Merlo e il "finale grottesco | del pm esattore" - Live Sicilia

Merlo e il “finale grottesco | del pm esattore”

Antonio Ingroia

Graffiante commento di Francesco Merlo sulla vicenda dell'ex pm: "Una grande confusione di ruoli. Il giudice diventa, nel bene e nel male, il politico, lo storiografo, il sociologo, il criminologo e ora persino l’esattore”.

su la repubblica
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PALERMO – “Il finale grottesco del giudice Ingroia”. E’ questo il titolo più che eloquente del lungo e pungente articolo di fondo pubblicato oggi su ‘la Repubblica’, a firma di Francesco Merlo. Quattro ampie colonne di una biografia colma di quella satira tagliente che ben presto affonda la lama trasformandosi in una critica colpo su colpo all’ex pm palermitano, adesso leader della lista Rivoluzione Civile. Quelle che Merlo ripercorre nel suo fondo sono le vicende che nell’ultimo anno hanno riguardato Ingroia con grande attenzione all’ultimo grande incarico offertogli direttamente dal presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, che lo avrebbe portato ai vertici di Riscossione Sicilia, l’Equitalia siciliana: “Una grande confusione di ruoli con il giudice che diventa, nel bene e nel male, il politico, lo storiografo, il sociologo, il criminologo e ora persino l’esattore”, si legge.

Quella che dipinge la penna di Merlo è l’immagine di un Ingroia ben lontana dal prestigio e dal seguito che aveva ai tempi della lotta antimafia, è il ritratto di un personaggio controverso diviso tra politica, magistratura e “pregiudizi enantiodromici”, come li definirebbe uno psicoanalista. “Sembra un personaggio di ‘Benvenuti al Nord’, quando disprezza la sede giudiziaria di Aosta assegnatagli dal Csm perché è la sola dove lui non si era presentato – si legge sulle colonne de la Repubblica – ed è strano che i magistrati di Aosta, trattati come pensionati alle Terme di Montecatini, non abbiano chiesto al Csm di tutelare la loro reputazione come ha fatto, per molto meno, il procuratore Giancarlo Caselli dopo le dichiarazioni in tv del presidente del Senato Piero Grasso”.

Nel mirino di Merlo entrano soprattutto le ultime iniziative dell’ex pm palermitano, colpevoli di aver trasformato una “bella biografia” in un “canovaccio grottesco” grazie al quale lo stesso Ingroia ha servito su un piatto d’argento al “Sallusti di turno” la possibilità di “sberleffare in lui l’intera magistratura”. Ed è così che Merlo ricostruisce l’ultimo anno dell’ex pm palermitano: Ha lasciato le “inchieste importantissime e delicatissime contro ogni logica investigativa e giudiziaria per un breve incarico internazionale in Guatemala del quale si ricordano solo le interviste (cult) sotto le palme”, ha fondato un movimento politico che non ha ottenuto la rappresentanza né alla Camera né al Senato e ha accettato l’incarico offerto direttamente dal presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, ai vertici dell’Equitalia siciliana.

Ed è proprio l’immagine del “giudice-esattore”, bocciata dal Csm, che rimane indigesta. “La magistratura viene danneggiata perché è equiparata ad un’esattoria ma ne esce danneggiata anche la funzione dell’esattore che comporta a sua volta un sapere specializzato che qui viene avvilito. L’esattoria siciliana, sia nella fase dell’accertamento sia nel momento esecutivo, ha bisogno non dico di ragionieri perbene ma, più propriamente, di probi commercialisti, finanzieri pazienti, tecnici specializzati”. L’unica carica che al termine di questo tran tran ne sarebbe uscita vincente – ancora nell’analisi di Merlo – sarebbe stata quella di leader del movimento Rivoluzione Civile che grazie al “fuori ruolo” richiesto da Ingroia, gli avrebbe consentito di “esercitare la sua legittima ricerca di consenso ma da una posizione di potere, molto mediatica, molto politica. Il protagonismo e la vanità di Ingroia – si legge ancora nel lungo articolo – diventano l’alibi dei suoi tentati delitti contro la giustizia”.


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