La nuova mafia, 37 arresti | in provincia di Palermo - Live Sicilia

La nuova mafia, 37 arresti | in provincia di Palermo

Gli arrestati

Azzerati i mandamenti del palermitano che avevano stretto un'alleanza in nome degli affari e del controllo del territorio, dando vita ad una struttura superiore con base operativa a Camporeale. Eseguite 37 ordinanze di custodia cautelare in carcere. Le accuse sono associazione mafiosa ed estorsione. In cella pure il sindaco di Montelepre.

OPERAZIONE DEI CARABINIERI
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PALERMO – Una raffica di arresti azzera i clan mafiosi e svela i piani di Cosa nostra in una grossa fetta della provincia di Palermo. Una Cosa nostra che dialoga sempre con la politica. È finito in carcere anche il sindaco di Montelepre, Giacomo Tinervia.

I mandamenti di San Giuseppe Jato e Partinico avevano stretto un’alleanza in nome degli affari e del controllo del territorio. Il centro del potere del super mandamento era Camporeale. I carabinieri del Gruppo di Monreale e del Nucleo operativo di Palermo stanno eseguendo una 37 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti affiliati a Cosa nostra. Le accuse sono associazione mafiosa ed estorsione.

Dalle indagini è venuto fuori che i clan mafiosi avevano creato un organismo gerarchicamente superiore con l’obiettivo di coordinare le attività dei due mandamenti. Il ruolo chiave di supervisore sarebbe stato affidato ad Antonino Sciortino, originario di Camporeale. Ufficialmente fa l’allevatore. Si tratta di un personaggio già noto alle forze dell’ordine – e’ stato scarcerato nel 2011 dopo avere scontato una condanna a dodici anni – che non avrebbe perso tempo a rientrare nel giro con i gradi di capo. In passato il nome di Sciortino saltò fuori anche nella vicenda del pizzo imposto al titolare di una ditta del suo paese che si era aggiudicata i lavori per la ristrutturazione della scuola don Pino Puglisi di Brancaccio.

Sarebbe stato lui a raccogliere le istanze che arrivavano dal territorio. E in particolare da Giuseppe Speciale e Salvatore Mulè che, secondo gli investigatori, reggevano le sorti rispettivamente dei mandamenti di San Giuseppe Jato e Partinico. Anche i loro sono nomi ricorrenti nelle indagini della procura distrettuale antimafia di Palermo.

Il lavoro di magistrati e carabiniedee del nucleo investigativo ci consegnano lo spaccato di una mafia forte, arroccata nelle tradizioni che l’organizzazione ha perduto soprattutto man mano che ci si avvicina verso Palermo. A Partinico e San Giuseppe Jato vigono ancora le regole dell’affiliazione con tanto di giuramento, punciuta e immagine sacra che brucia nelle mani del nuovo uomo d’onore. I boss non hanno mai smesso di controllare la gestione e i confini della terra. Una mafia rurale, dunque, ma capace anche di imporre il pizzo. In particolare, si fa riferimento alle estorsioni, captate dalle microspie, ai danni di quattro commercianti e imprenditori. Nessuno di loro ha denunciato di essere finito nella morsa del racket.

Proprio la vicenda del pizzo avrebbe inguaiato il sindaco di Montelepre. I carabinieri seguivano il capomafia Giuseppe Lombardo e lo hanno intercettato mentre ricordava ai suoi di avere scoperto che Tinervia avrebbe intascato una tangente e di averlo richiamato all’ordine con queste parole che riferiva ai suoi interlocutori: “Giacomino quanto ti sei fottuto… Giuse’ dice che in tutto il lavoro mi puoi dare settemila euro… lo hai messo a posto tu?”. A quel punto il sindaco avrebbe fatto da intermediario per il pagamento dell’estorsione imposta all’imprenditore: venti mila euro.

C’è poi un inquietante capitolo del lavoro dei pubblici ministeri Francesco Del Bene, Sergio Demontis e Daniele Paci e riguarda un omicidio. Uno dei 37 arrestati è stato intercettato mentre parlava di “lacci” da prendere per strangolare qualcuno.

Ecco l’elenco completo degli arrestati: Antonino Sciortino, Salvatore Mulè, Giuseppe Speciale, Giuseppe Libranti, Francesco Lo Cascio, Giuseppe Lombardo, Giuseppe Marfia, Francesco Matranga, Giuseppe Micalizzi, Francesco Vassallo, Giuseppe Antonio Vassallo, Salvatore Tocco, Vincenzo Madonia, Christian Madonia, Antonio Badagliacca, Davide Buffa, Francesco Sorrentino, Salvatore Romano, Santo Porpora, Domenico Billeci, Carmelo La Ciura, Onofrio Buzzatta, Vincenzo La Corte, Ignazio Grimaudo, Giovanni Rusticano, Salvatore Lombardo classe 1922, Giuseppe Abbate, Antonino Giambrone, Angelo Cangialosi, Giacomo Tinervia, Sergio Damiani, Calogero Caruso, Valica Buzila, Giovanni Longo e Sebastiano Bussa, Salvatore Prestigiacomo, Giuseppe Lo Voi.

La redazione precisa che Vincenzo La Corte è stato scarcerato.


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