“Siamo rimasti in mutande” |Il grido dei gestori dei pub - Live Sicilia

“Siamo rimasti in mutande” |Il grido dei gestori dei pub

Un grido d'allarme lanciato dai commercianti del centro storico della Città attraverso una provocazione, senza dubbio ironica, ma non per questo meno seria.

CATANIA – Sono all’esasperazione e ridotti in mutande e, come dimostrano, le più che eloquenti immagini, non hanno esitato a manifestarlo in maniera esplicita questo pomeriggio in piazza Vincenzo Bellini, i tanti rappresentati delle attività commerciali situate nel quadrilatero del centro storico. Una piazza, da sempre cuore della movida catanese e punto d’aggregazione, in cui la gente s’incontra, s’innamora, trascorre momenti di gioia e spensieratezza, ma la cui fisionomia, oggi, appare segnata dall’acuirsi della crisi economico-finanziaria, che ha messo in ginocchio i tanti titolari di attività.

Roberto Tudisco, Presidente del sindacato FIPET-CIDEC, senza peli sulla lingua, racconta tutte le ragioni della protesta. “Siamo qui per protestare – spiega a LiveSiciliaCatania- contro il Sindaco Stancanelli e la sua Amministrazione che negli ultimi cinque anni ci ha sottoposto a continue vessazioni lavorando, praticamente, contro di noi. Ci riferiamo ad un susseguirsi di continue e scellerate ordinanze che hanno comportato gravi danni alle attività dei commercianti, senza che, però, sia mai stato effettivamente avviato un tavolo di concertazione che ci permettesse di giungere ad un compromesso ragionevole. Siamo stati messi dinanzi a cose fatte – prosegue – senza mai essere interpellati. Basti pensare alla drastica riduzione delle ore di lavoro e del suolo pubblico a disposizione (si è passati, infatti, dai sei metri e cinquanta concessi l’anno scorso ai cinque metri attuali) con una conseguente perdita del fatturato che si aggira intorno al 60%. Non riusciamo ad individuare, le normative giuridiche in virtù delle quali siano stati compiute queste riduzioni. Non è più possibile – aggiunge – la riproduzione di musica o di performance dal vivo e non ci sono eventi in programmazione. La movida di Catania è ridotta in mutande, insieme, ai tanti commercianti. Moltissimi, per esempio, sono stati costretti a chiudere o a licenziare giovani ragazzi che lavoravano nei vari pub”.

La protesta di oggi, mette in luce, inevitabilmente, il fenomeno dell’abusivismo che imperversa nella Città, a spese dei tanti lavoratori regolari. “Abbiamo sempre cercato – aggiunge – di suggerire all’Amministrazione, l’attuazione d’interventi che ci tutelassero e che potessero agevolarci. In particolare, chiediamo, misure che contrastino l’abusivismo, sia relativamente i parcheggiatori sia per quanto riguarda, coloro i quali svolgono, illecitamente, le nostre stesse attività. Tuttavia, non abbiamo mai avuto risposte confortanti. Al contrario, siamo stati accusati di avere ridotto il centro storico in un campeggio e l’assessore Fabio Falco, addirittura, ci ha spiegato che l’abusivismo è un fenomeno sociale. Bene, noi rispondiamo che dare da mangiare ai nostri figli è anche un fenomeno sociale. Sono stati spesi, per esempio, milioni di euro per attivare la Brt, che è senza dubbio una grande idea, ma che finora ha causato solo disagi e un morto”.

A protestare, insieme ai tanti rappresentanti delle varie attività commerciali anchequalche cittadino che ha rivendicato l’amore per il centro storico. “ La riduzione dello spazio del suolo disponibile – spiegano un gruppo di ragazzi – rappresenta un problema anche per noi clienti che non riusciamo mai a trovare tavoli liberi dove sederci il venerdì sera. E’ assurdo – concludono – spendere milioni di euro per i centri commerciali e non investire, adeguatamente, sul centro storico. Non tutte le città godono di un patrimonio simile, per questo va tutelato”.

La replica dell’amministrazione. “Siamo di fronte a una becera strumentalizzazione elettorale di chi non si fa scrupolo di utilizzare gli esercenti per sostenere una parte politica. L’Amministrazione Comunale sta rilasciando le autorizzazioni nei tempi e nei modi dovuti, come ben sanno gli operatori commerciali, con cui ogni giorno gli uffici collaborano per trovare soluzioni eque che contemperino le esigenze delle attività con quelle del decoro urbano e dei residenti. Pazienza se questa opera di doverosa mediazione non piace a qualche esponente di sigla sindacale più impegnato in campagna elettorale che a difendere gli interessi di categoria”.

 

 


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