicotico. Vogliamo più attenzione e maggiore sensibilità. Ci aspettiamo che il nostro grido non resti inascoltato. Vogliamo strutture pubbliche, servizi per i nostri ragazzi”. Le mamme annuiscono. I figli si preparano all’esibizione. C’è Alessio che suona il pianoforte benissimo. Sì, un “disabile”. Ci sono quelli che prendono coraggio e salgono sul palco.

Trovano il sindaco Leoluca Orlando, l’assessore Lucia Borsellino e l’assessore Nelli Scilabra. E ci pare giusto sottolineare il senso di responsabilità di tre personalità pubbliche che hanno scelto di non disertare, come è logico criticare gli amministratori quando latitano. Stavolta, la promessa è solenne: non volteremo la testa. Lotteremo perché all’autismo sia assicurato un sostegno. Annotiamo e daremo conto. Alessio suona come Rubinstein in sedicesimo. Si becca l’applauso. Ma forse dovremmo applaudire di più Alessio i suoi fratelli, quando ci guardano. Quando non somigliano a Dustin Hoffman in “Rain Man”. Qui non ci sono uomini della pioggia. C’è il silenzio dei bambini che illuminano il nostro buio.


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