Museo "abusivo", il Tar | condanna il Comune di Catania - Live Sicilia

Museo “abusivo”, il Tar | condanna il Comune di Catania

La contesa al civico 55 nel cuore del barocco catanese si chiude in tribunale. Nel palazzo destinato a polo museale il comune etneo nel maggio 2012 aveva cambiato i lucchetti impedendo a due “inquilini” di poter accedere ad alcuni locali adibiti a depositi. Adesso arriva la condanna per “spoglio violento e clandestino”. L’avvocato Maravigna: “Ora ricorso in Procura per verificare eventuale abuso d’ufficio”. La replica dell'avvocatura comunale di Catania.

Dispositivo del tribunale
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CATANIA – La contesa per due locali all’interno di un palazzo secolare nel cuore del barocco catanese, una famiglia che dal 1866 si tramanda di generazione in generazione il ruolo di custode dell’immobile e un progetto da supportare con fondi della Comunità Europea per la trasformazione dell’intero palazzo in un polo artistico/museale. Sono questi gli ingredienti che hanno portato alla condanna per “spoglio violento e clandestino” del Comune di Catania. Ad emettere l’ordinanza di questa vicenda al limite del paradossale, è stata la terza sezione civile del Tribunale etneo presieduta dal giudice Dora Bonifacio. Una contesa finita nelle aule di giustizia, tra cambi di lucchetti e avvocati impegnati a cercare i giusti riscontri attraverso le ricerche tra le polveri dei registri dello Stato Civile conservati nell’archivio storico del Comune di Catania.

La contesa al civico 55 di via Crociferi ha visto protagonisti da un lato il Comune, intento a rivendicare la proprietà dei locali, e dall’altro gli eredi di Antonino Girgenti. Nel maggio 2012 quando quest’ultimi presentarono un atto di diffida nei confronti del Comune la risposta non si fece attendere. A dieci giorni di distanza tramite la ditta appaltatrice per la ristrutturazione dell’immobile da Palazzo degli Elefanti si passò alle maniere forti: apposizione di un lucchetto in una delle porte che consentiva il passaggio obbligato per l’accesso ai due locali adibiti a depositi nell’ex convento e conseguente impossibilità per i ricorrenti di potervi accedere.

Il Comune in qualità di “parte resiste ha ammesso di aver forzato la porta di accesso ed impedito ai ricorrenti di utilizzarla per accedere alle predette unità immobiliare proprio al fine di escludere i ricorrenti dal possesso dei locali”, si legge nell’ordinanza emessa dal Tribunale di Catania. Entro dieci giorni quindi i due possessori dovranno tornare a poter utilizzare i locali. Lucchetto e chiavi in mano.

L’avvocato Ivan Maravigna, legale di Girgenti e Russo rincara la dose: “E’ intenzione dei miei assistiti presentare un ulteriore esposto alla Procura di Catania per accertare – spiega a LiveSiciliaCatania – se questo spoglio costituisca reato di abuso di ufficio, nonché – prosegue – verificare se dietro il progetto di realizzazione del polo museale non si celino interessi non del tutto trasparenti atteso che taluni dipendenti comunali si sono spinti sino a negare l’evidenza pur di salvare il progetto”.

Nell’aprile del 2012, la strada barocca patrimonio dell’Unesco, con una cerimonia alla presenza del Sindaco Raffaele Stancanelli, aveva salutato, dopo un contenzioso legale durato decenni, la consegna delle chiavi degli storici locali utilizzati dal 1949 come sede della CISL, ubicati nello stesso palazzo oggetto dell’ordinanza, per la realizzazione del polo museale.

L’Avvocato capo del Comune di Catania, Giovanna Muscaglione contattata da LiveSiciliaCatania dichiara: “Come avvocatura faremo reclamo avverso l’ordinanza. Questo immobile è del Comune di Catania e su questo non si discute in maniera assoluta. Siamo convinti in sede di reclamo di poter dimostrare la correttezza dell’operato del Comune tutelando a pieno la legalità in questa vicenda. Stiamo valutando anche le azioni da portare avanti nei confronti della testimonianza. Cercheremo inoltre di capire anche in sede penale se ci sono state delle responsabilità a tutela dell’interesse collettivo, che è bene ribadirlo riguarda l’intera Città e tutti i catanesi”.


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