"La mia strada" |Marotta in mostra - Live Sicilia

“La mia strada” |Marotta in mostra

“La mia strada” è questo il titolo dell'evento che si concluderà giorno 15. Un percorso che mette assieme l'uomo, nelle sue diverse sfumature, con il sacro.

CATANIA – Verrà inaugurata domani alle ore 17,00, nel Palazzo della cultura, di via Vittorio Emanuele 121, la mostra personale di Giovanni Marotta, artista nato a Monreale, ma che da anni fa la spola con Catania. “La mia strada” è questo il titolo dell’evento che si concluderà giorno 15. Un percorso che mette assieme l’uomo, nelle sue diverse sfumature, con il sacro. L’effetto è assolutamente surreale, favorito pure dall’utilizzo di colori forti, resi ancora più vivi dal tocco deciso della mano dell’artista. Presenti all’inaugurazione anche il critico d’arte Lidia Parisi e Giuseppe Bellia, docente di teologia biblica presso il Pontificio istituto San Giovanni evangelista di Palermo.

“Voglio dare degli imput”. Il programma artistico di Giovanni Marotta, non ammette mediazioni: “Prendiamo ad esempio la questione politica – spiega l’artista di Monreale- il quadro Identità spezzata l’ho pensato nel 2009 quando volevano chiudere la trasmissione di Santoro, uno spazio, al di la dei giudizi personali, di libertà. Questo episodio mi ha inquietato. E mi sono chiesto più volte ‘ma noi non facciamo niente, ci lamentiamo e basta?’. Dovremmo muoverci, era il mio messaggio. Su Vessazione cerco di denunziare un altro nostro limite, quello d’incatenarci da soli, di toglierci da noi stessi la libertà. Siamo noi, spesso, i nostri carcerieri”. Marotta ci tiene ad approfondire su quale sia il valore della propria esperienza surrealista: “Non lo sono in senso stretto, ma se questa parola può valere in qualche modo, è per l’utilizzo assai usuale che faccio dei simboli. Studio il quadro, studio i dettagli, nulla è messo a caso. Nel dipinto Il Frutto, ad esempio, la mela e la maschera rappresentano il peccato, mentre il bimbo è l’amore. Nei figli di Babel, poi, denuncio come gli uomini che stanno in basso, anche in termini sociali, sono solidali tra di loro, mentre chi sta in altro pensa solo a se stesso e quelli di sopra no. Lo ripeto. Prima ho una idea, la studio e poi la sviluppo. Così mi ha insegnato il maestro Benedetto Messina.

Uno dei modelli preferiti di Marotta è addirittura Gesù di Nazareth: “Dipingere il viso di Cristo, è per me cercarlo, è come una preghiera. É una – racconta- esigenza figlia spesso dei momenti d’angoscia. Ma anche della gioia, penso al quadro di Hetoimaisia. Non posso negarlo, lo studio della Bibbia ha influito tantissimo in me e sulle mie opere. Nella fede – conclude- ho trovato la libertà”.

 

 


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