PALERMO- Qui è vietato stare. Ci sono le cresime. E così, un uomo, una donna e un bambino – che confermano – hanno dovuto arrotolare lo striscione per Agnese Borsellino, moglie di Paolo, e riporlo via a malincuore, a San Pietro. La storia circola su facebook, con qualche commento pepato: perché è successo? Perché non si può esprimere in un luogo pubblico solidarietà alla consorte di un giudice acclamato ovunque come un martire? Perché chi lo ha portato lì è stato considerato un manifestante? La storia la racconta su Notiziando Simona Mazza, la donna protagonista suo malgrado dell’evento con Alessandro Portelli e suo figlio di undici anni. Ecco un estratto corposo del racconto.
“Papa Francesco inizia la sua omelia con ‘siate controcorrente’, “perché Dio vi sente”, appena fuori dalla basilica la polizia romana naviga seguendo invece una corrente molto più comoda, che suscita tuttavia qualche perplessità. Raccontiamo la storia di due “pericolosi” esponenti dell’Associazione “Sostegno Fraterno“ ad Agnese Borsellino. Ore 9,30: l’incontro all’esterno del colonnato di S.Pietro, con striscione lungo 10 metri, da gestire in mezzo al flusso dei pellegrini, ci impone manovre ingombranti che catalizzano la solerte attenzione di due agenti della polizia addetti alla sorveglianza. La domanda a bruciapelo che ci viene posta riguarda il contenuto dello striscione e soprattutto le motivazioni che ci hanno portato in piazza. Non c’è nulla di “allarmante”: si tratta di una scritta soggetta a due interpretazioni, ma il suo senso è assolutamente inequivocabile.
“Fraterno Sostegno” e a capo, o in calce che dir si voglia “Agnese Borsellino”. Non esiste alcuna preposizione semplice o articolata che lasci intendere il sostegno del Papa verso Agnese, (moglie del giudice barbaramente ucciso da una mafia collusa con le istituzioni), né tanto meno il sostegno di Agnese verso il Papa. Semplicemente “Fraterno sostegno”, una frase bellissima nella sua disarmante innocenza. Se per noi la scritta è eloquente, così come eloquente è il messaggio positivo che esprime, gli zelanti poliziotti sentono la necessità di interpellare i loro esimi dirigenti, sottolineando che non si possono esibire striscioni senza aver autorizzato preventivamente la questura”.
Arrivano i responsabili. “La sentenza è asciutta: “Che c’entra il cartello con le cresime?”. La “capa” mi chiede i documenti senza troppa convinzione e capendo l’antifona desiste, poi smorza i toni.
Le prime motivazioni del veto sono quelle che non si può manifestare senza autorizzazione , indipendentemente dal contenuto. In uno slancio di puntualizzazione, una delle agenti afferma che potremmo anche presentarci con un cartello sul problema delle discariche, se autorizzato. “Manifestazione?”- dice Alessandro Portelli – come è possibile definire due adulti e un bambino “manifestanti”. Ok , sediamo le polemiche, tanto parliamo arabo a due cinesi e lasciamo lo striscione al posto di polizia. il nostro obiettivo adesso è vedere Papa Francesco. Entriamo in Piazza armati solo di pennarello e magliette bianche (cosa totalmente casuale). Scrivo la frase “proibita e poco attinente “sulla maglia di mio figlio e sulla camicia bianca di Alessandro e speriamo che il Papa si accorga della nostra presenza. Dentro la piazza c’è una massiccia presenza di striscioni, bandierine e slogan di ogni tipo, incluso qualche cartello che ricorda che oggi si celebra la “giornata dell’amianto” .
La testardaggine e soprattutto l’amore per la conoscenza della verità mi portano a chiedere ai vicini “ manifestanti” se sono stati autorizzati a esibire i loro striscioni, ma a quanto pare solo noi abbiamo avuto questo problema. “Si sono limitati a vedere se c’erano scritte strane”, questa la risposta”.
Alessanro Portelli chiosa con la voce rotta: “Era solo un bel modo, un sistema pulito per rendere omaggio a una splendida donna che ha sostenuto un uomo meraviglioso”. Pare che la presenza di quello striscione a San Pietro fosse stata chiesta, con garbo e dolcezza, dalla stessa Agnese durante un breve incontro con i membri del gruppo: “Vedo l’Angelus in tv, mi piacerebbe…”. Non è stata accontentata.
Lo trovo semplicemente DISGUSTOSO,soprattutto perche’ si volevano ascoltare le parole del Papa!
Lo trovo semplicemente Giusto e corretto. Finalmente qualcuno Che fa rispettare regole e norme a prescindere dai cognomi. Certo siamo a Roma e quindi non sta l’influenza dei cognomi.
