Pd alla resa dei conti| tra alleanza col Pdl e congressi - Live Sicilia

Pd alla resa dei conti| tra alleanza col Pdl e congressi

Animata assemblea del Partito democratico palermitano, tra divisioni, sfoghi e richieste di dimissioni ai vertici del partito.

ASSEMBLEA PROVINCIALE DEI DEMOCRATICI
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PALERMO – Volti lunghi, facce scure, molti rimpianti e perfino qualcuno che riconsegna la tessera. Il Pd palermitano fa i conti con il governo Letta, la delusione elettorale e l’alleanza con il Pdl che tanta maretta ha creato nel partito, tanto da spingere i giovani democratici, ad eccezione dei renziani, a occupare via Bentivegna chiedendo le dimissioni in blocco della dirigenza provinciale e regionale.

Un redde rationem svoltosi durante l’assemblea provinciale del partito, durata quasi cinque ore nella sala di un hotel palermitano e conclusasi con l’invio, come raccomandazione, di due ordini del giorno all’assemblea regionale: uno del gruppo che fa capo a Fabrizio Ferrandelli, e chiede un congresso anticipato, e uno del circolo della Noce. “Convocheremo alcune assemblee nei circoli del Pd, aperti a tutti – dice in serata il segretario provinciale Enzo Di Girolamo – e formeremo anche delle commissioni per favorire un confronto ampio e prepararci così al congresso”. Un momento, quello del congresso regionale, legato a quello nazionale su cui deciderà l’assemblea convocata a Roma per il 4 o l’11 maggio.

Il confronto, quello di oggi, era stato chiesto proprio da militanti e amministratori locali che, dopo aver ingoiato il rospo della mancata vittoria di Bersani, si sono ritrovati a guidare un governo insieme al nemico di sempre, il Pdl. “E non è quello che vogliamo – ha detto il segretario dei giovani del Pd Marco Guerriero, che ha aperto i lavori – questo partito ha perso il rapporto con la base, non riesce a presentarsi come una soluzione per l’Italia e crocifigge una persona per bene come Bersani”. Sintomo di un malessere tutto interno ai democratici e che sembra ormai essersi diffuso nella base, che difficilmente riesce a digerire le soluzioni romane ma, soprattutto, una vittoria che sembrava sicura ed è sfumata all’improvviso, preludio di spaccature interne in occasione delle elezioni del presidente della Repubblica.

“Il governo Letta è un male necessario”, ha provato a spiegare Antonio Rubino, responsabile organizzativo del Pd palermitano, che come gli altri dirigenti deve confrontarsi con militanti arrabbiati e spaesati. Perché se la base ribolle, l’ordine di scuderia è comunque quello di sostenere il nuovo esecutivo e le larghe intese, costi quel che costi. “Il confronto può anche essere aspro, ma poi bisogna restare uniti – ha ammonito Di Girolamo – se non risolviamo i problemi, venuti fuori dalle maldestre vicende che hanno coinvolto Marini o Prodi, rischiamo di implodere: dobbiamo sapere chi sono i 101 che non hanno votato Prodi tenendo un atteggiamento mafioso. Ci ritroviamo con un governo politico, fatto con l’avversario di sempre e con Alfano agli Interni: di fronte al pericolo di un fallimento dell’Italia, però, è una medicina amarissima ma necessaria. Questo esecutivo, raggiunti alcuni risultati, dovrà portarci a nuove elezioni”.

Ma l’assemblea, a cui hanno partecipato presidenti di circoscrizione, consiglieri di quartiere, comunali e provinciali, ex deputati come Franco Piro e Tonino Russo, i deputati nazionali Davide Faraone, Teresa Piccione, Magda Culotta e Franco Ribaudo, oltre che semplici militanti e simpatizzanti, mentre i deputati regionali erano all’Ars per il bilancio, è stata anche l’occasione per parlare dei congressi e del rinnovo degli organi dirigenti locali chiesto a gran voce da più parti. Un’assemblea che potrebbe essere solo il preludio di una resa dei conti che avrebbe nel mirino il segretario regionale Giuseppe Lupo, a cui in tanti chiedono un passo indietro specie fra gli ex Ds.

Oggi, però, a tenere banco è stato soprattutto il governo Letta che provoca malumori e contestazioni, mentre gli oratori si alternano al microfono. “Questo governo non mi rappresenta, come chiederete di nuovo i voti?”, ha urlato uno dei partecipanti che non resterà una voce isolata. “Siamo diventati un partito di tessere e primarie, ma poi la gente non ci segue: prima di parlare dei nomi, parliamo di mozioni”, ha aggiunto un altro. E uno se l’è presa anche con Crocetta, colpevole di ridere con Berlusconi, o con la Finocchiaro, che si fa baciare la mano da Maurizio Gasparri. “Sarebbe stato più giusto votare Rodotà – ha detto Danilo Stagno, consigliere di quartiere vicino a Fabrizio Ferrandelli – e invece facciamo irresponsabilmente un governo con Berlusconi. Abbiamo presentato un ordine del giorno per tenere il congresso entro il 30 giugno”. L’assemblea è proseguita così, per ore, tra interventi polemici, momenti di contestazione, battimani e sfoghi personali e politici di militanti e attivisti che si sentono esclusi dalle scelte del partito e chiedono a gran voce di contare di più, ma che prendono di mira anche la pattuglia democratica a Sala delle Lapidi accusata di non fare abbastanza opposizione al sindaco Orlando. “I conti li faremo al congresso – dice il giovane renziano Antonino Musca – ma nei Paesi normali i dirigenti che distruggono il partito si dimettono, cosa che non avviene però a Palermo o in Sicilia. I giovani che hanno occupato? Non si può sostenere il Megafono e poi occupare la sede del partito”.

 


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