Chiesti 12 rinvii a giudizio |"Cemento depotenziato e falso" - Live Sicilia

Chiesti 12 rinvii a giudizio |”Cemento depotenziato e falso”

La maxi-inchiesta della Procura sugli appalti della Circumetnea è arrivata alla conclusione. Dodici richieste di rinvio a giudizio sono al vaglio del Gip che dovrà pronunciarsi, entro pochi giorni, sul destino di dodici indagati di altissimo profilo: imprenditori, amministratori e politici. Tutti i nomi, le accuse, le repliche. L'INTERVENTO DI TUCCIO D'URSO

CATANIA – La Procura ha chiuso la maxi-inchiesta sugli appalti della ferrovia Circumetnea, seconda stazione appaltante in Sicilia dopo l’Anas. Nel mirino dei magistrati coordinati dal procuratore Capo Giovanni Salvi sono finiti imprenditori di rilievo come Santo Campione, amministratore della Sigenco ed Enrico Maltauro, amministratore delegato del Gruppo Maltauro costruzioni, ma anche funzionari della pubblica amministrazione e Giuseppe Chiofalo, ex capo della segreteria tecnica del sottosegretario ai Trasporti Raffaele Gentile.

In totale gli indagati sono 12: Santo Campione, Giuseppe Chiofalo, Roberto De Pietro, Salvatore D’Urso, Salvatore Fiore, Salvatore Forzese, Salvatore Innocente, Enrico Maltauro, Antonino Milazzotto, Elena Molinaro, Antonino Patanè e Rosario Randazzo. La parola passa al Gip che dovrà decidere se rinviare a giudizio o archiviare le posizioni degli indagati.

Il primo capo sulla truffa nelle pubbliche erogazioni vede indagati Santo Campione, amministratore delegato della Sigenco, Antonino Millazzotto, direttore tecnico della Sigenco, Salvatore Forzese, capo cantiere della tratta Giovanni XXIII-Stesicoro, Salvatore Innocente, capo cantiere della tratta Borgo Nesima e Salvatore Fiore, dirigente tecnico e direttore dei lavori della Ferrovia Circumetnea. Tutti, in concorso, sono accusati di aver utilizzato “per la realizzazione delle opere di consolidamento degli scavi, grandi quantità di cemento di qualità inferiore a quella pattuita e documentata, con gravi pericoli per la pubblica incolumità”.

Altro capo d’indagine riguarda il concorso in frode nelle pubbliche forniture, gli indagati sono Santo Campione, Salvatore Fiore, Antonino Millazzotto e Salvatore Innocente: tutti avrebbero “realizzato l’impermeabilizzazione delle gallerie con materiale di qualità inferiore a quella pattuita perché contenente un quantitativo di prodotto da miscelare inferiore a quello necessario per ottenere l’effettiva impermeabilizzazione”. Viene contestata anche l’aggravante “di aver cagionato alla Fce un danno patrimoniale di rilevante gravità”. Salvatore Fiore avrebbe, secondo le ipotesi della magistratura, “ricevuto utilità consistite nell’assunzione della sorella Caterina Fiore nell’impresa Sigenco di Campione”.

Tra gli indagati anche Salvatore D’Urso detto “Tuccio”, con l’accusa di falso, perché nella qualità di direttore dell’Ufficio Speciale Emergenza Traffico del comune di Catania, nato con i poteri speciali conferiti da Silvio Berlusconi, sarebbe stato nominato, “pur avendo percepito compensi dal consorzio Uniter come Rup dei parcheggi Verga e Africa”, componente della commissione di collaudo e collaudatore statico delle opere che doveva eseguire l’Uniter per la Fce. L’accusa di falso a carico di D’Urso riguarda la sua attestazione, nella qualità di pubblico ufficiale, “di non trovarsi nelle condizioni di incompatibilità”.

Con l’accusa di falso è indagata Elena Molinaro, dirigente del Dipartimento ministeriale dei Trasporti, che avrebbe redatto “relazioni favorevoli all’approvazione delle opere appaltate”, e sarebbe stata nominata membro della commissione di collaudo delle opere della metropolitana.

C’è un capo d’indagine sul concorso in disastro colposo che vede indagati Roberto De Pietro, nella qualità di coordinatore Pianificazione della Fce e collaboratore di Fiore nella direzione dei lavori, insieme a Santo Campione e Salvatore Innocente. Tutti, nell’eseguire i lavoratori della metropolitana, avrebbero cagionato il crollo della sede stradale di via Bolano, nonostante fosse stata “già identificata la natura geologica del terreno che poteva causare proprio un evento del genere poi verificatosi”.

