La memoria vale per tutti? - Live Sicilia

La memoria vale per tutti?

La celebrazione di un lutto collettivo e nazionale rischia di frantumarsi contro la muraglia di polemiche e divisioni. Via D'Amelio non è più un luogo per tutti. E c'è chi vorrebbe riprenderselo. Così alcune associazioni lanciano un appello.

La polemica
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PALERMO- C’è la memoria del 19 luglio da difendere, il ricordo del sacrificio di Paolo Borsellino, di Agostino Catalano, Emanuela Loi , Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Ma la celebrazione di un lutto collettivo e nazionale rischia di frantumarsi contro la muraglia di polemiche e divisioni. Via D’Amelio non è più un luogo per tutti. E c’è chi vorrebbe riprenderselo. Alcune associazioni lanciano un appello. Vale la pena di leggerlo.

“Nel 1996 alcuni giovani palermitani, provenienti dal Fronte della Gioventù e dal Fuan (le organizzazioni giovanili in cui militò anche Paolo Borsellino), decisero di promuovere una Fiaccolata da Piazza Vittorio Veneto fino in Via D’Amelio affinché Palermo non dimenticasse il sacrificio di Borsellino e degli agenti della scorta. La Fiaccolata si ripete ogni anno da quell’estate del 1996. In questa manifestazione l’unica bandiera che sventola è il tricolore.

Negli ultimi anni con la nascita del Movimento delle Agende Rosse, grazie all’impegno di Salvatore Borsellino in favore della verità sulla strage di Via D’Amelio, altre iniziative sono state organizzate il 19 luglio. Pur non condividendo sempre alcune modalità delle loro iniziative abbiamo sempre ritenuto un diritto di tutti ricordare, seppur in forme diverse, Paolo Borsellino.

Forse per disattenzione, non vogliamo pensare alla malafede, lo scorso anno il Movimento delle Agende Rosse ha prolungato le iniziative in Via D’Amelio, dalla sera del 18 luglio alla sera del 19 luglio, senza ricordare che da 17 anni la Fiaccolata si conclude in Via D’Amelio (intorno alle 21.30) con un minuto di silenzio e la deposizione di un cuscino di fiori ed un tricolore. Nonostante i tentativi di mediazione lo spettacolo di Marco Travaglio, promosso dal Movimento delle Agende Rosse, si è svolto sovrapponendosi alla Fiaccolata ed impedendo al corteo di entrare in Via D’Amelio in quanto già quasi interamente occupata dagli spettatori.

Per la prima volta dal 1996 tanti cittadini, provenienti anche da altre città siciliane, non hanno avuto la possibilità di raccogliersi per qualche minuto nel luogo della strage. Ancor più grave è stata la gazzarra scatenata da taluni partecipanti alle iniziative del Movimento delle Agende Rosse i quali hanno insultato, e quasi aggredito fisicamente, i partecipanti alla Fiaccolata i quali, secondo i contestatori, non avevano diritto a ricordare Borsellino per incomprensibili motivi politici.

Quest’anno rischia di presentarsi lo stesso problema in quanto il Movimento delle Agende Rosse ha previsto iniziative dalla mattina del 19 luglio fino alla notte (con spettacolo finale di Travaglio, Guzzanti, Vauro e Moni Ovadia). Se tale spettacolo serale avrà luogo, Via D’Amelio (evidentemente riempita dagli spettatori) non potrà contenere le migliaia di partecipanti alla Fiaccolata i quali rimarranno lontani dal luogo della strage, proprio come lo scorso anno.

Riteniamo ragionevole affermare che Via D’Amelio non debba diventare, nel giorno dell’anniversario della strage, una zona di proprietà di una singola associazione seppur importante. Pensiamo che impedire di fatto alla Fiaccolata, manifestazione del 19 luglio più longeva, di terminare in Via D’Amelio come avviene dal 1996 sia una forma di negazione della libertà di ricordare Paolo Borsellino, eroe di tutti e non di una parte. È impensabile che per l’intera giornata del 19 luglio il ricordo della strage di Via D’Amelio sia gestito, quasi in regime di monopolio, da un solo gruppo”. Fine dell’estratto del comunicato (LEGGI QUI LA VERSIONE INTEGRALE).

E’ una vecchia storia che affonda, per un segmento, le sue radici nella frattura radicale fra destra e sinistra. Ma la domanda di fondo è cruciale: chi ha diritto a ricordare? Qualcuno ha più diritto di altri? Qualcuno può impedire ad altri di esercitare la virtù della memoria, non negandola formalmente, ma creando impedimenti e realizzando un’occupazione del territorio? Abbiamo cercato il referente delle Agende Rosse a Palermo. Risposta cortese ed elusiva: “Non posso rilasciare alcuna dichiarazione sull’argomento, mi spiace”. Dunque, il punto interrogativo resta, anche se pare che lo stesso Salvatore Borsellino abbia risposto ai firmatari dell’appello con l’intento di perseguire una soluzione.

Via D’Amelio, per trecentosessantaquattro giorni all’anno è soltanto un elemento toponomastico. Prezioso, se devi parcheggiare in zona e se hai fortuna. Ti fermi con la macchina. Dai un’occhiata all’alberello addobbato di reliquie davanti al portoncino e passi oltre. Non senti più l’eco dell’esplosione.

Nessuno, per tutti i giorni dell’anno meno uno, vuole sapere davvero di che colore siano gli occhi dell’unico sopravvissuto, l’autista Antonino Vullo. Chi li ha visti non può dimenticarli. Quando Antonino dice: “Il dottore Borsellino si accese una sigaretta. E poi…”. A cavallo dei puntini di sospensione, le pupille si accendono dello stesso fuoco di ventuno anni fa.

Per un giorno, per un giorno solo, ogni diciannove luglio, via D’Amelio diventa un altare in cui convivono pose sincere e altre un po’ meno nobili. C’è il sentimento del volere esserci e partecipare e c’è la retorica. C’è la caccia al superstite e il dolore compunto di una famiglia che ha saputo ricostruire un senso, traendolo dalle macerie.
E c’è anche un problema importantissimo che riguarda il fatto materiale e il senso cruciale di una commemorazione. La memoria vale per tutti, nessuno escluso, o qualcuno ne è proprietario? Qualcuno ha più diritto a ricordare?


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