Delitto Spampinato Grasso, inizia il processo - Live Sicilia

Delitto Spampinato Grasso, inizia il processo

Si è svolta oggi la prima udienza del processo per l'omicidio di Giuseppe Spampinato e Francesco Grasso. Per la procura si tratterebbe di un caso di doppia lupara bianca. Ad uccidere secondo l'accusa sarebbe stato il titolare dell'Akis, agriturismo di Acireale, teatro del delitto. Nell'inchiesta fondamentali le analisi dei Ris con il luminol nella scena del crimine.

 

CATANIA – Il giallo dell’Akis arriva, finalmente, nell’aula del Tribunale. Oltre due anni di indagini sono servite ai magistrati della Dda di Catania per produrre le prove necessarie a chiedere il rinvio a giudizio per Rosario Grasso con l’accusa di essere uno degli autori dell’omicidio di Giuseppe Spampinato e Francesco Grasso, scomparsi il febbraio del 2011. Per favoreggiamento sono imputati anche la moglie Maria Gabriella Pappalardo e i figli Filippo e Angelo.

Oggi si è svolta la prima udienza davanti alla Corte d’Assise di Catania, presieduta dal giudice Rosario Cuteri. Si è dato avvio alla fase interlocutoria con la richiesta di costituzione in parte civile di alcuni familiari delle vittime, sia l’accusa che la difesa hanno chiesto l’ammissione dell’apparato probatorio. Il pm ha presentato istanza della trascrizione delle intercettazioni, di poter procedere all’esame degli imputati e nella lista dei testi ha inserito anche il collaboratore di giustizia Giuseppe Laudani e Nicola Orazio Romeo, indagato in un procedimento parallelo per lo stesso delitto. Il collegio difensivo rappresentato dall’avvocato Giuseppe Di Mauro ha presentato un suo elenco di testi da ascoltare in aula oltre al controesame di quelli portati dalla procura, e ha chiesto alla Corte l’integrazione della trascrizione di altre parti delle intercettazioni facente parte dell’apparato probatorio dell’accusa. La prossima udienza è stata fissata per il prossimo 21 giugno, e si avvierà la fase dibattimentale con l’interrogatorio degli imputati.

Per gli inquirenti Giuseppe Spampinato e Francesco Grasso, ritenuti vicini al Clan Laudani, sarebbero stati uccisi proprio nell’azienda agrituristica Akis, di Pennisi, frazione di Acireale, di proprietà dell’imputato. Il luogo è stato localizzato grazie a un’attenta attività di intelligence dei carabinieri che ricostruendo una fitta rete di contatti telefonici intercettarono una cella telefonica di Pennisi, molto vicina al b&b, a cui si erano agganciati i cellulari di Spampinato e Grasso, poco prima di far perdere le loro tracce. L’agriturismo era molto frequentato dalle due vittime. Rosario Grasso, nelle sue varie deposizioni ai magistrati, ha raccontato che i due, la sera in cui è avvenuto l’omicidio, erano andati a trovarlo all’agriturismo per la restituzione dell’ultima rata di un prestito di 10 mila euro. In un primo momento agli inquirenti dichiara che il delitto era avvenuto all’esterno dell’agriturismo: tesi che non ha mai convinto i magistrati, tanto che in una seconda deposizione Rosario Grasso racconta una nuova versione dei fatti. Tre uomini sarebbero entrati in ufficio, pochi secondi e sarebbe partito un colpo di semiautomatica contro Francesco Grasso, che sarebbe finito morto sul pavimento in una pozza di sangue, la pistola poi – secondo la ricostruzione dell’imputato – sarebbe stata subito puntata su Spampinato, la pallottola però sarebbe rimasta in canna, perché l’arma si sarebbe inceppata. Questo non ha fatto desistere il sicario che lo avrebbe con il calcio della pistola colpito violentemente al capo. I due corpi, mai più ritrovati, sarebbero stati trascinati fuori e caricati in un’Audi scura. Grasso non ha parlato immediatamente, perché avrebbe ricevuto delle minacce. “Se parli muori”. Per non lasciare tracce Grasso ha ripulito il corridoio e il pavimento e ha ridipinto le pareti per nascondere le macchie ematiche. Ed è proprio su questo punto che arriva la svolta dell’inchiesta, grazie all’intuizione di un biologo molecolare del Ris.

Si decide di utilizzare il luminol, un reagente chimico, che ha permesso di isolare vaste porzioni di sangue, invisibili ad occhio nudo, dalle pareti e dal pavimento, tra le mattonelle in cotto e su alcune pietre ornamentali.L’elemento che sarà determinante nell’impianto probatorio e che il sangue rinvenuto, sottoposto al test del dna, sarebbe compatibile con uno dei familiari delle vittime.

 


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