Non c’è da farne un caso. Soltanto un’ulteriore conferma che la mamma dei cretini è sempre incinta.
SONO D’ACCORDO CON LUCA,SAN PIETRO NON E’ UNO STADIO IN CUI SI METTONO STRISCIONI ,ED E’ GIUSTISSIMO QUELLO CHE HANNO FATTO,A PRESCINDERE DAL NOME NOTO.
scusate, con tutto il rispetto per Agnese borsllino, ma che c’entra con le cresime? non siamo mica allo stadio!
La signora Borsellino – che sta malissimo, purtroppo – aveva chiesto lo striscione, con garbo. In quella piazza, come si legge, c’erano altri striscioni. Il cognome Borsellino, evidentemente, piace solo quando chi lo porta è passato a miglior vita. Scrisse Bocca: “L’eroe italiano è sempre quello morto”.
Dott. puglisi, c’è qualcosa di poco chiaro in tutta questa storia. Stando a quanto lei ha appena scritto, la vedova Borsellino, avrebbe chiesto di introdurre uno striscione di sostegno a se medesima? Ho capito bene?
Ma in questo paese rispettiamo i nostri eroi solo a parole soltanto quando sono trucidati per mano mafiosa mentre non abbiamo alcun rispetto per l’iniziativa della moglie del nostro eroe che sicuramente con il suo striscione non avrebbe turbato nulla. Gli italiani non posono dimenticare il dolore di questa donna speciale innanzi alla quale dobbiamo inchinarci per il solo fatto che ha perduto l’adorato marito in una guerra di mafia e di potere.
Signora Borsellino vada per la Sua strada Lei è una grande donna e diffidi da chi Le si avvicina durante le cerimonie per baciarle la mano o accompagnarla Lei ha una sola guida il Suo grande amato Paolo.
Sottoscrivo quanto Lei sostiene, soprattutto x avere messo in risalto l’ipocrisia durante le cerimonie che non servono a nulla se non si ha rispetto nelle iniziative private x ricordare il grande Paolo!
Prima di tutto bisogna stabilire se si tratta davvero di “un’iniziativa della moglie del nostro eroe”, perchè che la signora Agnese abbia richiesto di introdurre in quella piazza uno striscione lungo 10 metri di “sostegno” a se stessa, la trovo una circostanza priva di senso ed infatti dubito fortemente che sia vera.
Su facebook, sulla pagina dell’omonimo gruppo “Fraterno sostegno ad Agnese Borsellino” si legge che la signora Agnese, da casa, “cercava con lo sguardo il NOSTRO, il suo, striscione in Tv, è rimasta profondamente delusa da ciò che è successo”.
Va bene, prendiamo atto, ma ancora più stupiti di prima, perchè questa storia della moglie di Borsellino che si aspetta di vedere in TV uno striscione di 10 metri di sostegno a se medesima, continua a suscitare perplessità.
La signora è malata, lo sappiamo, e conosciamo la sua malattia, anche perchè il sottoscritto purtroppo ha in famiglia una persona vicinissima con lo stesso, raro, male. Ma certo se vado in San Pietro per pregare per lei, non ci vado con uno striscione di 10 metri invocante il suo “sostegno”. Parliamoci chiaro: la signora Agnese è si malata, ma mi pare anche piuttosto strumentalizzata. Quello striscione, forse non è entrato in San Pietro per motivi squisitamente umanitari, forse ci è entrato con lo spirito che ha animato il gruppo che lo ha ispirato, e quindi credo che chi ha impedito tale accesso alla Piazza, sia meno fesso o brutto o cattivo di quello che sembra, perchè comunque quello non era uno striscione originato da motivi puramente umanitari, ma intriso di malcelato polemismo, e trovo la cosa particolarmente deprecabile proprio perchè è coinvolta la signora Piraino.
NESSUNO di noi infatti, NESSUNO, negherebbe, in qualsiasi circostanza, sostegno morale o materiale alla Signora Agnese Borsellino. Che bisogno c’è dunque di stendere uno striscione di 10 mt, che invochi tale sostegno? Il messaggio di per sè, in realtà, contiene una chiave di lettura meno patente, che lascerebbe intendere che esista in questo paese una posizione, da parte di qualcuno, capace di negare od impedire in qualche modo il sostegno alla vedova Borsellino, o che comunque la signora abbia necessità di sostegno per difendersi da qualcuno. Ma IN REALTA’ non c’è alcuna ostilità, da nessuna parte, verso la signora Agnese. Soltanto stima, solidarietà, affetto e vicinanza, di tutti. Se non è così, mi vengano fatti degli esempi capaci di dimostrare il contrario.
