Amia, si apre il processo | 74 dipendenti parte civile - Live Sicilia

Amia, si apre il processo | 74 dipendenti parte civile

Tutti assenti gli imputati, compreso l'ex presidente del cda Enzo Galioto. L’accusa è quella di aver intenzionalmente ingannato i soci e il pubblico, compilando un bilancio falsato da una serie di inesistenti plusvalenze pari a 16 milioni e 428 mila euro.

la bancarotta dell'azienda
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PALERMO – Il Comune, l’Amia spa e Legambiente si sono già costituiti parte civile. E oggi, alla prima udienza del processo che vede imputati i vertici dell’Amia, l’azienda palermitana di smaltimento dei rifiuti dichiarata fallita da qualche settimana, hanno chiesto di costituirsi parte civile anche 74 dipendenti. Ma se ne potrebbero aggiungere altri. È iniziato così questa mattina, davanti ai giudici della quinta sezione penale del Tribunale di Palermo, il processo che vede imputati con l’accusa di bancarotta fraudolenta aggravata, nove tra ex amministratori ed ex sindaci. Oggi tutti assenti e dunque dichiarati contumaci.

“Io e il mio assistito – commenta a Livesicilia Nino Caleca, legale dell’allora presidente del consiglio d’amministrazione, Enzo Galioto – non eravamo presenti perché quella odierna era un’udienza di distribuzione. Ci presenteremo regolarmente alla prossima udienza, come d’altronde Galioto ha sempre fatto nel precedente processo sul bilancio Amia”.

Gli altri imputati sono Ignazio Colimberti – all’epoca direttore generale di Amia –, Franco Arcudi, Paola Barbasso Gattuso, Angelo Canzoneri e Gaetano Mendola, componenti del consiglio di amministrazione nel 2005, oltre ai due componenti del collegio dei sindaci, Giuseppe Costanza e Antonio Sebastiano Giuffrè. L’accusa è quella di aver intenzionalmente ingannato i soci e il pubblico, compilando un bilancio falsato da una serie di inesistenti plusvalenze pari a 16 milioni e 428 mila euro, iscritti nel conto economico “in modo – si legge tra i capi dell’imputazione – da indurre in errore i destinatari dei bilanci finali”.

I bilanci dell’Amia, che hanno portato alla dichiarazione di fallimento dell’azienda quest’anno ma che da quasi un decennio risultano fumosi, sono al centro di continue controversie legali (basti pensare che nel 2010 il Commissario Amia Paolo Lupi dichiarava che il buco nelle casse dell’azienda era superiore ai 180 milioni, ma non se ne conosceva esattamente la cifra).

Situazione che, a cascata, si sta ripercuotendo su tutti i comuni del Palermitano. Con la dichiarazione di fallimento sono stati bloccati, infatti, tutti i crediti che l’azienda vantava con gli enti che utilizzano la discarica di Bellolampo. Soldi che servono per la riparazione dei compattatori guasti e per il carburante di quelli in servizio, con il conseguente ed inevitabile rischio del blocco della raccolta dei rifiuti. A rischio sono anche le aziende dell’indotto, pure loro creditrici che, spiega Walter Rocca, uno dei dipendenti Amia che si è costituito in giudizio, “allo stato attuale potranno recuperare circa il 15% dei crediti vantati e questo comporterà, inevitabilmente, licenziamenti, mobilità e fallimenti”.

La corte ha aggiornato l’udienza al prossimo 9 luglio, davanti al secondo collegio della V sezione penale del Tribunale di Palermo.


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