Presti: “Crocetta ha sbagliato | Vi spiego perché ho rifiutato” - Live Sicilia

Presti: “Crocetta ha sbagliato | Vi spiego perché ho rifiutato”

In una lunga intervista sul numero in edicola di I love Sicilia, il mecenate messinese spiega le ragioni che lo hanno spinto a dire di no a un posto in giunta: “Ho voluto dare una lezione etica e politica a tutti i deputati dell’Assemblea regionale, a un potere autoreferenziale del nulla”.

SUL NUMERO IN EDICOLA DI I LOVE SICLIA
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PALERMO – Premessa. Antonio Presti è un poeta. Nell’anima. Come sa chi lo conosce da tanto tempo. E quindi anche le parole, più che dal cervello o dalla pancia, come capita ai più, in lui vengono fuori dall’anima. Comincia così la lunga intervista sul nuovo numero di I love Sicilia, al mecenate messinese Antonio Presti, l’intellettuale del risoluto “no” al suo amico, il presidente Rosario Crocetta, conosciuto sin primi passi della Fiumara d’arte, dalle lotte di Gela, da quelle per la liberazione di Librino, del fiume Oreto e così via. “Ho voluto dare una lezione etica e politica a tutti i deputati dell’Assemblea regionale, a un potere autoreferenziale del nulla. Non posso dire che ha perso Crocetta, o Cracolici, o Lupo, o Lumia. Ha perso il sistema”.

Un “no” determinato “da chiacchiere, insinuazioni, volgarità sparse in quantità”. Alle quali, dice Presti, Crocetta non ha saputo rispondere adeguatamente e, per questo, “ha sbagliato”.

“Il sistema era tutto pronto ad attaccare la mia candidatura. Lo stesso sistema di una politica di assassini e banditi che per trenta anni si è scatenata per offendere la cultura. E si vede in che stato sono ridotti l’assessorato e la Cultura. Macerie. Trent’anni di lotta. Da una parte io, dall’altra loro. E, dopo trent’anni, io non potevo andare perché ero ‘l’amico di Crocetta’. Orrenda per me l’idea che qualcuno potesse scatenarsi dicendo che io ero stato non scelto non perché sono un artista, ma per altro”.

Ma Presti non si ferma all’amico presidente. Parla di burocrati, politici di un sistema culturale “che non ha fatto sentire la sua voce”, di “una stampa asservita al potere di turno”. Quindi incalza: “Ognuno ha la sua storia”, commenta. E aggiunge: “Da trent’anni io sono osteggiato dall’assessorato ai Beni culturali. Un centro di potere che non ha rispettato né la Fiumara d’arte né me stesso. Io, nemico per assessori e dirigenti. Il mio ingresso in quei corridoi sarebbe stata davvero la chiusura di un cerchio magico. Altro che i ‘cerchi’ malamente descritti da qualche giornale… . Avrebbero detto che c’era conflitto di interesse con la Fiumara. Ma, ignoranti, la Fiumara costruita con i miei soldi io l’ho donata alla Regione. Dove sarebbe il conflitto? Io dono il mio patrimonio alla Regione. Non mi comporto come ladri e banditi che rubano la qualunque”.

Un rammarico? “Certo, una rivoluzione dei Beni culturali l’avrei saputa fare. Distrutti da un potere scellerato, senza presunzione, io avevo il modo per restituire ai Beni culturali un valore di identità, come cemento di popolo. No, Presti non doveva passare. Perché le politiche scellerate si ripresentavano, pronte ad attaccarmi. Adesso che Presti poteva ‘trasiri’, no, non si può, non si deve”.

(Leggi l’intervista integrale su I love Sicilia, aprile 2013, che puoi acquistare anche cliccando QUI)


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