Stop a corruzione e parentopoli | Ecco il "Patto di integrità" - Live Sicilia

Stop a corruzione e parentopoli | Ecco il “Patto di integrità”

Gli enti che vorranno ricevere i finanziamenti dovranno impegnarsi, attraverso diversi strumenti, al rispetto dei principi “di lealtà, trasparenza e correttezza” e all' “impegno anti-corruzione e antimafia”. Prevista una norma che impedisce le assunzioni a condannati e a parenti di dipendenti regionali.

PALERMO – Una delle più grosse novità del nuovo piano sarà il cosiddetto “Patto di integrità”. Un accordo tra Regione ed enti con il quale questi ultimi si impegnano, attraverso diversi strumenti, al rispetto dei principi “di lealtà, trasparenza e correttezza” e all’ “impegno anti-corruzione e antimafia”. Previste norme che limiteranno al massimo i casi di “parentopoli” all’interno degli enti.

I “doveri” della Regione sono individuati dall’articolo 3 del Patto: “La Regione Sicilia Assessorato dell’Istruzione e della Formazione professionale – si legge – si impegna a rendere pubblici i dati più rilevanti riguardanti il procedimento, permettendo ad ogni operatore economico di conoscere e verificare gli aspetti tecnici dell’intervento e quelli amministrativi del procedimento volto al rilascio del provvedimento, a effettuare i controlli e a condividere anche esso lo spirito etico e moralizzatore che è insito nell’adozione dello strumento, assumendosi le responsabilità connesse e conseguenti”.

Per gli enti, invece, ecco una serie di obblighi tra cui l’adozione di un “codice etico”. E ancora, gli enti dovranno “selezionare, assumere, retribuire, formare e valutare i dipendenti in base a criteri di merito, di competenza e professionalità, senza alcuna discriminazione politica, sindacale, religiosa, razziale, di lingua e di sesso; combattere, in particolare, qualsiasi forma di intimidazione, ostilità, isolamento, indebita interferenza o condizionamento, molestia sessuale; rappresentare i fatti gestionali in modo completo, trasparente, veritiero, accurato e tempestivo, anche al fine di agevolare il processo contabile nel suo complesso e nel rispetto delle procedure previste; registrare correttamente e senza alcuna omissione ogni operazione economica e transazione finanziaria; conservare adeguata documentazione di ogni operazione e transazione, in modo da rendere agevole la verifica del processo decisionale e di autorizzazione; consentire l’effettuazione dei controlli che attestino le caratteristiche e le motivazioni dell’operazione; fornire all’Amministrazione regionale le informazioni necessarie in modo veritiero e completo; non offrire accettare o richiedere somme di denaro o qualsiasi altra ricompensa vantaggio o beneficio, sia direttamente che indirettamente tramite intermediari, al fine dell’ottenimento del finanziamento o al fine di distorcere l’espletamento corretto della successiva attività o valutazione da parte dell’Amministrazione regionale”.

Ma non solo. I “doveri” degli enti sono davvero diversi, e i più disparati. Si va dall’obbligo di “denunciare immediatamente alle Forze di Polizia ogni illecita richiesta di denaro o altra utilità ovvero offerta di protezione o estorsione; effettuare i pagamenti o le transazioni finanziarie di ammontare superiore alla soglia di 2 mila euro esclusivamente per il tramite di istituti di credito o Poste Italiane; comunicare ogni variazione delle informazioni concernenti la compagine sociale; richiedere le informazioni del Prefetto per le imprese fornitrici e appaltatrici con cui si stipulano, per l’esecuzione dei lavori o per la prestazione di servizi o forniture connesse all’attività finanziata contratti privati di importo superiore a 3 milioni di euro per gli appalti di lavori, 900 mila euro per gli appalti di servizi e forniture; comunicare le generalità del/i proprietario/i e dei soggetti che hanno a qualsiasi titolo la disponibilità degli immobili su cui verranno realizzati gli interventi formativi; non attribuire al personale dipendente dell’Ente incarichi di responsabilità di qualsiasi genere qualora ricorra una delle condizioni per le quali si dispone la incandidabilità per i politici; utilizzare il personale iscritto nell’Albo dei formatori”. E infine, la norma che forse potrebbe incidere di più: gli enti infatti si impegnano a “non avere rapporti di lavoro o rapporti di consulenza, collaborazione, studio, ricerca, anche occasionali con parenti entro il quarto grado o affini entro il terzo di soggetti che prestano attività lavorativa a qualunque titolo presso uffici dell’Amministrazione regionale esercitanti competenze aventi refluenze nel settore della Formazione professionale”. Insomma, un bel “freno” al rischio di nuove parentopoli.


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