Dal motorino allo sfincione | Palermo ai piedi del boss - Live Sicilia

Dal motorino allo sfincione | Palermo ai piedi del boss

Al centro di tutto c'era lui. Nelle feste, per le sigarette di contrabbando, per i motorini rubati. Il boss rappresentava il garante, l'amico, il padrone della situazione. Gli arresti di Palermo ci raccontano la faccia scura di una città che pare irredimibile. (nel cerchietto della foto il boss D'Ambrogio alla festa della Madonna del Carmelo)

PALERMO – Nella sua agenzia di pompe funebri si assisteva ad un pellegrinaggio quotidiano. Alla porta di Alessandro D’Ambrogio bussava “la Palermo della mafia” come l’ha definita, a ragione, il procuratore aggiunto Leonardo Agueci per marcare la differenza con la fetta di città “che si indigna” di fronte alle prevaricazioni mafiose e “alle frasi di un calciatore” che offendono la memoria di Giovanni Falcone. Quanti appartengono alla Palermo che si ribella e quanti a quella che strizza l’occhio al capomafia di turno? E’ una questione, per nulla pretestuosa, di percentuali. A giudicare dalle indagini dei carabinieri del nucleo investigativo in tanti riconoscevano l’autorità di D’Ambrogio. Che era un boss comprensivo e paziente. Cercava una soluzione per tutti coloro che si presentavano nel suo ufficio di piazza Ballarò.

Dove c’è disagio sociale – culturale e oggi anche economico – il mafioso non ha mai smesso di essere un punto di riferimento. E’ un’amara verità con cui oggi, l’ennesima operazione, ancora una volta, ci obbliga a fare i conti. Il boss non è un nemico, che opprime e stritola, ma qualcuno a cui chiedere aiuto.

Le carte dell’inchiesta sono un pugno nello stomaco. Anche a volerle riportare così, rispettando il principio della fredda cronaca. Il 14 maggio scorso D’Ambrogio riceve la visita di un uomo che vuole aprire un negozio nella zona del Villaggio Santa Rosalia: “Quando sei passato da via Montegrappa… quando sei passato con il cavalluccio, hai visto dove c’è frutta mania… questo è quello che sto tentando di creare per i miei… un certo Maurizio mi hanno presentato…”. È stato Maurizio a suggerirgli di parlare con D’Ambrogio che lo tranquillizza: “…Ti faccio sapere qualche cosa, a posto… ti faccio sapere qualche cosa”.

Dal capo deve passare le autorizzazioni per ogni nuova attività. Sia essa lecita o illecita. Persino il contrabbandiere che vuole vendere sigarette taroccate per strada ha bisogno del permesso. Si chiama Michele e le sue parole sono la testimonianza di quanto l’umiliazione non conosca limiti: “Buongiorno… posso… vorrei parlare con lei se è possibile… io sono Michele… le volevo chiedere una cortesia se era possibile… nella piazzetta dove c’è il tabacchino… io potrei mettere sigarette e giornali…. sigarette di contrabbando…”. D’Ambrogio stavolta appare stizzito. Scomodano lui, il capo, per una faccenda che avrebbero potuto risolvere i suoi subalterni: “Dico, lei viene a parlare con me io… per l’amor di Dio… dico, viene a parlare con me perché potrebbe parlare anche con un altro… chi l’ha indirizzata a me… ah! sì, Giorgio sì”. Stizzito, ma accondiscendente: “… dico, se si vuole mettere si metta qua che non disturba a nessuno… e si mette a fianco al negozio… qua, si metta qua… dico, si metta qua con il tavolo e si guadagna il pane qua…”. E Michele va via soddisfatto: “La ringrazio sempre… la ringrazio sempre… la ringrazio di cuore e di tutte cose…”.

Il 10 giugno 2013 due tizi spiegano a D’Ambrogio che un parcheggiatore abusivo ha rubato il loro scooter a Mondello. Non c’è problema, la sua autorità si spinge oltre i confini di Porta Nuova. “Ora li mandiamo a chiamare, va bene”, li tranquillizza.

Anche la festa rionale passa sotto il controllo del capomafia. Il 21 giugno a Ballarò la folla traboccante ha riempito le strade con le immancabili canzoni del repertorio neomelodico partenopeo.“Buonasera. Sono venuto a chiedere un posto. Possiamo montare domani sera qua”, chiede un tizio che vuole vendere lo sfincione per strada. E il capo dispensa la sua benedizione: “Si vada a guadagnare il pane”. Sono le stesse strade dove ogni anno la stessa folla chiede la grazia alla Madonna del Carmelo, il cui simulacro esce dalla navata dell’omonima chiesa per sfilare in processione. Quest’anno non ci sarà lui, Alessandro D’Ambrogio, uno dei più appassionati confratelli a giudicare dalle immagini che trovate in esclusiva sul nostro sito. (GUARDA IL VIDEO)

Molti conserveranno il ricordo dell’anno passato. Sicuramente quelli che si sono fatti avanti tra la folla per stringere la mano del capomafia. Per abbracciarlo e baciarlo. Per affidare alle sue braccia il proprio figlio. Perché lui, il boss, per molti, secondo una logica distorta e perversa della fede, ha anche il potere di accorciare le distanze fra i comuni mortali e la Vergine. Lui, il mammasantissima di Porta Nuova.

 

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI