CATANIA – Ottavio Cappellani, scrittore osannato dalle colonne del New York Times e autore di libri di culto (“Chi è Lou Sciortino?”, “Sicilian Tragedy”), ora in libreria con il romanzo “L’Isola prigione”, ha un’incontinente ironia e difatti l’estate scorsa è uscito nelle librerie con un best seller che faceva le smorfie a L.A. James ed a Catania sotto l’ombrellone si sfogliavano le “cinquanta sfumature”, ma nella versione del nostro diciamo solo che non erano colorate, quanto piuttosto colorite. Da conoscitore dell’umore profondo della città, è lui, a spiegarci come sono andate queste elezioni amministrative catanesi.
Che chiave di lettura potremmo dare alla vittoria di Enzo Bianco? È un ritorno al futuro?
“Me lo auguro, ma non saprei, i tempi sono diversi. La città ormai è accasciata. Mi sembra sia in atto uno smantellamento di Catania, voluto – dicono – dai poteri forti, che mirerebbero all’accaparramento di una città svuotata per poi rivenderla al migliore offerente, magari russo o cinese. Come potrebbe tornare la via Etnea a essere il salotto di Catania (sede di una notevolissima estate sotto la sindacatura Bianco, ndr) quando ci sono i negozi chiusi e le botteghe vuote? Catania dovrà reinventarsi. Bianco potrebbe essere l’uomo giusto. Ma se in passato è stato un sindaco ‘mainstream’, delle scelte facili e popolari, adesso dovrà diventare ‘underground on the road’, dovrà sperimentare. Vedremo se sarà in grado di mediare tra le richieste dei poteri forti e quelle della popolazione. Potrebbe farcela, anche perché i poteri forti, a Catania, mi sembrano sempre più debolucci: non azzeccano una scelta giusta, e la questione del piano regolatore è ancora lì, sul tavolo”.
Su “LiberoVeleno” lei pubblica spesso intercettazioni dei grillini … Che avranno pensato i cinquestelle catanesi, viste le percentuali? Lei ha intercettazioni inedite?
“Le finte intercettazioni che pubblico su ‘Libero Veleno’ stanno avendo un successo incredibile, soprattutto perché, partite come cazzeggio, sono invece state tutte profetiche, dalla caduta di Bersani alla crisi grillina. Ai grillini piace Bianco, lo hanno votato come voto ‘utile’, volevano che vincesse. Adesso lo vogliono vedere che dice Vaffanculo. Sono con loro. Ma mi sembra difficile. Vedremo di consigliare al sindaco qualche perifrasi elegante, ma dallo stesso significato”.
Il centrodestra a Catania si è sgretolato. Di chi è stata la colpa secondo lei?
“Stancanelli avrebbe dovuto fare come il suo predecessore. L’elettore di centrodestra vuole il bunga bunga, invece Stancanelli ha comunicato sobrietà, rigore, risparmio. Avrebbe dovuto prendere i fondi del Fas e, al posto di pagarci le banche, fare il primo raduno internazionale di Lap Dancer a Catania, con workshop e mega schiuma party. E’ stato consigliato male. Resterà nella memoria come il sindaco dell’autobus”.
Chi è il Gattopardo tra i candidati?
“Il gattopardo sono e resto io. Solo e unico. Ma Enzo Bianco, la cui madre era una vera nobildonna, è il perfetto Tancredi”.
Bianco ha detto che finalmente “Catania volta pagina” … Come si scrive rivoluzione all’ombra dell’Etna?
“Aspetto un corposo assegno di consulenza, o un assessorato, per rendere pubbliche le mie idee in merito”.
Astenuti o astinenti quelli che non hanno partecipato alla “festa della democrazia”?
“Si sapeva che avrebbe vinto Bianco, che la gente andasse o no a votare. Le percentuali sono sempre quelle, non credo, statisticamente, che più votanti cambino il corso delle cose. Anzi, ci sono state forze nuove di votanti in campo in questa tornata: quelli che hanno votato Caserta”.
Avesse potuto votare, su chi avrebbe messo una crocetta Lou Sciortino?
“Bianco, ma è una cosa nota”.