De Pietro, Millazzotto e Rosario Randazzo, geologo consulente della Sigenco, sono indagati con l’accusa di concorso in falso perchè l’11 giugno del 2008, in un momento antecedente al crollo di parte della circonvallazione catanese, avrebbero redatto un verbale di “accertamento per la verifica del fronte”, nel quale attestavano “falsamente”, che era stata riscontrata “la stessa tipologia del terreno ipotizzato negli studi di caratterizzazione geologico strutturale del progetto”.

Con l’accusa di corruzione è indagato anche Enrico Maltauro, amministratore delegato del gruppo Maltauro Costruzioni, che avrebbe corrisposto a Giuseppe Chiofalo, capo della segreteria tecnica del sottosegretario ai Trasporti Raffaele Gentile, “una somma di denaro trasmessa a mezzo bonifico bancario sul conto corrente appositamente aperto dal chiofalo a nome del centro studi Cetras, e dalla società Ambiente e Sicurezza, quale prezzo della disponibilità del Chiofalo a favorire il gruppo Maltauro”. Questo rapporto tra Maltauro e Chiofalo avrebbe, secondo le ipotesi della magistratura, “consentito l’interessamento al buon esito di provvedimenti dell’amministrazione”, e a questo proposito gli inquirenti puntano l’attenzione sulla delibera del Cipe sulla viabilità secondaria, sull’affare relativo alla realizzazione di un’autostrada in Romania e un’altra in Albania. Il pagamento sarebbe avvenuto il 30 gennaio 2008.

Le repliche

Gli inquirenti ipotizzano che la Sigenco avrebbe risparmiato sul cemento e sulle impermeabilizzazioni. Santo Campione, amministratore della Sigenco, non è d’accordo: “Abbiamo prodotto tre consulenze tecniche di parte –ha detto a LivesiciliaCatania– redatte dai più competenti esperti in materia di gallerie e cemento”. Gli esperti della Sigenco sostengono che la metropolitana sarebbe stata costruita “a regola d’arte”, rispettando tutti i criteri di costruzione.

“La nostra difesa -aggiunge l’amministratore della Sigenco- aveva avanzato richiesta di incidente probatorio al fine di verificare quanto affermato nelle consulenze depositate: la richiesta non è stata accolta perché le indagini erano ancora nella fase iniziale”. Anche oggi, Campione ribadisce la richiesta di perizia d’ufficio: “Vogliamo dimostrare con ogni mezzo che abbiamo agito rispettando le leggi con la massima scrupolosità, per consegnare a Catania un’opera considerata strategica e di prioritaria importanza”.

Secondo le ipotesi della Procura la Sigenco avrebbe risparmiato sul ferro delle gallerie, si tratta di 1,2milioni di euro. Campione non ha dubbi: “raddoppiando lo spessore delle gallerie abbiamo speso di più e lo abbiamo già dimostrato ai pubblici ministeri”. “Nessuna qualità inferiore -incalza l’imprenditore- tutto il contrario: l’impresa ha utilizzato cemento a più elevata resistenza rispetto a quello previsto. Il progetto esecutivo è stato al vaglio di una commissione interministeriale composta da ben 19 esperti e dall’allora ministro Alessandro Bianchi, che lo ha approvato favorevolmente il 7 dicembre 2006 prima dell’esecuzione dei lavori”.

Intervistato da LivesiciliaCatania, Tuccio D’Urso non ha dubbi: “Io ho dato soltanto un nulla osta ad un’approvazione che era stata data dall’ufficio tecnico del comune di Catania -dice l’ex direttore generale del Comune- ho trasmesso atti approvati da un altro organo. Poi questi atti, su 12 chilometri di tratta, consistevano nello spostamento delle scale mobili della fermata di Cibali della metropolitana. Questa sarebbe la variazione incriminata”.

Sull’accusa di essere stato retribuito dalla Uniter nella qualità di Rup dell’Ufficio Speciale, Tuccio D’Urso ha aggiunto: “Ho svolto un lavoro non per l’impresa, ma per il comune di Catania, poi solo successivamente i parcheggi sono stati aggiudicati alla Uniter, ma io ho lavorato per il Comune. La cosa importante è che io ho ricevuto l’incarico dal Comune e non dall’impresa”.

Tommaso Tamburino, difensore di Salvatore Fiore, spiega a LivesiciliaCatania che i legali “attendono di conoscere gli atti su cui si fonda la contestazione: sta di fatto che dai prelievi eseguiti dalla Direzione dei lavori è sempre emersa la buona qualità dei materiali utilizzati. Non capiamo pertanto -aggiunge Tamburino- su cosa possa fondarsi il convincimento che il cemento armato ed il materiale per l’impermeabilizzazione delle gallerie sarebbe di qualità inferiore a quella pattuita”.


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