Il Megafono cresce, ma resta il nodo dei rapporti col Pd - Live Sicilia

Il Megafono cresce, ma resta il nodo dei rapporti col Pd

Il movimento del governatore ottiene un consenso attorno al 10% a Catania e Messina.  Nel videoeditoriale di Salvo Toscano il punto sulle Amministrative.

PALERMO – La prima notizia è che il Megafono c’è, esiste. Il movimento del governatore esce certamente da queste elezioni con la consapevolezza di essere uno dei vincitori. Soprattutto nei due maggiori Comuni al voto: Catania e Messina. Ma di certo, tranne rari casi, il raffronto con le altre competizioni in cui il “partito” di Crocetta è stato chiamato a scendere in campo, non racconta di un “boom”. “Siamo contentissimi – commenta in realtà il governatore – visto che in molti casi abbiamo raddoppiato il consenso rispetto alle Politiche”. Numeri che adesso torneranno buoni a Crocetta in occasione dei prossimi dialoghi caldeggiati dagli alleati in vista di un possibile rimpasto.

Il Megafono, per intenderci, guadagna certamente la consapevolezza di essere “altro” rispetto al Pd. Ma anche quella di non poter concorrere, ancora, col partito da cui origina. Bisognerà lavorare. Di certo, Crocetta può brindare ai risultati ottenuti nelle due maggiori città chiamate al voto. A Catania, infatti, il Megafono è il primo partito (se escludiamo la lista a sostegno del candidato sindaco), con il 10,66%, davanti all’Articolo 4 di Lino Leanza (che si è attestato sopra il 10,2%) e il Pd, che non ha sfondato quota 10%. Anche se va ricordato come il candidato Enzo Bianco avesse lavorato a una lista molto forte, non a caso giunta in prossimità del 15% nella quale sono confluiti certamente alcuni voti democratici. Ma il dato del Megafono, a Catania è inoppugnabile. Così come a Messina, dove il 9% conquistato lo avvicina al Pd, fermo al 12,2%, e ai Democratici e riformisti. Forza politica, quest’ultima, persino più giovane del Megafono, ma capace di conquistare, grazie alla spinta del deputato Beppe Picciolo, un consenso più ampio del movimento del governatore, da mesi di stanza a Tusa, nel Messinese.

Ma uno dei dati che maggiormente può far sorridere Crocetta è quello del “radicamento” sempre maggiore della sua forza politica nell’Isola. Il Megafono, infatti, è sceso in campo con proprie liste in 27 dei 142 Comuni al voto. E un po’ in tutte le Province ha fatto registrare buoni exploit. Nel Catanese, infatti, ecco l’ottimo 11,57% di Riposto, e nelle altre Province l’8% di Taormina nel Messinese, la stessa percentuale a Ravanusa in provincia di Agrigento oltre che nei due comuni dell’Ennese (Leonforte e Piazza Armerina), l’11,53 nel Comune nisseno di Riesi e il 12,34% a Carlentini, nel Siracusano.

Numeri che non danno, non possono dare l’idea del “movimento”, della crescita o della frenata del Megafono se non vengono confrontati con altri dati. Così, il riferimento più vicino – fatte le dovute differenze tra competizioni di gran lunga diverse – rimane quello delle ultime Politiche. Tre mesi fa, il Megafono, presente solo al Senato, otteneva complessivamente il 6,16%. Una percentuale frutto di un consenso sparso in maniera differenziata sul territorio: dai “picchi” delle province di Messina e Caltanissetta, dove il Megafono era riuscito a ottenere cifre attorno all’11%, fino ai più magri risultati delle province di Palermo e Catania (lì le percentuali erano attorno al 4%). Al di là dei successi ottenuti in queste amministrative nei Comuni cui accennavamo prima, comunque, c’è una presenza diffusa in tutte le Province siciliane. Nel Catanese, esclusi i flop di Gravina, Giarre e Mascalucia, il Megafono “tiene” con percentuali intorno al 6-7% ad Aci Sant’Antonio, Adrano, Scordia, Trecastagni. Oltre il 6% a Ragusa e Partinico, vicino a quella quota a Siracusa, mentre in Provincia, a Rosolini ecco un buon 7,5%.

Il Megafono, quindi, c’è. Resta adesso da capire cosa sia. Una costola del Pd? Un alleato? Un oppositore dei democratici? Già, perché nonostante le dichiarazioni, ad esempio, di Beppe Lumia, che parla del Megafono come di una “grande risorsa per il Pd”, restano le divisioni. Palesate in diversi comuni. E la scelta di correre per conto proprio non si può dire che abbia portato chissà quali frutti. “Dove ci siamo presentati uniti – dice Crocetta – abbiamo vinto. Ma il Megafono ormai è una risorsa per il centrosinistra. Adesso bisogna lavorare a un progetto che porti a una federazione col Pd”.

E in effetti, non sempre le divisioni hanno portato buoni frutti. A Licata, ad esempio, il movimento del governatore si è fermato a uno scarso 2,38%. Assai lontano dal 9% quasi conquistato dal Pd. Divisioni che non hanno infastidito il candidato dei moderati Angelo Balsamo, che ha vinto al primo turno, senza problemi. Ha pagato, invece, a Partinico la scelta di appoggiare il candidato Salvo Lo Biundo, giunto al ballottaggio, a differenza della candidata del Pd Chiara Gibilaro. Il Megafono vince, nonostante la separazione col Pd (ma in coalizione con l’Udc) anche a Carlentini, dove contribuisce in maniera decisiva, col proprio 12,34% all’elezione del sindaco Giuseppe Basso. Sconfitto, invece, a Castellammare del golfo, dove il candidato del Megafono Maria Tesè viene staccata di quasi 9 punti dal vincitore Nicolò Coppola, sostenuto dal Pd, oltre che da alcune liste civiche. Ma il vero teatro della sfida Megafono-Pd era la Provincia di Enna, incendiata dalle polemiche recenti tra Mirello Crisafulli e il governatore. La voglia di “darsele” di santa ragione ha prodotto risultati contrastanti. A Leonforte, Francesco Sinatra, sostenuto dal Megafono “brucia” di 170 voti il candidato del Pd Francesco Romano. A Piazza Armerina, invece, le liti interne al centrosinistra lasciano la poltrona di primo cittadino al candidato del centrodestra Maurizio Prestifilippo. Numeri alla mano, se Megafono e Pd avessero corso insieme, avrebbero vinto. Un esempio di come ancora, nonostante le dichiarazioni di rito, nel centrosinistra ci sia qualcosa da chiarire. Una cosa, infatti, è evidente: il Megafono c’è. Resta da capire cosa sia esattamente.


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