E allora, forse, è meglio tirare giù la maschera.
“Fraterno sostegno ad Agnese Borsellino” non è una un’invocazione pietistica o di natura cristiana, ma il nome di un GRUPPO costituito anche su iniziativa del PM di Caltanissetta Gozzo, che, come si legge claramente e dichiaratamente nella pagina del Gruppo in questione, “nasce dalla volontà di dimostrare vicinanza ed affetto alla signora Agnese Borsellino, IN SEGUITO ALLE DICHIARAZIONI RILASCIATE DAL GENERALE ANTONIO SUBRANNI.” Ah ecco, dunque siamo a bomba. Un gruppo di sostegno fondato per polemizzare con un generale del ROS, e quindi per innescare un contrasto, una divergenza; indi c’è ben poco di cristiano.
Allora forse è meglio rammentare i fatti. La signora Agnese viene chiamata a deporre in procura a CL, nel 2009 e nel 2010. Espone fatti con dovizia di particolari, e su tale testimonianza non c’è nulla da eccepire, nemmeno Subranni credo la contesti nella sostanza, attualmente. Però quando tale testimonianza viene resa nota, Subranni viene interpellato a caldo da due giornalisti, i quali gli riferiscono il contenuto di quella testimonianza in modo quanto meno opinabile. Subranni rimane sconcertato, inizialmente ritiene che la signora Agnese abbia detto cose non vere, e fa un’infelice, infelicissima, battuta sul suo stato di salute, a volersi spiegare le presunte falsità. Però nel giro di pochi secondi ci ripensa, e chiede ai giornalisti di non tenere conto di quel commento, perché prima di commentare, ritiene di dover verificare le parole esatte testimoniate dalla signora Agnese. Giusta intuizione, perché in realtà quanto raccontato esattamente dalla vedova Borsellino, non merita alcun commento negativo, neppure da parte di Subranni. E’ semmai la manipolazione mediatica di quelle parole, ciò che rappresenta un problema per il generale dei carabinieri. Ma è troppo tardi. Nella pubblicazione dell’intervista naturalmente viene fatto esattamente il contrario di quanto richiesto dall’intervistato, e viene diffusa soltanto quell’infelice battuta fatta “a caldo”, omettendo naturalmente di diffondere il seguito, soprattutto l’immediata rettifica. Ciò consente agli antagonisti tradizionali di quei carabinieri, di cogliere la palla al balzo stigmatizzando subito un’apparente situazione di contrasto.
Quindi subito l’episodio viene strumentalizzato, persino mediante la fondazione di un Gruppo “sociale”, come per stigmatizzare l’esistenza di una polemica, una rottura, fra i carabinieri rappresentati da Subranni e la vedova Borsellino, vale a dire per creare un contesto divisorio e partigiano che in realtà non esiste, ma che può rappresentare un utile supporto alla campagna mediatico-giudiziaria corrente contro i componenti del ROS siciliano che furono artefici della cattura di Totò Riina.
Come dire: noi difendiamo la vedova Borsellino dalle insidie e le critiche di quei carabinieri. Ed oggi, a supporto di tale iniziativa, si è cercato persino di introdurre in San Pietro uno striscione.
Ebbene, cari tutti, questa è una strumentalizzazione bella e buona.
Io potrei allo stesso modo entrare in San Pietro domenica prossima con uno striscione, rivolto implicitamente agli autori dell striscione precedente, con su scritto “Non strumentalizzate la vedova Borsellino”, ma se mi fosse impedito e lo striscione mi venisse sequestrato, in coscienza, non potrei certo lamentare un torto. Eppure, così come oggi, mi pare un po’ furbamente, si dimostra sdegno per l’avere impedito di proclamare il “sostegno” alla vedova, chi potrebbe dire che non sia giusto dichiarare sdegno per l’oscuramento di una generica invocazione a non strumentalizzarla? Penso che, in senso assoluto, nessuno al mondo vorrebbe dirsi d’accordo con una sua strumentalizzazione.
E allora cerchiamo almeno di raccontare le cose giuste, e se si vuole sostenere la signora Agnese andando in San Pietro, lo si faccia secondo gli insegnamenti di Gesù Cristo, cioè nell’umiltà e nella preghiera, non con ambigui striscioni (ambigui perché ostentanti la denominazione di un gruppo nato e fondato per REAZIONE ad un fatto manipolato dai media, – quindi nulla di buono o di cristiano – il quale gruppo tra l’altro su FB rivendica esplicitamente la paternità dello striscione), quelli lasciamoli alle manifestazioni politiche o alle curve degli stadi.
Già, l importante è che in vaticano uno come gianni letta abbia l’onoreficenza di uomo di sua santità