Pizzo, i commercianti puntano il dito: | "Sono i nostri estorsori" - Live Sicilia

Pizzo, i commercianti puntano il dito: | “Sono i nostri estorsori”

L'estorsore Stafano Polizzi

Cinque imprenditori del Palermitano si sono costituiti parte civile, hanno testimoniato contro i loro estorsori, finiti in manette nel corso dell'operazione dei carabinieri, "Sisma", che provocò anche lo scioglimento per mafia del Comune di Misilmeri.

OPERAZIONE SISMA nel palermitano
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PALERMO – Erano finiti nel mirino degli esattori del racket, ma hanno denunciato i loro aguzzini ed oggi hanno testimoniato contro di loro in Tribunale. Si tratta di commercianti e imprenditori con attività nella zona compresa tra Misilmeri e Marineo, nel Palermitano, che con le loro denunce hanno permesso cinque arresti eseguiti nell’aprile dello scorso anno.

L’operazione in cui finirono in manette quattro persone, tra cui il capomafia di Misilmeri, Francesco Lo Gerfo e Stefano Polizzi, presunto estorsore sul quale si sono concentrate le testimonianze, portò anche allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Misilmeri. L’imputato nel 2010, tra maggio e novembre, avrebbe chiesto il pizzo a un cantiere edile nella zona di Marineo minacciando i titolari. “Ricordati che hai dei figli, mi hanno detto”, ha raccontato una delle parti civili, Gaetano Virga, titolare insieme allo zio di una società di calcestruzzi.

“Quando Polizzi è venuto nei nostri uffici – ha raccontato – ha affrontato mio zio molto animatamente. Li ho visti discutere da una finestra all’interno della nostra azienda a Marineo. Nella zona – ha aggiunto Virga – tutti sapevano quello che faceva Polizzi. Mio zio l’ha mandato via dicendogli che non avrebbe avuto un centesimo, ma si è ripresentato successivamente”.

Al titolare di una catena di supermercati sarebbero stati chiesti, con telefonate anonime, centomila euro, richiesta poi scesa a sessantamila grazie all’intermediazione di Polizzi contattato dall’imprenditore per le sue “amicizie”, come ha raccontato in aula la vittima che poi ha aderito ad Addiopizzo e ha deciso di denunciare gli estorsori.

Gli imprenditori coraggio che hanno deciso di testimoniare in aula e raccontare il tunnel in cui si erano improvvisamente trovati in seguito alle minacce e alle pressioni psicologiche degli estorsori sono cinque: tutti, hanno avuto il sostegno delle associazioni antiracket Addiopizzo, Libero Futuro e FAI.

Si tratta di Gaetano, Vincenzo e Gaetano Virga,  titolari di una società di calcestruzzi che ha sede a Marineo; Giacomo Campisi, proprietario di una catena di supermercati nella zona compresa tra Misilmeri e Bolognetta; Salvatore Lo Faso, titolare di una ditta di smaltimento rifiuti. I cinque si sono costituiti parte civile e, difesi dagli avvocati Salvatore Caradonna, Valerio D’Antoni, Leandra Dell’Oglio e Salvatore Forello – i legali di Addiopizzo, Libero Futuro e Fai – hanno fornito oggi, davanti alla Quinta sezione del Tribunale di Palermo,  tutti i dettagli delle estorsioni, avvenute tra il 2010 e il 2011.

Una riflessione lunga sei mesi, dopo la quale decisero di raccontare tutto ai carabinieri. Così come fecero gli altri due commercianti. Insieme ai cinque, un’altra coppia di imprenditori ha detto “no” al pizzo denunciano le estorsioni, Giovanni D’Agati e Domenico Bidenti, entrambi nel settore dell’edilizia. Questi ultimi saranno ascoltati nel corso della prossima udienza prevista per il 4 luglio.


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