Il comitato 23 Maggio: | "Creiamo una coscienza critica" - Live Sicilia

Il comitato 23 Maggio: | “Creiamo una coscienza critica”

Alla festa del consumo critico c'è spazio anche per il comitato nato in occasione del ventennale delle stragi del '92. Il responsabile, Davide Ruggieri: "Non vogliamo commemorare una strage, ma evitare che certi episodi si ripetano".

Fiera del consumo critico
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PALERMO – Alla festa del consumo critico c’è spazio anche per il comitato 23 Maggio. Hanno un piccolo banco, distribuiscono materiale informativo e una spilletta, con la celebre foto che ritrae Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e una piccola scritta: “Grazie”.

Il comitato è nato in occasione del ventesimo anno delle stragi di Capaci e via D’Amelio e da allora organizza manifestazioni ed eventi con un unico scopo: Far sì che sui tragici eventi del ’92 non cali il silenzio e che non si predichi soltanto la voglia di verità sulle stragi che tanto viene decantata durante gli anniversari.

“Il messaggio che vogliamo comunicare – dice Davide Ruggieri, coordinatore del movimento – è che noi cittadini dobbiamo partecipare, perché per sconfiggere un’organizzazione mafiosa bisogna che la rete cittadina si attivi senza bisogno di aspettare le istituzioni. Il motivo per cui tante associazioni stanno facendo questo lavoro sul territorio, non è ricordare le stragi, ma per evitare che queste accadano di nuovo. La partecipazione è fondamentale. Il comitato 23 Maggio sta lavorando proprio su questo per una partecipazione reale e sentita delle scuole, non puramente formale. Ogni giorno il cittadino siciliano vive dei soprusi che deve sfogare in qualche modo. Abbiamo organizzato due manifestazioni: una catena umana attorno al palazzo di giustizia per abbracciare i magistrati di ieri e di oggi, il 22 maggio e un’altra, in piazza maggione, il 24.

“Si fa di tutto per fare non informazione, – dice Irma Di Grandi – si sceglie in maniera scientifica di non dire determinate cose e dirne certe altre, solo perché hanno meno audience. La verità non è appannaggio di pochi. Vogliamo stimolare chi viene a vedere ciò che noi facciamo, perché possa capire e riconoscere che bisogna scavare e andare oltre quello che si vede in superficie”.


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