Il commissario (politico) Montalbano - Live Sicilia

Il commissario (politico) Montalbano

L'ultima stagione televisiva del famoso poliziotto di Vigata guarda molto all’attualità politica: Il personaggio di Camilleri diventa sempre più reale e meno di fantasia. Agli spettatori l'ardua sentenza.

PALERMO – Su Raiuno è andato in onda il quarto ed ultimo episodio della nona stagione televisiva de Il Commissario Montalbano, celebre personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri e protagonista di ben 31 romanzi. “Montalbano sono” è il modo un po’ burbero, che questo navigato poliziotto di Sicilia usa per presentarsi e la voce e la faccia dell’attore Luca Zingaretti sono oramai sovrapposti nell’immaginario collettivo alla figura letteraria del commissario di Vigata. Da ultimo inoltre, la fantasia di Camilleri è stata premiata dalla Disney che ha reso “mouse” questo commissario e lo ha battezzato Topalbano.

I dati auditel di successo e le classifiche librarie, che lo vedono spesso in vetta, fanno di Andrea Camilleri e del suo personaggio un monumento nazionale oltre che siciliano. Eppure e lo diciamo sottovoce e sperando di avere meno di venticinque lettori (perché l’opinione pubblica è l’unica cosa da temere), quest’ultima serie, pur ricompensata dal favore del pubblico, è parsa segnare il punto di calata, rispetto alle precedenti. Non serve infatti avere la competenza dei critici televisivi per accorgersi che anche il pur bravo Luca Zingaretti, pare essersi annoiato ad interpretare il commissario e difatti in questi quattro episodi non ha fatto ne più ne meno che delle pose a memoria (e da fan, questo ci dispiace un pochino). Ma quello che ha sorpreso di quest’ultima serie andata in onda però, non è la qualità della recitazione, piuttosto il fatto che la trama d’ogni puntata, sia stata “politicizzata”.

Con questo, non vogliamo dire che la trama abbia teso a destra o a sinistra, quanto appunto, che abbia spuntato qualche freccia all’indirizzo dell’attualità politica. Sul ruolo della magistratura ad esempio, sembrerebbe che il sinistro Camilleri abbia opinioni quasi berlusconiane, perché il suo commissario è parecchio indispettito dal saccente P.M. Nicolò Tommaseo che è sempre pronto ad incarcerare preventivamente l’incolpevole di turno che ha il destino di apparire reo e non confesso. Ma le frecciatine “politiche” non risparmiano nessuno, perché il commissario ha parole ironiche anche per i tagli fatti alle forze di polizia e per qualche infelice dichiarazione di qualche politico vero, sulla mafia. Piccole cose “politiche” seminate qua e là nelle sceneggiature, ma che hanno dato l’impressione di un commissario meno neutrale e più schierato. Ad alcuni spettatori, questa presa di posizione politica del commissario sarà piaciuta (e noi siamo tra questi), ad altri sarà spiaciuta e perciò non si può dire che questa, sia stata un limite o un pregio della sceneggiatura. Quello che si può dire, è che il commissario Montalbano, con l’aggiunta di queste sfumature politiche, sembra sempre più una persona reale e meno un personaggio di fantasia. Se questo sia o meno un complimento per il suo creatore però, lo decideranno i lettori e gli spettatori.


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