Scatta l'ordinanza sulla movida | Tra applausi e mugugni - Live Sicilia

Scatta l’ordinanza sulla movida | Tra applausi e mugugni

Gli avventori dei locali notturni palermitani, divisi sull'ordinanza della discordia

Stop alla musica entro le 24 nei giorni feriali e festivi ed entro l’una del mattino nei giorni di venerdì, sabato e prefestivi, vietata la vendita di bevande in contenitori di vetro o lattina fino alle sette. Per i trasgressori multe e sequestri. I commercianti: “Così non possiamo lavorare”.

PALERMO – Da stasera e fino al 30 settembre sarà in vigore su tutto il territorio di Palermo l’ordinanza sindacale sulla movida estiva elaborata dalla Giunta Orlando. E sarà pugno duro contro i trasgressori: “Insieme al comandante della Polizia municipale, Vincenzo Messina – afferma l’assessore alle Attività Produttive, Marco Di Marco, autore dell’ordinanza –, abbiamo concordato un piano mirato per i controlli nel centro storico che colpiscano gli abusivi e le situazioni di illegalità”.

Se non vorranno incorrere nelle sanzioni, dunque, esercenti della ristorazione e dj musicali dovranno girare verso il basso la manopola del volume e rispettare tutte le altre norme di un provvedimento che, fin da quando è stato annunciato, ha suscitato una caterva di reazioni contrastanti: dai polemici niet provenienti dagli interpreti della vita notturna ai consensi unanimi, accompagnati anzi da richieste di ulteriori inasprimenti, da parte dei residenti delle zone interessate.

La disposizione imporrà in tutti i locali, stabilimenti balneari e associazioni culturali lo stop alla musica entro le 24 nei giorni feriali e festivi ed entro l’una del mattino nei giorni di venerdì, sabato e prefestivi. Viene inoltre introdotto un limite al volume della musica negli spazi esterni, che non dovrà superare i 70 decibel fino alle 22 e i 60 dopo quell’ora. I titolari dovranno dotare gli impianti sonori dei limitatori fonici previsti dalla legge. Dalle 24 alle sette del mattino sarà vietata la vendita di bevande da asporto in contenitori di vetro o in lattina. Per i trasgressori sanzioni dai 250 ai 500 euro e sequestro per cinque giorni delle apparecchiature musicali non a norma, ma senza chiusura del locale. Le prescrizioni non riguardano i pubblici spettacoli organizzati su autorizzazione della Questura né tantomeno le discoteche, per le quali l’orario limite resta quello delle tre del mattino.

L’ordinanza, come detto, ha suscitato non poche proteste da parte dei gestori di locali e dei dj, che prima hanno chiesto la sospensione del provvedimento per una decina di giorni e poi hanno elaborato una ‘contrordinanza’ da portare sul tavolo dell’assessore. Tra le rivendicazioni avanzate dagli esercenti c’era innanzitutto quella di una zonizzazione acustica che tenesse conto delle diverse caratteristiche dei luoghi in cui si fa musica, in modo da distinguere, per intendersi, il pub sito in pieno centro storico, magari a ridosso o all’interno di un condominio, dallo stabilimento posizionato sul litorale, a una certa distanza dalle abitazioni, e autorizzato a fare musica da ballo.

L’altra fondamentale richiesta riguardava una dilatazione dei limiti orari: dal lunedì al giovedì e la domenica fino a mezzanotte e mezza nel centro città e all’una nelle borgate marinare, il venerdì e il sabato fino all’una in città e alle due nelle borgate. Di Marco ha risposto picche all’ipotesi di un rinvio ma ieri ha incontrato una trentina di commercianti per ascoltare le loro istanze. Un incontro definito “positivo” dai loro rappresentanti, il consigliere della Settima Circoscrizione Eduardo De Filippis e Antonio Ferrante, presidente dell’associazione Efatà.

“Le parti si sono date appuntamento tra sei giorni – dicono in una nota – per valutare insieme i risultati dell’ordinanza. Siamo soddisfatti per essere stati riconosciuti come interlocutori validi da parte dell’Amministrazione. Questo è stato possibile soprattutto grazie al senso di responsabilità che abbiamo dimostrato suggerendo proposte costruttive e non irricevibili, nell’interesse sia dei commercianti sia dei residenti. Inoltre è motivo di grande soddisfazione esser riusciti a riunire davanti ad un tavolo un gruppo così numeroso di commercianti e ad intraprendere un percorso comune, nonostante in passato ogni tentativo simile fosse risultato inefficace”.

“Abbiamo ricordato all’assessore – aggiungono De Filippis e Ferrante – che la musica è anche una forma di cultura e pertanto è necessario trovare una regolamentazione condivisa se si vuole arrivare preparati all’appuntamento del 2019, che vede Palermo candidata a Capitale europea della Cultura. Auspichiamo – concludono i due portavoce – che a partire da domani l’Amministrazione avvii una serie di controlli volti a combattere la piaga dell’abusivismo in tutta la città”.

L’appello di De Filippis e Ferrante trova una facile sponda nelle parole del delegato alle Attività Produttive, per il quale “il centro storico sembra diventato un’altra città in cui si fa quel che si vuole. Il sindaco Orlando ha detto no alle zone franche e con questa ordinanza Palermo si adegua a città come Firenze, Milano o Verona. Chiaramente ci sono delle situazioni che possono essere modulate – conclude Di Marco –, per questo fra sette giorni ci rivedremo con i commercianti e i residenti per tirare le somme”.

 Ma nell’ambiente della movida il malumore continua a serpeggiare tra avvisaglie di nuove proteste e clamorosi propositi di chiusura dell’attività: “Regole del genere sono difficili da rispettare – dice Marco Mineo, proprietario del Cavù di piazza Rivoluzione –. Abbiamo già fatto le prove in vista di stasera ma con il locale pieno la musica a quel volume praticamente non si sente e non so proprio come faremo a controllare che chi prende una bevanda in bottiglia all’interno poi non esca fuori. Siamo tutti increduli e demoralizzati e ho paura che a essere controllati saremo soltanto noi, mentre a Ballarò o alla Vucciria le situazioni non cambieranno. Faremo altri incontri con De Filippis e Ferrante per pensare ad altre azioni di protesta. Alcuni esercenti esasperati – conclude Mineo – stanno anche valutando seriamente di chiudere il proprio locale perché così non possono più lavorare”.


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