Boldrini omaggia Mattarella |Il discorso tenuto al Comune - Live Sicilia

Boldrini omaggia Mattarella |Il discorso tenuto al Comune

Riportiamo integralmente il discorso tenuto dal presidente della Camera, Laura Boldrini, giunta a Palermo per scoprire una lapide commemorativa nella Sala delle Lapidi a Palazzo delle Aquile in onore di Piersanti Mattarella, il presidente della Regione ucciso dalla mafia.

il presidente della camera a palermo
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PALERMO –  Riportiamo integralmente il discorso tenuto dal presidente della Camera, Laura Boldrini, giunta a Palermo per scoprire una lapide commemorativa nella Sala delle Lapidi a Palazzo delle Aquile in onore di Piersanti Mattarella, il presidente della Regione ucciso dalla mafia.

Voglio ringraziare innanzitutto il sindaco e il presidente del Consiglio Comunale di Palermo per l’invito. E con loro voglio ringraziare anche la città di Palermo, che amo particolarmente. Negli ultimi 10 anni, la Sicilia è stata la mia seconda casa e questa città lo è stata di conseguenza. Era qui che mi fermavo andando e tornando a da Lampedusa. E’ qui che ho acquisito la consapevolezza di come il Mediterraneo possa e debba essere un ponte tra popoli e culture. Sulle vostre coste ho visto arrivare cittadini da ogni parte dell’Africa e non solo. E ho visto come li avete fatti sentire a casa, avete fatto sentire a casa anche me.

Dunque sono onorata di questo invito nel giorno in cui decidete di scoprire una lapide per Piersanti Mattarella. Dal suo omicidio sono passati 33 anni, una vita. Eppure non sembrano parole antiche le sue, anzi suonano attualissime. Sono andata a cercare alcune sue interviste e, naturalmente, mi sono imbattuta in quella pubblicata dal Giornale di Sicilia proprio nel giorno del suo assassinio. Il suo testamento: “Nella classe dirigente non solo politica – diceva Mattarella – ma pure economica e finanziaria, si affermano comportamenti individuali e collettivi che favoriscono la mafia. Bisogna intervenire per eliminare quanto a livello pubblico, attraverso intermediazioni e parassitismi, ha fatto e fa proliferare la mafia”.

Sembrano parole scritte ieri. Anzi oggi. Non è proprio questo che ci ricordano anche i magistrati impegnati in prima linea nella lotta a Cosa Nostra? “Eliminare” i comportamenti che a livello pubblico hanno favorito la mafia. E non solo a livello pubblico per la verità. “Se tutti quelli che parlano di mafia si comportassero per isolare la mafia, forse avremmo già fatto un grosso passo avanti. Tutti quelli che avvertono la gravità di questo fenomeno, si comportino per creare condizioni di isolamento”. E’ il passaggio di un’altra intervista di Mattarella rilasciata alla Rai. In cui il vostro Presidente centrava un punto fondamentale ancora oggi “creare le condizioni di isolamento” di Cosa nostra. Certo, per parlare così in quegli anni ci voleva coraggio. Non devo certo ricordare a questa città quale forza e quale spietatezza esprimesse Cosa nostra in quel periodo. Solo nei due anni precedenti il suo omicidio, tra il ’78 e il ’79, la mafia aveva assassinato Peppino Impastato, il giornalista Mario Francese, il segretario della Dc palermitana Michele Reina, il vice questore Boris Giuliano, il giudice Cesare Terranova.

Mattarella però non fu solo un politico coraggioso, nel segno di quell’Aldo Modo che fu il suo maestro. Fu anche un amministratore moderno, un vero innovatore. Definì il suo progetto “Una Regione con le carte in regola”, per testimoniare l’importanza della legalità e della trasparenza nell’azione di governo. Parole che mi hanno ricordato molto il concetto della “casa della buona politica”, al quale mi piacerebbe fosse ispirata anche l’azione della Presidenza della Camera. Nei ventidue mesi della sua Presidenza fu il protagonista assoluto di una stagione di rinnovamento del tutto inedita per la Sicilia di allora. La radicale riforma della burocrazia regionale, la riforma urbanistica, la ristrutturazione di tutti gli enti regionali, una nuova legislazione sul sistema degli appalti pubblici della Regione. Tutte misure che iniziarono a colpire pesantemente l’affarismo mafioso e le sue connessioni con il mondo della politica, delle professioni e dell’economia. Insomma la sua fu un’autentica dichiarazione di guerra agli interessi criminali che devastavano la società siciliana. Una guerra che (come Mattarella vide con chiarezza) andava intrecciata con una politica di rinnovamento sociale. Anche questo è un suo insegnamento che parla ancora oggi: “Nella capacità di identificare uno sviluppo e di proporre scelte coerenti di carattere produttivo che garantiscano una crescita economica, sociale e civile dell’isola – diceva – c’è anche la risposta essenziale all’eliminazione delle ragioni di fondo del prosperare della mafia nella nostra Regione”.

Sviluppo e crescita, diceva Mattarella. Sviluppo e crescita, siamo costretti a ripetere noi, oggi che la crisi colpisce così duramente dal punto di vista economico e sociale, ed è penetrata tanto in profondità da intaccare la credibilità stessa delle istituzioni. Sviluppo e crescita è anche la richiesta che emerge con forza nei Paesi delle sponde sud del Mediterraneo. Pane, libertà e democrazia sono state le parole che nel 2011 hanno spinto nelle piazze migliaia di giovani a Tunisis come a Tripoli o al Cairo. Una richiesta che oggi va sostenuta ancora di più in questo difficile momento di transizione durante il quale, soprattutto in alcuni Paesi, in assenza di crescita e sviluppo si rischia di vedere svanire il sogno che ha ispriato le primavere arabe.

E anche nel nostro Paese, la domanda di cambiamento che si è espressa nelle recenti elezioni è stata prepotente, ed esige risposte convincenti. Se possiamo sperare di trovarle, queste risposte, se possiamo sperare di non far rimanere mute e importenti le istituzioni, è anche perché ad aiutarci c’è la memoria di uomini come Mattarella. Un figlio della Sicilia migliore, un esempio al quale tutto il Paese deve continuare a guardare. Non solo per gratitudine, ma per trarne la forza e le idee che, oggi ancor più di ieri, ci sono indispensabili.

Laura Boldrini


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