Mamme che leggono troppo - Live Sicilia

Mamme che leggono troppo

Come ogni estate le mamme tornano al mare. E sono di tutti i tipi. Anche le mamme con i libri.

Ogni anno, ai primi giorni di estate, sulle spiagge, piscine, coste di tutti generi, appaiono le mamme che portano i figli al mare. Esse sono sostanzialmente di tre tipi. Il primo lo riconosci subito: sono le mamme che leggono troppo. Vanno al mare come in guerra, zavorrate da quindici chili di equipaggiamento. Hanno la ferma intenzione di affrontare la giornata nel migliore dei modi e portare a casa il risultato: zero ustionati, zero annegati, zero annoiati.

Hanno letto tutto ciò che c’è da sapere sull’argomento: qual è l’ora migliore per il bagno, quali i pericoli delle scottature, quali giochi sono diseducativi, come educare i figli a socializzare con gli altri bambini e così via. Se non hanno letto niente, hanno appreso tutte queste nozioni da un’amica, “organizzata”, e non vogliono a nessun costo sfigurare. Vanno dunque al mare con tutto l’occorrente per qualsiasi, e dico qualsiasi, necessità o desiderio dei figli. Vogliono leggere? (desiderio invero improbabilissimo) La mamma ha portato un’intera collezione di Geronimo Stilton; si annoiano? Dalla magica borsa del mare esce un cofanetto di perline e occorrente per fare braccialetti.

Fame? La mamma ha lo yogurt della marca apposita senza conservanti, zero lattosio, frutta in pezzi, non di fragola che può fare allergia. La mamma ha anche: acqua congelata la sera prima così resta fresca e non la dobbiamo comprare, crema solare protezione 50 avvolta nel sacchetto così non sporca i costumi, sacchetto per costumi bagnati, telo da mare, telo da doccia, e così via tutto in doppia dotazione da salato e da dolce (acqua).

Spesso esse sono mamme avvocato, magistrato, dirigente: intendono espletare la pratica-mare in modo razionale e con preciso cronoprogramma di bagnetto, sole, giochi intelligenti, merenda, riposino. Il quale cronoprogramma è sgraditissimo ai figli che alla fine della giornata chiedono ansiosi quando ricomincia la scuola. I loro figli restano bianchi come fogli A4 fino a un giorno di luglio in cui la mamma si dimentica la protezione e tornano a casa carbonizzati.

Poi ci sono le veterane del mare: hanno fatto una o due stagioni ‘organizzate’ e poi hanno ceduto al caos. Stanno sdraiate sui lettini e si muovono se, e solo se, il figlio sta: annegando o facendo annegare qualcuno. Hanno figli bruciati, scalzi, appiccicosi di gelato, con le dita rugose per il lungo ammollo in acqua, temprati come piccoli spartani, ricoperti da una sottile patina di salsedine. Incredibilmente, essi giocano a calcio sotto il sole cocente senza prendere l’insolazione, tengono il costume bagnato senza apparente danno irreversibile, ma perdono quasi del tutto le abilità di lettura e di scrittura facendo diventare verdi le maestre che li riaccolgono a settembre. In macchina, mentre tornano a casa, si addormentano nel bel mezzo di una frase e la mamma veterana li depone nel letto intonsi, salati, con la pancia piena di gelato e stremati (di sfuggita, la mamma pensa: domani cambio le lenzuola).

Un terzo tipo di mamma è quella in libera uscita. È una mamma virtuale. Nel senso che le prime ore dela mattina le trascorre beata, legge, nuota, prende il sole. Poi, di ritorno dalla nuotata, trova sedici chiamate non risposte sul telefonino e la giornata di mare finisce. Virtualmente è ancora lì, ma in realtà è in contatto telefonico e messagistico continuo con i figli adolescenti, che man mano che si svegliano, diciamo da mezzogiorno in poi, desiderano sapere: dov’è lo zucchero, come si apre l’acqua calda, e qual’è la sinistra, dov’è il pezzo di sotto di quel costume rosa che l’anno scorso mi ha prestato Costanza che glielo devo restituire, perché nessuno mette l’acqua in frigo, perché mi hai lavato la maglietta verde appallottolata, per terra, sì, sì era pulita! Me la volevo mettere oggi! Sei fissata con la lavatrice! Ora come esco? No, mamma, non è la stessa cosa se metto la maglietta grigia, che è pulita! Perché? Che te lo dico a fare? Non capisci niente!

Anch’io ti voglio bene, amore!

(la mamma sente a sprazzi, forse acqua nelle orecchie)

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